Nella puntata odierna, la boutade elettorale di Berlusconi sul ritiro dall’Iraq e il favore del governo agli americani per farsi appoggiare nella battaglia con Fini.
Le dichiarazioni del Primo Ministro Berlusconi rilasciate il 15 marzo all’interno del popolare programma televisivo “Porta a Porta”, suggerivano l’intenzione di ritirare le truppe Italiane dall’Iraq cominciando dal settembre di questo anno, impattando sia sui media italiani di tipo generalista che su quelli internazionali. Come accade frequentemente, le sue dichiarazioni sono state citate singolarmente e fuori dal contesto specifico e a volte strumentalizzate secondo la linea politica editoriale. In realtà, le dichiarazioni del Primo Ministro non erano così diverse rispetto alle dichiarazioni del governo Italiano rilasciate da diversi mesi. L’Italia intende ritirare le sue truppe dall’Iraq presto, però senza compromettere la sicurezza irachena e gli impegni della ricostruzione. La pronta conferma di Berlusconi (inviata a noi tramite reftel) che abbiamo ricevuto ribadisce la volontà di non cambiare la linea politica e conferma che le sue dichiarazioni sono state influenzate dalle elezioni regionali in vista.
Come altri leader nazionali, Berlusconi sta cercando un dibattito che riguardi una exit strategy come un vantaggio elettorale. Non avevamo pensato che potesse giocare questa carta ora, prima delle elezioni regionali, considerando che la questione dell’Iraq sarà poco importante in quel contesto specifico. Una maggioranza sempre più crescente degli Italiani è contraria alla missione Italiana in Iraq. In seguito alla liberazione dell’ostaggio Giuliana Sgrena e l’omicidio dell’ufficiale dell’intelligence italiana Nicola Calipari, un sondaggio del quotidiano La Stampa pubblicato questa settimana indica che il 47% è favorevole al ritiro (a febbraio era il 35%) e solo il 14% è favorevole a rimanere in Iraq.
Berlusconi ha annunciato l’aumento del contingente in Afghanistan, ecco come lo interpreta Thorne:
Sebbene Berlusconi goda di una solida maggioranza parlamentare, la sua decisione d annunciare il contributo delle truppe senza aver prima consultato il parlamento lo ha esposto alle critiche della sua coalizione di governo e dell’opposizione di centrosinistra. Inoltre, il fatto che l’Italia abbia annunciato pubblicamente di aver dato il più significativo contributo di truppe all’Isaf – e l’assenza di impegno da parte di Parigi e Berlino – rende il premier vulnerabile all’ulteriore critica di aver sovraccaricato l’Italia, proprio in un periodo di crisi economica, laddove Francia, Germania e altri Paesi invece si sono astenuti.
Davanti a una lista crescente di problemi politici – le battaglie giudiziarie in corso, la sua aperta e sempre più accesa rivalità con il presidente della camera dei deputati Gianfranco Fini, l’incertezza circa il futuro della coalizione di centrodestra – l’impegno delle truppe in Afghanistan malauguratamente potrebbe diventare un boomerang per Berlusconi. È necessario che Washington mantenga un contatto continuo e costante, soprattutto con Berlusconi, Frattini e La Russa, per assicurare che il sostegno italiano si realizzi rapidamente e con successo.