Speciale Roman Polanski: oscuro genio dell’alienazione

Da Parolesemplici

Senza dubbio in Polanski si avverte un fascino per l’oscurità del mondo, si percepisce una ricerca in questo senso. Anche la sua vita testimonia questo fascino e questa ricerca.

(K. Zanussi)

Maestro assoluto dell’alienazione, grande talento visivo, Rajmund Roman Thierry Liebling (1933), in arte Roman Polanski, è senza dubbio uno dei più grandi registi viventi, il quale ci ha regalato capolavori come “L’inquilino del terzo piano”, “Il pianista”, “Chinatown”, “Rosemary’s baby” e molti altri ancora come “Repulsion”, “L’uomo nell’ombra”, “Tess“, il recente “Carnage“. Polanski ha grande attenzione per stati di alienazione sociale e individuale che possono facilmente condurre al disagio mentale e psichico. I suoi horror sono psicologici in quanto in essi realtà e ossessione si fondono cinematograficamente fino a essere pressoché indistinguibili: si segue passo passo una lenta discesa verso la malattia mentale, la cui apoteosi e picco massimo hanno luogo in un “interno”, ovvero in un isolamento totale o parziale dal mondo esterno. Per saperne di più, basta cliccare sull’immagine di Polanski o su quella di Catherine Deneuve in questo sito, dove questo mese ha luogo una rassegna, in parte curata da me, dedicata a questo internazionale e grandissimo genio contemporaneo.


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