Una schermata del programma SPOTIFY, "il servizio musicale più cool che ancora non potete usare" (secondo l'ispirata definizione di Wired), sta per sbarcare anche negli Stati Uniti. E mentre tutti i big sul mercato cercano la quadratura del cerchio tra musica e 'cloud', quest'annuncio è una novità non certo di poco conto.
Pensate per un attimo: 13 milioni di brani musicali a disposizione istantaneamente, senza doverli scaricare, disponibili ovunque. E' un servizio che, semplicemente, non offre nessuno. E, diciamolo subito, in Italia ancora non è disponibile. Anche se negli altri paesi europei dove si può utilizzare (come Regno Unito, Francia, Spagna, e Svezia - dove è nato) ha un successo enorme.
L'idea alla base di Spotify è molto semplice: di base è gratis, basta sopportare la pubblicità e alcune limitazioni al tempo di ascolto (circa 20 ore al mese) sulla musica che non si possiede direttamente. Se poi si vogliono funzioni avanzate - come togliere gli spot, avere tempo illimitato o scaricare le canzoni sui propri lettori mp3 - scattano i piani a pagamento , da 4,99 sterline o 9,99 sterline al mese. Le limitazioni del tempo non valgono ovviamente per la 'propria' musica, quella presente sul proprio computer: in questo caso, se le canzoni non sono presenti su Spotify vengono uploadate, altrimenti - senza copiare i file sulla nuvola - se ne ottengono i diritti di ascolto.
Il successo del servizio è stato possibile grazie agli accordi con le major e con le etichette indipendenti, che hanno garantito un catalogo musicale enorme, anche se non sempre completo. Nel Regno Unito, ad esempio, non sono disponibili i dischi degli Oasis e dei Led Zeppelin, come anche i Beatles (disponibili solo da pochi mesi su iTunes). Questi accordi negli Usa, a causa delle particolarità del sistema dei diritti a stelle e strisce, sembravano più difficili da risolvere ma, visto l'annuncio dei giorni passati, dovrebbero essere in gran parte superate.
L'arrivo di Spotify negli Stati Uniti - creato nel 2006 in Svezia, oggi può contare su 7 milioni di utenti (di cui un milione pagante) - cambierà le carte in tavola nel mercato musicale, oggi dominato dal negozio virtuale iTunes, che però permette l'acquisto e il download di musica, non il suo ascolto in streaming. Apple sta provando a fare un passo avanti con il suo iCloud ma il sistema, al momento in beta e con lancio previsto in autunno, non è certo perfetto .
D'altra parte neanche gli altri servizi cloud che si stanno affacciando sul mercato vengono incontro alle esigenze degli utenti: Google Music 3 (in beta) garantisce lo streaming, ma solo della propria musica e non è possibile acquistarne altra. Il servizio di Amazon, che si chiama Cloud Drive 4, è molto simile a quello di Google e offre a pagamento (a partire da 20 dollari l'anno) spazio illimitato per 'conservare' la propria musica, ma solo in alcuni formati e con un sistema di sincronizzazione tra apparecchi non proprio immediato. In entrambi i casi tutta la musica va copiata sulla nuvola, e per collezioni molto ricche ci potrebbero volere giorni.
Spotify unisce quindi gli aspetti positivi dei vari sistemi: funziona in streaming, nella sua versione a pagamento permette anche il download delle canzoni, non si basa solo sulla propria libreria e ha anche la funzione scan-and-match per evitare l'upload di giga di dati già presenti sul server. Da qui il suo successo europeo.
Quello che ancora manca al lancio di Spotify negli Usa è una data, che non è stata specificata, ma già trapelano informazioni sulle prossime mosse della piccola società svedese: la prima e più importante sarebbe un accordo con Facebook per integrare la musica dentro il social network. Ed è facile capire quanto questo potrebbe significare per Spotify. L'obiettivo, dicono le indiscrezioni, è raggiungere i 50 milioni di utenti solo nel primo anno. E all'Italia non resta che aspettare.
Via repubblica.it