spese sanitarie

Da Gaia

Perché se uno ha mal di denti deve per forza rivolgersi a un dentista privato? Cos’hanno i denti di diverso dalle altre parti del corpo? Perché se io ho la caviglia dolorante vado dal medico, se mi bruciano le parti intime o lo stomaco vado dal medico, se ho una dermatite vado dal medico, ma per i denti devo pagare? Ci sarà un motivo, ma non l’ho mai capito.
La sanità è un argomento immenso, io vorrei concentrarmi su un aspetto singolo ma fondamentale: sta iniziando a costare troppo – per i cittadini, dico. Mi ha rincuorato sentire Gino Strada, l’altro giorno da Fazio, che diceva: la gente mi chiama e mi dice: non posso più pagarmi le cure. Mi ha rincuorato, è ovvio, solo perché vuol dire che se ne sta accorgendo almeno un’altra persona oltre a me. Intanto i giornali del Friuli Venezia Giulia scrivono che, a causa dei costi crescenti e delle liste d’attesa, ormai i cittadini si rivolgono sempre di più al privato, che costa più o meno uguale e fa più veloce (scusate ma non trovo l’articolo, l’ho letto qualche mese fa). È un caso, o una strategia?
Perché non va bene che cresca il privato a discapito del pubblico? Bè, il privato può garantire un buon servizio, ma permette l’arricchimento di singoli o aziende, non della collettività, per giunta in settori vitali – e agisce innanzitutto in base ai propri interessi. Lo stiamo vedendo con le aziende di trasporto pubblico: solo la SAF, che è a maggioranza privata, si porta via più di metà degli utili, mentre le altre almeno li passano a comuni e regioni.
La giunta Tondo ha creato un ticket aggiuntivo di 10 euro per ogni ricetta – 10 euro possono sembrare pochi, ma vanno moltiplicati per ogni esame o visita che tocca fare. La Serracchiani, almeno una cosa buona, promette di modificarlo: speriamo lo faccia se vinca, e lo faccia in maniera sensata. Pagare 10 euro ogni visita o esame, oltre a quello che già dovremmo, è odioso.
Ora vi racconto alcuni aneddoti di esperienze sanitarie dal punto di vista dei costi. Per privacy non dirò se e quali riguardano me, o persone che conosco, o mi sono state raccontate. All’obiezione che potreste fare: c’è l’esenzione, vi dico subito che mi sono informata e io per esempio non avevo i requisiti, pur guadagnando pochissimo, sì e no quello che basta per mangiare; non avevo i requisiti anche se una visita medica mi costa ormai a quanto spendo per vivere in due settimane. Due visite e se ne va l’intero budget di un mese di vita. Forse l’anno prossimo, se avrò guadagnato abbastanza poco questo, se mi iscriverò alle liste di disoccupazione, potrò essere esente. Notare che io non sono disoccupata, e quindi iscritta alle liste, ma sotto occupata: vale o no? Boh.
Ci sarebbero tante cose da cambiare…
Comunque: Storia A. Questa persona ha un problema cronico alle ginocchia. Grazie a una conoscenza con un medico specialista lui le fa un piacere e la vede in pausa dal resto del lavoro, quindi almeno quello non lo paga. Però paga oltre 80 euro di risonanza magnetica, 40 euro di ginocchiera, e 200 euro per l’unica cura possibile, che non è coperta e ha un effetto, se funziona, temporaneo.
Storia B. Questa persona ha male ai denti. Va dal suo medico di base che però le risponde che l’ospedale ha mandato una circolare dicendo che riceverà solo pazienti con situazioni particolarmente gravi o complicate. Ci sarebbe un servizio dell’ASS, ma le liste d’attesa ormai vanno dai 7 mesi a un anno, e il dente intanto fa male. Soluzione: il privato. Ma questa persona non ha soldi per un dentista. ‘Fortunatamente’, per fare fronte alla concorrenza dell’est Europa, in Friuli si stanno creando associazioni di dentisti ‘low cost’ che fanno pagare meno e rispettano le leggi italiane. Questa persona pagherà comunque svariate decine di euro.
Storia C. Questa persona ha problemi che richiederebbero un fisioterapista. Non si può permettere la fisioterapia. Il suo corpo si deteriora inesorabilmente, senza cure.
[Nota dell'autore: io quando ero a Londra avevo bisogno di togliere due denti, e me l'hanno fatto i dentisti lì, pubblici o in convenzione non ricordo, completamente gratis e subito. Nel super privatizzato Regno Unito.]
[Nota dell'autore due: come fanno a tenere bassi i prezzi questi dentisti low cost? Comprando, dicono, le protesi dall'India dove costano meno. Mica guadagnando meno loro, non pare]
Ci sarebbero altre storie ma non mi dilungo – catene di viste a decine di euro l’una, con problemi che non si risolvono, lunghe attese, cure da centinaia di euro non coperte dalla mutua per liberarsi di problemi che rendono la vita impossibile… forse nessuna di queste è una questione di vita e di morte, ma esistono anche i tanti problemi di salute che rendono la vita veramente difficile. Dovremmo sopportare di più? I fatto è che certe cose, come una carie, non si possono sopportare all’infinito senza curarle. E che quello che magari sembra un problema piccolo potrebbe essere grave: meglio controllare una volta se si hanno dei dolori, almeno con una visita.
La mia personale impressione è che i medici non siano sensibili a questo problema dei ticket, perché i medici guadagnano bene. Infatti, fosse per me, gli studenti di medicina andrebbero pagati durante l’intero corso universitario (se studiano) e poi come gli altri, 1500-2000 euro al mese, che è già buono. Ora, nonostante tutto, sono ancora dei ricchi. È un mestiere che dà status, denaro e prestigio, e questo non va bene.
Tutti i medici che conosco, invece, si lamentano della quantità abnorme di esami inutili che si prescrivono. Per esami inutili non si intendono quelli con esito negativo, ma quelli prescritti solo per routine o perché il paziente insiste senza avere particolari sintomi o esigenze. Gli esami costano alla collettività e allungano le liste d’attesa. E perché si fanno tanti esami inutili? Ci saranno molti motivi, ma ecco cosa mi ha detto un medico di base di recente: “tre quarti degli esami che si prescrivono sono completamente inutili. Sai quanti vecchi di 85 anni ho io che pretendono esami che non servono, e se mi rifiuto cambiano medico? Io avevo tanto rispetto per gli anziani, ma ora non li sopporto più.”
Questo è un discorso molto più ampio e profondo, che riguarda l’intera nostra società che non sa più morire. Un giorno voglio farlo con calma. Per ora mi limito a osservare la realtà: effettivamente sono moltissimi gli anziani che vivono praticamente tra ospedali e studi medici, terrorizzati al minimo sintomo, costantemente in visita o in cura, spalleggiati spesso da intere famiglie terrorizzate all’idea di perderli, anche se prima o poi sarà inevitabile. I medici ormai sono quasi degli amici e le sale d’aspetto occasioni di vita sociale. Ogni tanto qualcuno, magari qualcuno di illustre come Margherita Hack, o Mario Monicelli, dice: no, basta, non mi curo più. Ma sono rarità. E il caso di riflettere anche su questo: quanta sanità possiamo pagare? Se si tratta di scegliere, curiamo prima un ventenne o un novantenne?
Quanto in là vogliamo spingere la morte, e a che prezzo?


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