Se rinascono, vorrei nascere uomo, mica per altro, per essere più facilitata nel lavoro,commenta un'amica infermiera stanca dalle fatiche giornaliere e dagli ostacoli quotidiani, donne arrampicate alla vita di tutti i giorni con le solite peripezie tra lavoro, famiglia, figli, marito, genitori e suoceri da accudire, cognate e zie da assistere sino alla settima generazione, mentre l’uomo beatamente si dedica alla sua carriera, indubbiamente più facilitata rispetto a quella delle donne che invece è più sofferta, sudata, tormentata, studiata.
Lei è la mia cameriera?
Beh…., non proprio. Risponde la mia collega al paziente appena trasferito nel nostro reparto.
E’ la mia assistente allora?
Diciamo che sono l’infermiera che si occuperà del suo stato di salute.
Ahhhh… ecco!
Nell’imperante società italiana del velinismo e dell’escortismo, le persone si trovano in difficoltà a collocare la figura infermieristica e cercano di porla in qualche ambito ben definito.Un ex Presidente del Consiglio che ancora si aggira nei meandri del Parlamento facendo anche battute imbarazzanti sulle donne, ad esempio, l’ambito l'aveva meglio collocato tra le mura di palazzo Grazioli, festeggiando il suo potere assoluto.Abitini succinti da crocerossina indossati da infermierine sexy, cornice piccante alle cosiddette feste eleganti.E’ ovvio che, dinanzi a questo pensiero dominante, ormai scalfito nell'immaginario collettivo, qualche volta i nostri pazienti si disorientano e scambiano le cure infermieristiche in approcci un po’ troppo olistici.Da coniglietta play-boy a massaggiatrice Messègueè, da ragazza immagine ad assistente personale, da signorina tuttofare a cameriera personal-body.
E fu così che per tutto il turno presentammo la bella infermiera Monica come la cameriera del reparto per la gioia di tutti i pazienti.
Che questo non sia un Paese per donne lo si era percepito e lo si percepisce tutti i giorni. Il tessuto sociale, politico, lavorativo è organizzato, perpetuato, disegnato affinché gli uomini non abbiano alcun problema. Linearmente predisposti per accedere ai posti di comando e carriere floridi. Mentre le donne devono faticare il doppio per raggiungere un risultato al di sotto dei pari maschi, perché al di sopra è difficile arrivare.Nell'indice internazionale che monitorizza il GAP di genere, l'Italia è all' ottantesimo posto nel mondo, e dico mondo, tra Rwanda e Uzbekistan. Il tasso di occupazione femminile è al 46, 5% (al nord del 56, 6%) e ci fa essere il fanalino di coda dell' Europa, come in tante altre faccende all'italiana, per carità. Le donne guadagnano in media il 9% in meno degli uomini anche a paritá di mansioni e non raggiungono quasi mai i vertici che contano. Fra poco tocca trasferirsi in Rwanda. Donne prepariamoci, facciamo le valige.
Scrive Barack Obama, su un articolo: “la marcia delle donne per vincere la discriminazione”, pubblicato in Italia dal quotidiano La Repubblica qualche mese fa, delle difficoltà che le ragazze americane incontravano nel fare uno sport a differenza dei colleghi maschi e di come l’America si sia impegnata ad assicurare lo stesso trattamento dei due sessi sin dalle aule scolastiche attraverso il “TITOLO IX”, legge del 1972 firmata da Nixon, ovvero, l’impegno di molte donne che si mobilitarono contro chi negava loro l’accesso a questa o quella attività in campo sportivo. Riuscirono ad ottenere che il congresso mettesse a bando qualsiasi discriminazione di genere nelle scuole assicurando la parità agli alunni e studenti dei due sessi all’interno delle aule. Scrive sempre Obama che oggi quelle donne siedono intorno ai tavoli che contano, sono in testa a progetti innovativi, guidano aziende, governano Stati ed è grazie al “Titolo IX” che le ragazze non si sentono più dire “questo tu non lo puoi fare”. Come Presidente vigilerà affinché chiunque s’impegni, indipendentemente dal genere, dall’aspetto e dall’origine, possa arrivare al successo. E’ un’apertura mentale a tutto tondo.
Mentre in Italia c’è ancora una nutrita quantità di donne alle prese con il loro futuro all’insegna del culto del corpo e del valore estetico, ci sono paesi arabi, come in Algeria ad esempio, dove nonostante s’indossi il velo, la partecipazione delle donne ai dibattiti pubblici è numerosa e la presenza delle donne in parlamento sfiora il 30%, cifre che in Italia ci sogniamo tra veline e olgettine che ancora per accaparrarsi una poltrona parlamentare o regionale hanno bisogno di festini eleganti e teatrini da esibire dinanzi al maschio potente. Le donne arabe riescono a scalfire le resistenze più ostiche dei maschi integralisti. Non che le cose siano così semplici per loro, ma si tratta di metodo. E se il velo, per molte di loro, fosse una libera scelta?
E’ dunque essenziale interrogarsi sui diritti delle donne italiane e sull’integralismo di alcuni dei loro maschi, orientaleggianti relativisti. Quante donne ci sono al potere e quante riescono a superare la barriera del club solo maschi?Non portando il velo risultano essere più libere delle donne musulmane e meno sottomesse ai loro uomini? O sono proprio i loro uomini che perdendone il possesso, solo perché non più amati, le picchiano o peggio ancora le uccidono?
Nel nostro Bel Paese il dibattito continua a ruotare intorno a quota e quotine rosa e spesso si accede ad alte carriere ancheggiando tra un palinsesto e l’altro, mostrando ed esibendo doti fisiche prorompenti e televisivamente efficaci. La politica con le sue quota rosa continua ad occupare gli scanni del Parlamento italiano con uomini che ignorano le donne, anche se ci fanno credere il contrario.Pensate che nell' ultima campagna elettorale la lista dei radicali è stata in un primo momento esclusa dalla regione Lazio perchè vi erano troppe donne candidate. Secondo i magistrati maschi della Corte d'Appello che formavano l'ufficio elettorale, per la sex-condicio non si era rispettato l'equilibrio dei sessi, pochi maschi candidati. Davvero surreale. Roba da far ridere Rwanda e Uzbekistan che intanto si avvicinano sempre piú al sorpasso. Fortunatamente la lista è stata riammessa grazie ad una sentenza del TAR. Ma qualcosa si sta muovendo nel fragile andamento della diciassettesima legislatura italiana. La presenza femminile supera il 30%, il Presidente della Camera è una donna e le ministre sono ben sette su ventuno di cui, per la prima volta nella storia della politica italiana e per la gioia della Lega, una ministra nera. e per la prima volta nella storia della politica italiana un ministro degli esteri donna. Ancora poco, potremmo dire. Accontentatevi, potrebbero dire. Mai, è la nostra risposta definitiva e l'accendiamo, rifiutiamo e andiamo avanti.
E tra le corsie?
La professione infermieristica è l’unico settore lavorativo in cui non esiste differenza di genere. Ovvero, sin dagli albori questa professione è stata coniugata al femminile: la cura, l’amorevolezza, l’accoglienza, la dedizione, l’emozionalità, sono qualità che si attribuiscono alle donne e pur reclutando sempre più uomini fra le casacche bianche, l’infermieristica resta sempre una professione al femminile.Anche a livelli dirigenziali prevalgono le signore, donne toste in grado di prendere decisioni difficili e balzare da una corsia all’altra a risolvere problemi.L’assistenza infermieristica non avendo quindi bisogno di parità o di quote rosa vive serenamente tra le braccia delle donne.Sembra tutto così idilliaco, perfetto, antitesi sociale per eccellenza, esempio da imitare.
In realtà le infermiere non le vogliono queste SUPER-QUOTA-ROSA.
Come si dice: dove c’è il pane non ci sono i denti e dove ci sono i denti non c’è il pane.
I nostri uomini, non dico tutti per carità, conosco colleghi infermieri bravissimi più delle colleghe donne, spesso con la scusa che l’assistenza, la cura, l’ordine, l’organizzazione del lavoro è roba da femmine, tendono a delegare alle proprie colleghe tutti questi aspetti.Ed ecco che le infermiere anche a lavoro si ritrovano ad essere mamme, sorelle, mogli, badanti, in alcuni casi suocere quando il maschio di turno non ti ascolta, amanti nelle loro fantasie recondite, la velina per il dottore, fatina di pinocchio nei sogni, la bella addormentata nei turni di notte, infermiera coniglietta di playboy sui calendari appesi allo sportello dell’armadietto dello spogliatoio, la piccola fiammiferaia da aiutare nelle notti fredde e tempestose, tu l’infermiera e lui il dottore per gioco, bambola gonfiabile quando manca il personale, velina, letterina, schedina la domenica e infermierina tuttofare nei trecentosessantacinque giorni dell’anno. Ho esagerato? Forse, un pochino!
Per le quote rosa l’infermieristica è l’eccezione italiana, più rosa di così non si può.Poi, del perchè siano così rosa anche ai vertici è una domanda alla quale ognuno di noi può dare una risposta, un’interpretazione, una logica deduzione.
Tra le altre professioni che abitano gli ospedali (e abitare è il termine giusto, si sta più tra le corsie che a casa propria), fra un pó pagheremo anche l'IMU ospedaliera, le quote rosa sono sotto i limiti consentiti, quindi si discostano da quella imponenza femminile presente nella professione infermieristica, ma non in termini di quantità ma in qualità delle carriere. Pur essendo le donne delle altre professioni sanitarie gemellate con le infermiere in quei ruoli classici ed intramontabili (mamme, sorelle, mogli, amanti, badanti, etc), e qui c’è una certa parità, linearità e sinergie delle professioni al femminile, è difficile peró vederle ai posti di comando riservati rigorosamente agli uomini, anche se la medicina è una professione dove le donne sono in continuo aumento. E qui ci sarebbe da fare un’indagine socio-sanitaria per capirne le dinamiche politico-antropologiche.
Avete mai visto:
Un Primario donna? Si, quattro o cinque.
Un Direttore Generale donna? Siii, due o tre.
Un Direttore Sanitario donna? Certo, tre o quattro.
NELLA NOSTRA REGIONE? Noooo, IN TUTTA ITALIA!
Poi se una donna riesce ad arrivare ad un posto di potere stai certo che è la moglie o l’amante in un uomo potente, una escort, gode di una forte raccomandazione, oppure ha fatto carte false per arrivarci o sta lì per vendicarsi di un vecchio amore avariato, oppure è una zitella acida, un’arpia, una strega, una racchia o una cozza. E questi commenti perlopiù sono fatti delle stesse donne.Come si fa allora a difendere le quote rosa che stanno sempre più sbiadendosi se le stesse donne le attaccano? Riusciremo a debellare questa malattia autoimmune: donne che attaccano le stesse donne?
E' pensiero dominante tra le corsie, ancorato tra vecchie credenze popolari e ad un immaginario collettivo sedentario e fermentato, una sorta di periequazione dei tempi moderni.
Filastrocca del giorno.
Il dottore è sempre maschio. L’infermiera è sempre femmina.Le dottoresse sono sempre dottoressine o infermierine.Il dottore è sempre maschio.L’infermiere può anche essere un dottore.Il dottore decide autorevolmente.La dottoressina sorride teneramente.
L’infermiere maschio è autorevole.Le infermiere e le dottoresse sono assistenti e/o veline.L’infermiere maschio che vuole imporsi è autorevole.Il dottore maschio cupo e di malumore ha il suo carattere.Le infermiere e le dottoresse cupe, di malumore o che vogliono imporsi sono zitelle acide.
Bando alle ciance e disquisiamo ora seriamente sul mondo femminile. Volete sapere l’ultima grido del jet set? Donne, siate allegre: la ricrescita diventa CHIC. Signore con i capelli tinti, sino ad ieri la ricrescita era considerato un segnale di sciatteria, oggi invece è accettata, addirittura chi non ce l’ha se la fa. Avete visto Belèn Rodrìguez? E’ una moda che, come al solito, ci arriva dall’America, e noi la facciamo subito nostra. Si può arrivare addirittura sino a sei cm di ricrescita. Con la crisi che ci attanaglia il nostro portafoglio può prendere fiato e sorridere. Evviva. E se la ricrescita fosse bianca? Lasciamola ugualmente, lanciamo una moda all’italiana una volta tanto.
L’abito non fa il monaco.
Una signora anziana si lamenta. L’infermiera va a sentire.Ho un gran mal di pancia, potete darmi una medicina?Ora sento il MEDICO se può prescriverle qualcosa.Grazie DOTTORESSA!
Al capezzale di un’altra signora.
Ma un dottore che mi visita non c’è?
Ci sono io signora, sono la dottoressa.
DOTTORI DOTTORESSE
------------------- =MEDICI ------------------------- = ASSISTENTI e/oVELINE
INFERMIERI INFERMIERE
Non me ne vogliate colleghi maschi, ma per noi donne le cose sono sempre un pó piú difficili.
A voi, uomini e donne, L'ARDUA SENTENZA…..
In attesa di un'Italia migliore, un futuro Presidente della Repubblica o un futuro Presidente del Consiglio, e chissà, un Papa, e vabbè, anche un futuro Direttore Generale, SPERIAMO CHE SIA FEMMINA.
Maria Cappello
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