Giorgio Napolitano dalla Francia rimuove di forza la più grande obiezione al Monti-bis: non ci può essere un governo guidato dall’ex rettore della Bocconi se non si candida con qualche schieramento politico.
La risposta è semplice: Mario Monti è un senatore a vita e pertanto non si può candidare per nessun partito. La situazione è agevolata, tra l’altro, dall’attuale legge elettorale secondo la quale noi eleggiamo i parlamentari, non il Presidente del Consiglio. Votiamo una lista, un partito, un movimento, solo implicitamente un candidato a premier.
Italia Futura, UDC e FLI potranno quindi tranquillamente convergere in una lista da cui determinate individualità saranno eletti parlamentari e, successivamente, indicheranno Mario Monti come Presidente del Consiglio in sede di consultazione.
Lo scenario previsto da Napolitano ha uno scoglio: la legge elettorale vigente. Con il Porcellum, il centrosinistra va al governo e regge il Parlamento comodamente grazie al premio di maggioranza esagerato assegnato alla coalizione vincente.
Si sta tentando di cambiare sia il premio che la legge in generale perché è necessario uno scenario in cui nessuno ha la maggioranza in Parlamento affinché Monti sia insediato e il pericolo viene proprio da PD, SEL e compari che invece sono fortemente intenzionati ad entrare a Palazzo Chigi da protagonisti.
Senza fare troppa fantapolitica, gli scenario sono essenzialmente tre. Uno: si riesce a cambiare la legge elettorale o quantomeno il premio di maggioranza, nessuno vince, grande coalizione e Monti Presidente del Consiglio. Due: la legge elettorale rimane com’è, il centrosinistra va al Governo e a quel punto Monti potrebbe essere nominato Presidente della Repubblica. Tre: vince una fazione elettorale di centro o di destra e Monti potrebbe essere scelto come Ministro dell’Economia.
La prima ipotesi rimane largamente la più plausibile.