Magazine Diario personale

Spoetizzazioni /7 – Spoetizzare la (buona) poesia

Da Icalamari @frperinelli

Al mio (Eu)genio interiore

Da un po’ di tempo scrivo prevalentemente dietro le quinte di questo blog. Non contano i diluvi di parole dei giorni scorsi. Troppo facile, io parlo di scrittura vera. Ci ho pensato su, forse mi sto richiudendo.

- Non sia mai!

- Giusto. Per questo, ho lasciato un piede nella porta. E ti prego di non spingere, mi mancano solo guai alle caviglie. Tornerò appena mi sentirò pronta.

- E a noi, a noi, non pensi? Per esempio a lui, con quella faccia da gatto strapazzato da mille bolidi impazziti sulla Cristoforo Colombo?

- Miao.

- Eh, ci penso.

- E a quell’altro, che se non fai qualcosa tu neanche sa prepararsi la colazione da solo?

- Ci penso, ti ho detto, ci penso.

- E a me, che sono il tuo demone preferito…

- Pie illusioni.

- …A me, non ci pensi?

- Anche troppo perché, vedi? Mi viene da ridere.

- Ridi? Sulle mie disgrazie?

- Macché, è solo che quando il gioco si fa duro, io per reazione rido.

- E quindi, che significa?

Significa che ho riflettuto sul che qui in Italia la comicità tiri, ma non da adesso. Mi ha sempre fatto pena l’idea che l’italiano nel mondo sia rappresentato per lo più con la maschera di Pulcinella addosso. Ma i miei giudizi non sono mai definitivi (sbaglierò sicuramente e per questo un giorno verrò punita) e, in fondo, sono una persona umile. So di non sapere, ma cerco di rimediare. Voi che invece sapete tutto, adesso vi farete una risata alle mie spalle. Accomodatevi.

Ho questo tomone di Montale*, “Tutte le poesie”. Sta con me da non so quando, con la poesia ho un rapporto controverso. L’ho abbandonata col suo sacchetto da orfanella in spalla tanti anni fa e adesso cerca di farmela pagare. Ma io non me la prendo, e fuori oggi era un giorno così bello (ho fatto altre duecento foto alla mimosa, sperando che rimanesse anche il profumo, ma niente), che ho ripreso in mano il tomone e ho letto: Piove. Un segno del destino, era chiaro. Non potevo che ridere.

Piove

Eugenio mi ha fatto ricredere, ha ripreso il ritmo della pioggia del defunto Vate con un tono leggero, ironico, ma andando cento volte più a fondo. Forse da queste parti abbiamo davvero un talento per l’ironia. Forse, in minima parte, ce l’ho anch’io.

- Che ne pensi, Eugè?

- Vai, buttati Francé. Che ti frega, tanto resta solo sul blogghetto.

Allora ho ho messo le dita sulla tastiera e ci ho provato.

Guarda: tutto ritorna e non mi piace.

M’offendono, uno sparo dentro al petto,

azioni, voci, brezza della sera

che satura dal mare

la polverosa aria dei cantieri

a primavera.

Tra tetti, vetri e opere in cemento

chiusi sulle ombre lunghe da occidente

sento infilarsi quel brusìo uniforme,

che parte a parte lento mi attraversa,

sorgente il tempo dato per unirmi

a te.

Non d’ inverno, è certo.

Cosa ne sia uscito, non so giudicarlo. A me ha fatto bene ri-comporre questa cosa. Eugenio l’ha letta senza sobbalzare, poi mi ha battuto una pacca sulla spalla e abbiamo fatto merenda insieme a pane e nutella.

(- che ne dici?)

(- Ehm, simpatica poesiola, ma c’è una cosa che non ho capito.)

(- Cosa?)

(- L’ironia, avevi parlato di ironia. Io non la vedo.)

(- Una cosa alla volta, sono fatta così, cerca di capire. Adesso la parodia, più in là l’ironia. Mica mi chiamo Montale, eh.)

*) Eugenio Montale, Tutte le poesie. ed. Mondadori, 1984


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