Speciale Strega 2014: Lisario o il piacere infinito delle donne - Antonella Cilento

Creato il 18 giugno 2014 da La Stamberga Dei Lettori

Antonella Cilento è nata nel 1970 a Napoli, dove tuttora vive e insegna scrittura creativa. Ha esordito nel 2000 con Il cielo capovolto,seguito dalla pubblicazione per Guanda di Una lunga notte, Premio Fiesole 2002.

Tra i suoi altri romanzi: Non è il Paradiso, L’amore, quello vero, Napoli sul mare luccica, Nessun sogno finisce, Isole senza mare, Asino chi legge, La paura della lince.
A marzo ha pubblicato per Mondadori Lisario o il piacere infinito delle donne, presentato da Nadia Fusini e Giuseppe Montesano al Premio Strega 2014, ultimo finalista in cinquina con 46 voti.
Lisario Morales è muta a causa di un maldestro intervento chirurgico, ma legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest'obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente - in una parola, seicentesca -, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l'incontrollabile ed eversiva energia delle donne. L'affresco della Napoli barocca, fra Masaniello e la peste, riassume la sua forma rutilante, fastosa e miserabile, fosca ed eccessiva, grazie alla scrittura della Cilento, capace di creare sia gli effetti miniaturistici delle folle di Micco Spadaro, sia la potenza dei chiaroscuri caravaggeschi.

Recensione

«Lisario era abbreviazione di Belisaria, poiché il nome intero era riservato alla donna sposata che un giorno avrebbe dovuto essere al suo posto, ma tutti la chiamavano così a causa dell'oscuro presentimento che sarebbe rimasta sempre mezza, né maschio né femmina, sospesa al suo stato animale che la rassomigliava a una lucente e verde lucertola, in quel luogo dell'adolescenza dove tutti gli esseri ancora sono spiriti del mare o dei boschi.»

Quando Avicente Iguelmano, mediconzolo catalano giunto a Napoli per rifarsi una carriera, riceve in cura Belisaria Morales, si trova tra le mani un bel grattacapo: la fanciulla dorme ormai da mesi e a nessuno riesce di svegliarla. Lisario, questo il nome con cui tutti la chiamano, si è addormentata per sottrarsi a un matrimonio sgradito imposto dal padre, e a nulla sono valsi gli sforzi dei pure amorevoli genitori e delle serve affezionate.
Soggiogato dalla bellezza della ragazza dormiente che gli appare «spaventosa e pericolosa come l'America agli spagnoli», bruciante dei sacri fervori della ricerca scientifica e della lussuria, Avicente scopre che l'unico stimolo a cui Lisario reagisce è il piacere: ogni giorno il giovane medico approfondisce la sua esplorazione dei misteri femminili, finché, giunta all'orgasmo, Lisario si sveglia.
Curiosa e di facile apprendimento, due doti poco consone a una donna del Seicento, Lisario da sempre nasconde a tutti di saper leggere e scrivere; un ciarlatano le ha portato via la lingua quand'era bambina in un'operazione maldestra, e da allora scrive, riempiendo il suo quaderno di lettere per la Madonna. E nelle mani di un altro ciarlatano cade: Avicente Iguelmano, cui i genitori riconoscenti hanno offerto la mano di Lisario, non riesce a rassegnarsi all'impossibilità di penetrare l'ineffabile segreto del piacere femminile, e sottopone la moglie a una lunga successione di umilianti esperimenti privandola dell'affetto coniugale che le era sembrato di poter avere da questo tutto sommato piacente sconosciuto. Ossessionato dall'idea che le donne possano provare piacere senza gli uomini, umiliato dai rifiuti della moglie e perseguitato da incubi in cui i Teatini gli puntano addosso severe dita ammonitrici, Avicente spinge inconsapevolmente la moglie tra le braccia di un pittore francese.

Che tripudio linguistico questo libro! Che affresco vibrante di chiaroscuri barocchi! Romanzo storico e favola nera, Lisario è una ricostruzione accuratissima del Seicento napoletano, crogiolo di idiomi e di culture, di ardori artistici e intellettuali. Nella sporca capitale del viceregno spagnolo si aggira una processione di nobilotti decaduti, imbroglioni, ruffiani, artisti, prostitute, nani, omosessuali ed ermafroditi, tutti in scena per offrire al lettore una rappresentazione poco sacra e molto picaresca. Fulcro della narrazione è lei, Lisario, fiera esponente del vessato sesso femminile: privata provvidenzialmente di una bella voce e di una parlantina agile, relegata al ruolo di moglie sottomessa, Lisario - che l'autrice non risparmia dall'ironia sorniona con cui bersaglia tutti i personaggi - si vendica custodendo gelosamente la propria sessualità e donandola solo al pittore Jacques Colmar, l'unico a destinarle un amore disinteressato.

Mi accosto sempre con sospetto agli autori italiani, soprattutto se autrici: il rischio, sempre dietro l'angolo, è di incappare in un lagnoso sbrodolìo che grida al mondo che noi donne siamo esseri sensibili ed emozionali, che non vediamo l'ora di sperimentare le gioie della maternità, e che l'amore ci fa soffrire. Ebbene, un grazie alla Cilento per aver dimostrato che una donna italiana può scrivere un romanzo in cui il sentimento - pure presente - viene deriso e bastonato dall'ironia.

Giudizio:

+4stelle+

Dettagli del libro

  • Titolo: Lisario o il piacere infinito delle donne
  • Autore: Antonella Cilento
  • Editore: Mondadori
  • Data di Pubblicazione: 2014
  • Collana: Scrittori italiani e stranieri
  • ISBN-13: 9788804634478
  • Pagine: 297
  • Formato - Prezzo: Rilegato, sovraccoperta - Euro 17,50

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