Spogliami.

Da V

Affondo i denti nel labbro inferiore non appena le tue mani sganciano il primo bottone, all’altezza del collo. Infiniti secondi passano nell’asola, scivolando lenti al secondo, insieme alle tue mani.

Mani che sussultano al ritmo del suo cuore, che spinge il bottone verso di me. Dal collo ormai libero un profumo eterno, dolcissimo, che inseguo con le labbra scendendo la curva verso le spalle.

Il terzo sfugge un paio di volte, geloso custode di altri centimetri della mia pelle. E’ come me. Rifugge il contatto per timore della rottura. La parsimonia di gesti e la delicatezza del tocco fanno cedere anche il terzo bottone, mostrandoti un altro pezzo della mia superficie, che le tue dita sfiorano per un istante.

Al quarto bottone le carezze si fanno pesanti, ché la superficie non basta più a sentire e far sentire, e passione e dolcezza si accapigliano inesauste, accelerando respiro e desiderio.

Il quinto si stacca sotto il peso della tua impazienza, cadendo a terra. Accarezzi il pizzo della mia biancheria, leggero intralcio, frapposto tra me e te. Oltrepassi l’ostacolo di stoffa, poggiando l’orecchio al centro esatto del mio petto.

Il sesto bottone sono i minuti che anticipano l’attesa. Hanno il sapore dell’istante che precede il possesso, l’odore della fretta, il sapore della tua bocca. Disegni piccoli cerchi sulla mia pancia, con le dita, giocando con il mio desiderio.

Cede il settimo e m’inchino sull’ombelico, inebriandomi dove l’odore si fa aspro, più femmina, impazzendomi il sangue, la bocca, le mani. La sua pelle e la febbre nelle mie labbra, nelle dita che sganciano l’ultimo sigillo, scatenando l’attesa di un piacere infinito.

V. in collaborazione con Witt1980 (che dovrebbe decisiamente scrivere più spesso. Ma già lo sa.)