I ministri devono tenere «un comportamento sempre e doverosamente istituzionale». È quanto avrebbe detto Silvio Berlusconi dopo le polemiche scatenate dalle frasi di Umberto Bossi su Roma :«SPQR? Sono porci questi romani».
Mi sorge spontanea un’associazione mentale : Dio li fa e poi li accoppia! E ci aggiungo anche un: “Da che pulpito…”! – È risaputo che l’Italia sia un posto così bello nel quale possono convivere senza problemi il peggio ed il meglio, il sublime ed il putrido.
Forse per la coerenza “doverosamente istituzionale” fino ad ora dimostrata?
La logica porta a pensare che la colpa di tutto ciò sia il controllo che egli esercita sulla televisione pubblica e privata, così come la sua capacità di ostacolare la separazione dei poteri. Tuttavia, seppur certi, questi fattori non costituiscono tanto la causa quanto l’effetto di altre radici che si muovono tra il modello mediatico e la cultura politica italiana. Berlusconi risponde al concetto di prevalenza di determinati valori, ben radicati nell’italianità, quali : la sicurezza delle proprie capacità, la fiducia in se stessi, una certa fermezza nei comportamenti, che mettono in evidenza il messaggio, che la cosa più importante sia vincere, a tutti i costi.
Risulta quindi normale, che politici come Berlusconi continuino la loro carriera con successo, nonostante siano stati coinvolti in scandali di corruzione.
Per non parlare del suo atteggiamento verso il potere. E anche questo concetto esprime fino a che punto gli italiani si dimostrino d’accordo sul fatto che le differenze di rango, classe o status debbano concedere privilegi.
L’Italia è uno dei paesi dove queste differenze sono più apprezzate e vistosamente pubblicizzate. Pertanto, non deve stupirci più di tanto il fatto che la confusione tra pubblico e privato, caratteristica del regime berlusconiano, non sia un problema, e come altri numerosi privilegi di cui gode la classe politica italiana siano facilmente accettati.