Orhan Pamuk nasce nel 1952 a Istanbul da una famiglia borghese. Studia al liceo americano per poi iscriversi alla Facoltà di Architettura, che ben presto abbandona per buttarsi a capofitto nella letteratura. Nel 1977 infatti si laurea in Giornalismo. Dopo una breve parentesi nelle università americane torna definitivamente in Turchia.
Molti sono i libri che lo hanno reso famoso: La casa del silenzio, Il castello bianco, La nuova vita, Il mio nome è rosso, Istanbul, Neve, Il museo dell'innocenza. Il tema della Turchia, sia quella moderna che quella contemporanea, fa da fil rouge in tutte le opere in cui lo scrittore riflette sulla sua storia familiare e sulla sua esperienza nell'Occidente. Molto presente è anche il tema dell'identità, che si incarna nel perenne conflitto, spesso lasciato irrisolto, tra mondo orientale e mondo occidentale.
La Recensione
In breve tutto si fece completamente rosso. La bellezza di questo colore nasceva dentro di me e in tutto l'universo. Mi stavo avvicinando alla Sua esistenza e mi veniva da piangere dalla gioia.Il mio nome è rosso è un libro molto complesso: per arrivare all'ultima pagina e comprenderlo a fondo sono richieste molta pazienza e dedizione. Ma vi assicuro che il risultato è un'esperienza senza dubbio appagante. L'amore, il sesso, la morte, l'omicidio, la bellezza, l'arte, la miniatura, la religione, i conflitti interiori dell'animo umano sono tutti protagonisti di questo grande affresco di una Istanbul di fine Cinquecento ritratta in un'atmosfera realistica e magica allo stesso tempo.
Il romanzo presenta un punto di vista corale: la storia si costruisce capitolo per capitolo con le diverse voci dei personaggi (che sono veramente molti anche se i principali non sono più di quattro), ognuno dei quali racconta dal suo punto di vista ciò che pensa oppure una parte degli avvenimenti complessivi, solo ciò che ha sentito dire o che ha personalmente vissuto. Per questo tocca al lettore riunire come in un mosaico le varie parti della vicenda raccontata in ogni capitolo e arrivare alla verità. Inoltre il lettore è invitato a partecipare attivamente alla storia: è molto spesso chiamato in causa dai personaggi con una sorta di captatio benevolentiae che gli chiede di ascoltare, comprendere certi comportamenti o certi sentimenti o ancora di prestar fede a quanto letto.
La storia comincia in medias res: il primo personaggio a narrare è un uomo che è stato decapitato e il cui corpo è stato gettato malamente in fondo a un pozzo. Si scopre presto essere Raffinato Effendi, un bravissimo miniaturista e doratore che lavorava nel laboratorio dello Zio Effendi. Da poco è tornato a Istanbul Nero, nipote dello zio Effendi e innamorato da sempre della sua bellissima figlia Sekure, chiusa in casa insieme ai due figli da quando suo marito non è più tornato dalla guerra. Nero è intenzionato a riconquistare il suo amore giovanile, ma per farlo dovrà indagare sulla morte di Raffinato e sul mistero che ruota attorno al libro commissionato in segreto dal Sultano ai miniaturisti di Zio Effendi. Quest'opera infatti sta creando non pochi problemi tra gli artisti: il Sultano la desidera ispirata al modo di dipingere degli occidentali veneziani (con i volti realistici e con l'applicazione della prospettiva), ritenuto blasfemo dai musulmani più intransigenti dell'epoca. Ecco allora che emerge uno dei temi più importanti del romanzo: il confronto (artistico ma più in generale religioso e ideologico) tra Oriente e Occidente e il conflitto interiore dell'artista islamico che da un lato vorrebbe modernizzare le sue tecniche ed è affascinato dai maestri europei, dall'altro teme di incorrere nell'ira di Allah, ad esempio creando un ritratto così bello che possa essere ammirato più della stessa divinità.
La narrazione è principalmente descrittiva e sono presenti pochi dialoghi (che di solito hanno appunto la funzione di vivacizzare il racconto); quello che più colpisce è l'attenzione al dettaglio e al particolare, proprio come avviene nella stessa arte della miniatura che risulta quindi essere la vera protagonista di questo capolavoro letterario. Vi sono numerose pagine dedicate alla descrizione minuziosa dei vari disegni che i miniaturisti osservano o realizzano, dei colori, dei vestiti dei personaggi, degli ambienti interni ed esterni. Spesso la narrazione procede “a cornice” richiamando alla mente il modus narrandi de Le mille e una notte: in molti casi infatti i personaggi indugiano raccontando delle storie del passato o delle leggende per spiegare o specificare meglio alcuni concetti, producendo l'effetto di arricchire maggiormente il lettore ma anche di rallentare la narrazione.
Un ultimo aspetto che mi preme sottolineare e che ritengo degno di nota è la compresenza di elementi realistici e irrealistici. Con il suo straordinario modo di raccontare, Pamuk rende infatti credibile che, in un romanzo storico e realistico, diventino voce narrante anche un morto, un albero, un cane o un colore, ritenuti personaggi importanti al pari degli altri in quanto facenti parte di una miniatura che, come tutti i disegni presenti in questo romanzo, ha una storia da raccontare.
Giudizio:+5stelle+
Articolo di Valeria Pinna
Dettagli del libro
- Titolo: Il mio nome è rosso
- Titolo originale: Benim Adim Kirmizi
- Autore: Orhan Pamuk
- Traduttore: Marta Bertolini e Semsa Gezgin
- Editore: Einaudi
- Data di Pubblicazione: 2001
- Collana: Super ET
- ISBN-13: 9788806181970
- Pagine: 439
- Formato - Prezzo: Brossura - 13.50 Euro