Tomás Eloy Martínez nacque a San Miguel de Tucumán, in Argentina, il 16 luglio 1934. Laureatosi in letteratura spagnola e latinoamericana all'Università Nazionale di Tucumán, nel 1970 ottenne una cattedra in Letteratura all'Università di Parigi. Critico cinematografico e capo editore della rivista "Primera Plana", lavorando come reporter in Europa ebbe modo di conoscere e intervistare Juan Domingo Perón, ex presidente e generale argentino che tra il 1946 e il 1955 era riuscito ad assicurarsi il consenso degli strati più poveri della società. Rovesciato da un golpe militare, Perón era fuggito a Madrid per porsi sotto la protezione di Francisco Franco, ma sarebbe in seguito rientrato in Argentina e riuscito a farsi rieleggere per un terzo mandato. Da quest'incontro nacquero in Martínez le suggestioni per due dei suoi romanzi più famosi: Il romanzo di Perón (La novela de Perón, 1985) e Santa Evita (1995), entrambi sulla vita del presidente e della seconda moglie Eva, attrice e filantropa amatissima dal popolo e morta a soli trentatré anni di tumore. Santa Evita divenne un successo mondiale tradotto in 32 lingue e pubblicato in 50 paesi.
Nel 1976, terminato il terzo mandato di Perón e destituita la sua terza moglie María Estela Martínez, democraticamente eletta, la presidenza fu assunta dal generale Jorge Rafael Videla, che varò il "Processo di riorganizzazione nazionale". Tale denominazione formale indicava una delle più sanguinose dittature mai instauratesi: sotto Videla scomparvero - imprigionate, torturate e uccise senza lasciar traccia - circa trentamila persone. Tomás Eloy Martínez, dato il suo ruolo di giornalista dissidente, fu costretto a fuggire in Venezuela e in Messico, dove portò avanti il suo impegno politico e culturale. Delle minacce alla sua vita e della vita in Argentina sotto la dittatura parlò nel memoir Las memorias del General (1996).
Tornato infine a Buenos Aires, nell'ultimo ventennio della sua vita Martínez si dedicò all'insegnamento, dapprima nell'Università del Maryland e in seguito nel New Jersey, senza tuttavia abbandonare il giornalismo né la letteratura: di questo periodo sono quasi tutti i suoi principali romanzi, da La mano del amo (1991) a Purgatorio (1998).
Il 31 gennaio 2010 Martínez si spense dopo una lunga lotta contro il cancro.
Recensione
Un desaparecido è un’incognita, non ha identità, non è né vivo né morto, non c’è. È un desaparecido. E dicendo «non c’è» alzava gli occhi al cielo.
Non ripetete mai più questa parola, continuò. Non ha fondamento. Pubblicarla è proibito. Che scompaia e venga dimenticata.
È ormai sessantenne, Emilia Dupuy, quando incontra il marito Simón in un ristorante. Scomparso da trent'anni dopo pochi, felici mesi di matrimonio, il tempo sembra non averlo scalfito. Per Emilia è un sogno che si realizza: da quando Simón è stato arrestato a Tucumán durante un rilievo cartografico che entrambi stavano conducendo, non ha mai smesso di cercarlo né di crederlo ancora vivo, nonostante i falsi avvistamenti e le false piste. A raccontare questa incredibile storia è un anonimo narratore-scrittore che, alternandosi a una generica voce in terza persona - forse, a ben vedere, sempre sua - che narra episodi della vita passata di Emilia, testimonia i suoi incontri con la protagonista donandole una presenza corporea.
Molteplici sono dunque i piani della narrazione, forse agli antipodi, forse complementari: il passato di Emilia, perfettamente plausibile nei suoi giorni felici con Simón, nell'orrore della separazione senza alcuna notizia, alcun luogo dove piangere le sue spoglie, e soprattutto nella lucida follia quotidiana in compagnia del padre, stretto collaboratore del dittatore Anguilla, sotto il cui tetto è stata costretta a tornare per non lasciare morire la madre ammalata nella solitudine e nell'incuria più totale; la concretezza del passato di Emilia sfuma delicatamente nell'onirico nel momento in cui si moltiplicano gli avvistamenti di Simón: ora torturato e ucciso a Tucumán, ora vivo a Rio de Janeiro o Caracas, ma a nulla valgono le ricerche disperate dell'affezionata moglie; l'onirico si addensa infine nel mistero, persino nell'impossibile, con l'assurda ricomparsa di un Simón ancora trentatreenne e la naturalezza e spontaneità con cui la coppia torna ad amarsi come se non si fosse mai allontanata. Terzo piano della narrazione è il punto di vista dell'anonimo testimone, che racconta dei suoi incontri con Emilia precedenti al ritorno di Simón e dell'ultimo, ancor più nebuloso incontro successivo, prima che la donna svanisca, forse per sempre.
Non si fatica a riconoscere dietro al soprannome di Anguilla il presidente Jorge Rafael Videla. E, soprattutto, non si fatica a riconoscere nella voce narrante l'alter ego dell'autore, come lui minacciato dalla malattia, come lui in passato costretto all'esilio dal suo paese perché scrittore incapacitato a scrivere, come lui ansioso, fosse pure sulla sola carta, di dare un lieto fine - ingenuo e consolatorio - a una delle trentamila storie scomparse nel nulla sotto la dittatura. Quale infatti è la verità su Emilia, se l'anonimo narratore confessa di aver sognato la sua storia prima di conoscerla e di volerla raccontare dopo averla conosciuta? Si tratta di un miracolo, di un sogno, o di un'invenzione letteraria nell'invenzione letteraria?
Al lettore il piacere di interpretare questo racconto intenso, allucinato, storico e insieme allegorico, che non offre risposte ma solo domande.
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Purgatorio
- Titolo originale: Purgatorio
- Autore: Tomás Eloy Martínez
- Traduttore: F. Lazzarato
- Editore: Sur
- Data di Pubblicazione: 2015
- ISBN-13: 9788897505501
- Pagine: 283
- Formato - Prezzo: Rilegato, 15.00 Euro