Spiritualità e natura in Sri Lanka: dal Rock Temple al Kaudulla National Park

Creato il 02 luglio 2014 da Nonsoloturisti @viaggiatori

Ho già parlato dello Sri Lanka, ma oggi faccio un passo indietro a quello che è stato il mio primo giorno di viaggio. Diciamo che ho toccato subito con mano il perché all’isola venisse attribuito il nome Serendib, da cui il termine serendipity, cioè quella carezzevole sensazione che si prova nello scoprire qualcosa di imprevisto mentre si è in cerca di altro. Il fatto è che mi aspettavo di trascorrere una giornata all’insegna della scoperta di uno dei lati culturali dell’isola, non certo di essere catapultata in due realtà totalmente differenti all’interno della stessa giornata.

Essendo atterrati a Colombo alle quattro del mattino, abbiamo raggiunto molto presto la città di Dambulla nonostante le tre ore di viaggio in auto e la sosta per la colazione. Dambulla si trova all’interno del cosiddetto Triangolo Culturale, ovvero quella parte dello Sri Lanka compresa tra le tre antiche capitali, Anuradhapura, Polonnaruwa e Kandy. Dambulla non è una cittadina molto affascinante. Ciò che la rende una tappa imperdibile di un viaggio in Sri Lanka è il Royal Rock Temple, uno dei simboli di questa nazione.

Appena scesi dall’auto ci siamo ritrovati di fronte a questo enorme Buddha dorato posto al di sopra del Golden Temple per farci gli onori di casa. Il Golden Temple, a mio parere un po’ pacchiano e dal gusto vagamente kitsch, altro non è che la facciata che nasconde il più suggestivo Royal Rock Temple che si snoda da 100 a 160 metri sopra il livello della strada e al quale si accede tramite una lunga via che si inerpica tra le pareti di roccia.

Arrivati al livello delle grotte che costituiscono il Rock Temple si può già godere di un bel panorama sulla campagna circostante. Decine di sentinelle – scimmie dalle non così chiare intenzioni – sono poste tutto lungo le pareti in attesa forse che tra le tante donazioni che vengono portate per le divinità, avanzi qualcosa anche per loro. Essendo noi arrivati qui il primo dell’anno troviamo tantissime persone di cui solo una minima parte sono turisti. Infatti i singalesi oggi si recano al tempio carichi di ogni tipo di leccornia in omaggio a Buddha, nella speranza che doni loro un anno prospero.

A questo punto iniziamo la visita di tre delle cinque grotte rupestri che compongono questo complesso (le due minori erano chiuse al pubblico) e rimaniamo piacevolmente colpiti da ciascuna di esse. Dal di fuori mai si penserebbe che all’interno si nasconda tanta magnificenza.

Nella prima grotta si trova un bellissimo esempio di Buddha sdraiato di ben 15 metri, ma è la seconda – chiamata Maharaja Viharaya – la più spettacolare. Profonda 23 metri e larga 52, essa contiene 16 statue erette e 40 sedute del Buddha e una statua ricavata direttamente dalla roccia che è di una bellezza ammaliante. Alzando la testa si nota come il soffitto sia ricoperto da pitture rupestri del XVIII secolo in ottimo stato di conservazione raffiguranti scene di vita quotidiana del Buddha. Questa visita ci entusiasma, forse anche per il clima di festa in cui è immerso l’intero complesso dei templi.

Dopo una breve sosta per il pranzo raggiungiamo in circa un’ora e mezza d’auto il Kaudulla National Park. Come dicevo inizialmente, dopo un’immersione nella cultura e tradizione singalese, eccoci inaspettatamente immersi nella maestosa natura di quest’isola. Tre ore di safari in jeep in questo parco ci permettono di osservare molto da vicino gli elefanti che lo abitano, ben 250 esemplari nel periodo di maggiore affluenza, che coincide con il mese di ottobre.

Il Kaudulla National Park è una sorta di corridoio lungo 66 chilometri che permette agli elefanti di spostarsi tra due altri parchi: il Somawathiya Chaitiya e il Minneriya National Park. Con la nostra jeep riusciamo ad avvicinarci molto e ad osservarli mentre si avvicinano al bacino artificiale Kaudulla Tank per abbeverarsi.

L’elefante indiano si distingue da quello africano prima di tutto per le dimensioni essendo esso più piccolo, e in secondo luogo per le zanne poiché solo alcuni esemplari maschi le hanno. Noi non abbiamo avuto la fortuna di vedere altri animali ma ci hanno informati che il parco è anche popolato leopardi, gatti viverrini e gatti rugginosi (questi ultimi a rischio d’estinzione).

Insomma, un primo giorno che non ha fatto altro che anticiparci quella che sarebbe divenuta una costante dell’intero viaggio, ovvero il trovarci di fronte all’inaspettato perché, per quanto se ne senta parlare bene, lo Sri Lanka ha sempre la capacità di sorprendere.


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