Se la spending review è questo, non ha senso affrontarla col freno a mano tirato: “va bene facciamola. Ma in questo settore sì, nell’altro no”. Non stiamo addentrandoci in partibus infidelium. Se siamo riformisti, questo è il nostro terreno di azione.
Del resto, non è un caso che il sistema di regole essenziali per procedere sulla strada della revisione integrale della spesa sia stato introdotto nella legislazione italiana dal centro-sinistra: prima, grazie all’azione tanto efficace quanto poco compresa del ministro Tommaso Padoa Schioppa; e poi con un emendamento dei senatori PD alla legge di conversione del Decreto- manovra di Tremonti dell’agosto 2011. Altro che inviti alla cautela, quindi: se una critica se può fare al Governo Monti, è semmai quella di non essersi immediatamente impegnato per utilizzare da subito le potenzialità insite in quest’ultima norma. Un’esitazione che è stata immediatamente utilizzata da chi aveva ed ha interesse a dipingerlo come “governo delle tasse”.
Ciò che deve risultare chiaro, è che realizzare la spending review secondo le metodologie che veniamo da anni proponendo, e realizzare tagli lineari delle spese, possono avere in comune solo il risultato finale: una significativa riduzione della spesa totale. Quanto al resto, sono agli antipodi: l’una è fondata sul bilancio a base zero (ogni euro deve essere rigiustificato dall’inizio), gli altri sulla logica meramente incrementale della decisione di bilancio (l’anno prossimo si spende quello che si è speso l’anno scorso, ridotto di x). L’una usa la comparazione tra ogni singolo, piccolo segmento della Pubblica Amministrazione e gli altri simili – a livello nazionale ed europeo -, ne ricava degli obiettivi in termini di prestazioni e costi (sì, anche standard), e assegna premi e penalizzazioni conseguenti. Gli altri definiscono obiettivi di risparmio a prescindere dai risultati; così premiando i peggiori (quelli che hanno grasso da smaltire, perchè hanno sprecato molto nel passato) e penalizzando i migliori (quelli che lavorano già sull’osso, perchè hanno lavorato bene).
Né si deve pensare che una buona spendig review abbia bisogno di troppo tempo e sia troppo complessa. Poiché essa è un processo ininterrotto di valutazione, comparazione e miglioramento, è vero che non finisce mai. Ma è altrettanto vero che può dare risultati anche subito, crescenti nel tempo. Se l’opera di razionalizzazione ed efficientamento dell’acquisto di beni e servizi può assicurare risparmi (anche riducendo gli spazi in cui nuotano corrotti e corruttori) per qualche miliardo già nel 2012, così da consentirci di non far scattare l’aumento dell’IVA dal 1° ottobre, la realizzazione di un vero e proprio piano industriale della Pubblica Amministrazione può consegnarci, a metà 2013, il concreto avvio di vere e proprio riforme strutturali. Un esempio basterà per tutti: perchè organizzare la presenza dello stato sul territorio sulla dimensione delle province, quando è provato – al di là di ogni ragionevole dubbio – che le “fabbriche ” dello stato sarebbero ben più efficienti, e costerebbero meno, se fossero organizzate alla dimensione ottimale in rapporto alle prestazioni che devono fornire?