Cari lettori, buone nuove! Con oggi il Sfogliando inaugura un nuovo, piccolo speciale intitolato "The Widow of the South". L'idea nasce da una mia recente lettura, particolarmente apprezzata. Parlo del romanzo "Una carezza nella polvere" di Robert Hicks (lo speciale porta il nome originale del libro - la vedova del Sud - a mio avviso molto più azzeccato, visto che al centro della storia vi è la guerra civile americana)
I. S. Watie
Perchè ho deciso di proporvelo proprio oggi? Beh, non è stato un caso. Benchè lo storico conflitto abbia avuto termine ufficialmente il 26 maggio 1865, occorre però precisare la resa dell'ultimo generale confederato avvenne qualche settimana più tardi. Il suo nome era Isaac Stand Watie (l'unico nativo americano - Cherokee - a ricevere il rango di generale nella guerra civile americana), e depose le armi il 23 giugno 1865.Autore: Robert Hicks
Editore: Sperling & Kupfer (collana Pandora)
Data uscita: 8 maggio 2006
Pagine: 429
Prezzo: 17,00 euro
Il 30 novembre 1864 a Franklin, nel Tennesse, si è consumato uno degli scontri più sanguinosi della guerra di secessione americana: 9.200 soldati, in gran parte Confederati, muoiono. Quasi tutti sono ragazzi. Trent' anni dopo Carrie McGavock, la Vedova del Sud, accompagnata dalla fedele ex schiava Mariah, visita, prendendosene cura, le tombe del cimitero che ospita 1.500 di quei giovani. Di ritorno a casa, sul portico incontra un uomo, vecchio e zoppo, che spera di finire un giorno anche lui in quel luogo di pace. Perché Carrie è lì? E quell'uomo chi è?
Il libro, pubblicato nel 2006, credo diverrà a breve irreperibile, a meno che sia prevista una ristampa (sul sito della Feltrinelli è indicato già come "fuori catalogo"). Al contrario, sul sito IBS, non solo risulta disponibile nella versione rilegata, ma in questi giorni gode pure di uno sconto del 65% (lo pagate poco meno di 6 euro, invece di 17,00!). Parlando sempre di acquisti online, lo trovate anche su Bol, scontato della metà.
Le note sull'autore le rimando al prossimo appuntamento dello speciale, che sarà dedicato ad un altro suo libro, A Separate Country, oltre a riprendere alcune curiosità e aspetti particolari del romanzo di oggi.
Vi ricordo inoltre che "Una carezza nella polvere" lo trovate segnato anche su Mappalibro, alla voce numero 31 con un segnaposto.
- La vicenda è ambientata durante la guerra civile americana
- La storia racconta l'amore tra una vedova e un soldato
- Una scena importante del racconto ha luogo in un cimitero
La cover originale
RECENSIONE: Amore e guerra si fondo in un racconto permeato da sentimenti veri e fatti realmente accaduti.(Attenzione: Spoiler!)
Prima di passare alla recensione vera e propria, concedetemi due parole su titolo e copertina. Sinceramente non ho capito perchè il titolo originale non è stato tradotto letteralmente con "La vedova del sud": il racconto si basa su fatti realmente accaduti, e la protagonista in questione è davvero passata alla storia con quel soprannome. Quindi perchè non mantenerlo, mi chiedo.
Anche per quanto riguarda la copertina, preferisco di gran lunga quella originale. L'ho trovata molto particolare e davvero in tema. Al contrario, la versione italiana propone una cover che sembra voler richiamare i famosi fotogrammi di "Via col vento" (il profilo di una donna con la lunga gonna gonfiata dal vento, che guarda da lontano la piantagione con al centro la bianca casa coloniale).
Il romanzo si apre con un prologo che vede la protagonista, Carrie McGavock - la Vedova del sud - a passeggio nel giardino di famiglia in compagnia dell'inseparabile Mariah, ex schiava di colore da sempre al servizio di Carrie e alla quale - a dispetto di usi e convenzioni - la lega un sincero rapporto d'amicizia che risale ai tempi dell'infanzia. Ma il giardino della piantagione McGavock non è come quello delle altre case. Gli oltre millecinquecento corpi di soldati federati che giacciono sepolti nella terra fanno di quel lembo di terra il più grande cimitero militare privato dell'intera nazione. L'incontro, inaspettato, con Zachariah Cashwell segna la fine del prologo e il vero inizio della vicenda, trent'anni addietro, nella fatidica giornata del 30 novembre 1864.
Una data, questa, riportata in quasi tutti i libri di storia. La famosa battaglia di Franklin, nel Tennessee. Soldati dell'Unione contro confederati. Una delle peggiori disfatte dell'esercito confederato, una battaglio che contò numerosissime perdite, tanto che quel luogo è passato alla storia come "il quarto di miglio più insanguinato della guerra civile".
Robert Hicks non si limita alla descrizione della battaglia, ma pone in risalto le ore precedenti al conflitto: un'alba di attesa, dove trovano spazio i pensieri e le riflessioni di uomini appartenenti ad entrambi gli schiramenti. In particolare, i capitoli si concentrano su alcune figure: Zachariah Cashwell, sergente confederato del 24° Arkansas, uomo forte ma già provato dalla guerra, al punto da perdere qualsiasi traccia di paura, convinto di trovare la morte nell'imminente scontro e sentendosi quasi - paradossalmente - sollevato pre questo. Dall'altra parte abbiamo invece le riflessioni del tenente dell'Unione Nathan Stiles, del 104° Ohio. Ad amalgamare questi due punti di vista (diversi nel colore ma simili nel contenuto), gli eventi che - parallelamente - avvengono alla piantagione Carnton (situata su una collina, nei pressi del campo di battaglia).
Il lettore fa quindi la conoscenza della giovane Carrie, moglie del colonnello John McGavock, che all'età di trent'anni circa ha già dovuto seppellire tre dei suoi cinque figli (tutti morti nei primi anni di vita, a causa di malattie). Carrie convive caparbiamente con il proprio dolore, sprofondata nella più cupa depressione e rigorosamente vestita di nero, mentre trascorre le sue giornate barricata nelle stanze dei suoi piccoli angeli, sfiorando vestitini ormai logorati dalle tarme in un rituale intimo e straziante.
La svolta avviene quando - poche ore prima della battaglia - Carrie riceve la visita del generale Forrest. Senza mezzi termini le fa capire che la sua casa verrà requisita e trasformata in un ospedale dove troveranno ricovero i feriti sopravvissuti all'imminente scontro a fuoco. Carrie, che fino a quel momento è rimasta a crogiolarsi nel passato, si trova per la prima volta davanti a un nemico che la batte in quanto a ostinazione: la guerra stessa.
La battaglia è narrata con un ritmo incalzante e il lettore, nascosto dietro gli occhi di Zachariah, prende visione del sangue versato e delle molte e giovani vite spezzate. Il passaggio più bello è quello in cui lui si sostituisce al portacolori, colpito a morte da un proiettile. Cashwell getta le armi per impugnare la bandiera e avanzare sorridente verso la morte: sarà proprio questo suo paradossale atteggiamento a salvargli la vita.
Dopo il conflitto, arriva la conta dei morti... E dei feriti. La vicenda di sposta dunque a Carnton, dove centinaia di uomini moribondi e doloranti occupano ogni centimetro quadrato di pavimenti, scale, cortile e giardino. Ho apprezzato le descrizioni, spesso crude (non mi riferisco solo ai dettagli delle ferite, ma alle considerazioni sul valore della vita stessa). E' in questo contesto che Zachariah e Carrie si incontrano: lei ha la casa stipata di confederati feriti, il dolore negli occhi e si odia perchè - volente o nolente - è costretta a reagire e ad affrontare la realtà; lui trema dal dolore, disteso sulle assi del pavimento con una gamba evidentemente irrecuperabile. Chiede solo di essere lasciato in pace, vuole morire. Lei lo salva contro la sua volontà, facendogli amputare la gamba. Lui si risveglia senza un arto e carico d'odio nei confronti di colei che soprannomina "la ladra di gambe". Basta questo. Una scintilla che percorre il sottile confine tra odio e amore, vita e morte. Lei non sa come dare un senso alla sua vita, lui deve accettare di non essere pronto a rinunciare alla propria. Passano i giorni, poi le settimane, e mentre i feriti che non sono morti riacquistano quel tanto di salute che basta a garantire loro un biglietto di sola andata per le prigioni nordiste, tra Zachariah e Carrie viene a formarsi un legame sempre più solido (complice anche la frequente assenza del marito di lei). Non aspettatevi la storiella d'amore fatta di baci e dichiarazioni. Qui il sentimento vive sotto il macigno della guerra, del dolore, della morte. Un esempio? Zachariah a un certo punto afferma di volersene andare. Poi ammette di amarla. Ma quando lei tenta di fermarlo, lui aggiunge che non la ama abbastanza da non ucciderla. Suona contorto, vero? E lei, dopo che finalmente lo sente ammettere di provare un sentimento per lei... Lo bastona fino a ridurlo in fin di vita. Sensato, no?
Se credete che sia completamente illogico, vi sbagliate. Non posso spiegarvelo, va letto e basta. L'amore che permea questo libro è un sentimento disperato, veramente disperato. Niente occhi dolci, niente scenette all'acqua di rose. Solo un legame ridotto ai minimi termini, alla sua stessa essenza, ma vero come nessun altro. Per quanto riguarda loro due, mi fermo qui, non voglio svelarvi ulteriori dettagli. Lasciatemi però aggiungere che nel finale, quella bandiera colorata assume un significato davvero speciale.
Della seconda parte del romanzo occorre senz'altro sottolineare l'impegno di Carrie. I corpi dei soldati caduti, seppelliti un po' a caso e senza troppo riguardo, si trovano nei campi di proprietà di un uomo senza cuore che - a distanza di soli due anni dalla battaglia - decide di arare i suoi appezzamenti. Davanti a un'intenzione tanto orribile e rispettosa, Carrie non può fare a meno di intervenire. Con l'aiuto del marito John, di Mariah e delle persone che prestano servizio presso la piantagione, riesumerà i corpi per riseppellirli all'interno della propria proprietà, dando a ciascuno di loro una lapide, delle iniziali, piccoli riferimenti. Non solo, nel corso degli anni riceverà moltissime lettere, richieste di padri e madri di famiglia che chiedono notizie sulla sorte di figli dei quali ignorano le sorti. Sarà proprio questa missione di cui Carrie si fa carico a fruttarle il soprannome di "Vedova del Sud".
Il libro di Hicks è tutto questo e molto, molto di più. Lo stile pulito, la sua capacità di trasmettere emozioni - belle o brutte, cariche di speranza o di angoscia - è davvero notevole. Se poi si pensa al fatto che - storia d'amore a parte - il resto è realmente accaduto... Beh, tanto di cappello a questo autore che ha saputo rendere onore a una persona, Carrie, che merita senz'altro di essere ricordata. Anche ai giorni nostri, anche attraverso un romanzo bello come questo.