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Sproloqui femministi: stavolta gli ormoni non c’entrano

Da Romina @CodicediHodgkin

Quando scoprono che Maschio Alfa stira, fa il bucato, pulisce, passa l’aspirapolvere, lava i piatti ecc…le donne hanno due reazioni:

- Beata te…il mio non sa nemmeno dov’è il forno

- Eh, poverino, ci credo che non ti sposa!

Il secondo in particolare è proferito con tono di battuta ma è un po’uno scherzo di Pulcinella, che scherzando scherzando disse la verità. E mi urta parecchio. Cominciamo col dire che, dal mio punto di vista, Maschio Alfa non fa niente che non sia suo preciso DOVERE: in questa casa siamo in due, i panni e i piatti sono di entrambi, io sono sempre rientrata dal lavoro minimo due ore e mezza dopo di lui, ho sempre fatto lavori molto più stressanti (e pagati la metà solo perché son donna, ma lui con questo non c’entra) e ci mancava solo che, tornando a casa, mi ritrovavo l’intero carico della casa sulle spalle.

Maschio Alfa ha avuto una mamma estremamente intelligente che gli ha insegnato anche il modo giusto per stendere i panni e una compagna intelligente (mi dispiace, stavolta me lo dico da sola) che non si è fatta minimamente prendere dal vortice della “donnina del Mulino Bianco” che va a lavorare, fa la spesa e la sera fa il bucato, stira, fa la cena, pulisce il bagno e dà il biberon al pupo contemporaneamente.

Ce ne sono tante di ragazze che fanno così, alcune sono sinceramente dotate (anche se penso sia sempre sbagliato farsi carico di tutto!), altre le riconosci perché hanno una vena sulla tempia che pulsa sempre e in ufficio scoppiano in lacrime perché si sentono trattate da tutti come dei robot. Ma tesoro mio, in questa condizione ti ci sei cacciata da sola. Se non debitamente addestrato, nessun uomo prenderà di sua spontanea volontà la tavola da stiro.

Ora mi scatenerò addosso le ire di tutte le donne che hanno una visione opposta alla mia (e benvengano, tutto è confronto): il motivo per cui una donna si mette nella condizione di fare l’angelo del focolare anche dopo 8 ore di ufficio e 2 ore di mezzi pubblici è che così, finché fa tutto lei, è autorizzata a lamentarsi. E si sa che una donna che non rogna, è una donna non completa. Una percentuale allarmante di donne trova la sua soddisfazione nel lamentarsi di quante cose fa.

Che non mi si venga a dire, poi, che “lui però le cose non le fa bene, le fa a tirar via, io le faccio meglio, le faccio da sola”. Allora, nessuno che non abbia mai fatto qualcosa prima la fa alla perfezione al primo colpo. Hanno il pollice opponibile, noi abbiamo svariati km di lingua, gli si può insegnare a far tutto. Sbaglia una volta, sbaglia due volte, sbaglia tre volte, alla fine impara. Io, ‘sta tutela nei confronti dell’uomo in quanto tale non la concepisco.

E poi ricordiamoci due cose, e qui mi collego ad un mio post di qualche tempo fa. Tanto per cominciare, alle volte è meglio delegare e riposarsi un attimo, anche se poi i fornelli non vengono lustri come li faremmo noi. Pazienza, non muore nessuno.  Domani li ripasseremo noi, però intanto riposiamo un attimo se ne abbiamo bisogno. Secondo di poi, basta con questa teoria tipicamente femminile del “esistono solo due modi di fare le cose: il mio e quello sbagliato”. Lo stesso risultato si può ottenere in modi diversi, se il Maschio Alfa strizza il mocio in senso antiorario e io in senso orario, non me ne importa niente se il pavimento viene pulito lo stesso.

Anche perché può capitare che noi donne si finisca fuori dai giochi per un po’. Se Maschio Alfa non fosse perfettamente in grado di fare la spesa, caricare la lavatrice, stirare e mettere a tavola la cena, io questa gravidanza sarei stata rovinata, visto che non mi potevo alzare dal letto. Sapete quante donne ho conosciuto che quando la ginecologa le ha allettate, come prima cosa hanno detto “oddio ora che faccio?! Il Maschio ora che fa?!” e sono andate a stare dalla madre per mesi? Ma chi se ne frega del Maschio, il Maschio si organizza e fa quello che tu per una vita hai fatto senza batter ciglio. Idem per le donne malate, in generale, che hanno serie difficoltà a stare dietro a tutto.

Io non voglio essere l’elettrodomestico di nessuno. Sono figlia di un elettrodomestico. Vi garantisco che non ha fatto una gran vita perché anche da malata terminale si sentiva in dovere di fare tutto lei. E i maschi di casa se ne sono guardati bene dall’imparare a fare qualcosa da soli. Infatti, poi, a partire dal suo ultimo anno di vita (passato per intero in ospedale) si son trovati male perché da soli non sapevano fare niente. Niente. Dall’usare la lavatrice allo sbucciare la frutta. L’elettrodomestico si è rotto a 52 anni, opsss…e ora? Ne compriamo un altro? La colpa non è solo loro, è anche di chi, mi dispiace dirlo, non li ha presi per le orecchie e ha detto “ciccioli cari, io non sono eterna e anche se lo fossi ora non mi reggo in piedi, vi presento Madama Lavatrice”.  Io non voglio questo. Io non voglio essere l’elettrodomestico di nessuno. io voglio un rapporto paritario. Voglio qualcuno che, all’occorrenza, mi possa sostituire. Non posso e non voglio farmi carico di tutta la gestione familiare perché sarebbe troppo. Quindi, care le signore “e certo che non ti sposa, poveraccio” sappiate che, per quanto mi sarebbe tanto piaciuto andare in comune e mettere una firma, preferisco avere accanto un uomo che mi sappia aiutare evitandomi l’esaurimento piuttosto che garantirmi la reversibilità della pensione ma stirare le zampette prima di lui perché sono logora.

Ciò, premesso, c’è una cosa che mi manda ai matti. “Ah, ma quindi tu eri a letto tutto il giorno e lui faceva tutto?! Ma è bravissimo, che fortuna che hai…”. Allora, apro e chiudo parentesi, non è che io fossi a letto a grattarmi. Io ero a letto sperando di salvare la micro-pellaccia di quella che è anche SUA figlia e se lui ha fatto tutto è stato perché era anche SUO interesse salvare la micro-pellaccia di sua figlia. Io rischiavo di farmi venire il decubito e lui faceva il resto. Ognuno aveva il suo ruolo, punto. Anche se non avesse saputo accendere un fornello, si sarebbe dovuto arrangiare e imparare.

Idem ora. “Ma quindi il Maschio Alfa torna dall’ufficio e va a fare i lavori a casa nuova fino alla sera tardi? POVERACCIO!”. Allora, sì, sicuramente si sta facendo il cosiddetto mazzo a tarallo e lo vedo che è davvero al limite, ma se avesse dato retta a me e non a Peter Pan a quest’ora avevamo una casa comprata quando lo dicevo io, anni fa (ossia quando avevo un contratto a tempo indeterminato), dove volevamo noi, come volevamo noi e fatta proprio come volevamo noi. Invece no, si ritrova a dover fare i lavori (manco tutti quelli che servono, perché non c’è tempo) ad agosto e di supercorsa, con me totalmente fuori dai giochi perché ho una panza gigante e già è tanto se respiro. A forza di sentirlo, mi sta venendo l’istinto perfido di rispondere “chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Se dava retta a me, a quest’ora eravamo tutti e due a bordo piscina, sorseggiando tè freddo e godendoci le ultime settimane di vita senza neonati che piangono!”.  E vabbé, se mio nonno aveva le lucine era un flipper.

In tutto questo, sono OTTO MESI che non faccio che sentire “Povero Alfa…”. Mai una volta “Povera Romina”. Che poi non me ne frega niente di farmi compatire, mi ci soffio il naso con il “povera Romina”. Io chiedo comprensione. Mai nessuno che si sia reso conto che ho passato quattro mesi e mezzo a letto, immobile, potendo scendere solo per andare in bagno, senza potermi fare una tazza di tè se avevo freddo, senza potermi chinare per prendere una bottiglia d’acqua se la finivo, a distruggermi dalla noia, a cercare di inventarmi qualsiasi attività da fare sdraiata per riuscire a non pensare al fatto che la gravidanza era messa davvero male, in preda agli incubi tutte le sante notti, piegata sul water quando facevo la pipì per guardarla e assicurarmi che non ci fosse sangue. Poi, dopo 20 settimane di questa storia, mi hanno tolto i domiciliari, a patto di non strafare. Significava poter scendere al bar o all’alimentari sotto casa. Poter cucinare. Tutta un’altra vita, in effetti. Poi ora posso fare qualsiasi cosa, ma con 44° e il pancione non è che si possa fare chissà cosa. E per carità, mi sta benissimo così, non sono né la prima, né l’ultima donna che l’ha fatto.

Ma mi sento sola e frustrata. E questo non ha NIENTE a che vedere con gli ormoni. Ha a che fare con i neuroni, semmai. Sono quasi 34 settimane che sto in casa dalla mattina alla sera. Sola. SOLA, SEMPRE. Non vedo mai nessuno. Non parlo mai con nessuno. A volte, all’ora di pranzo, ho ancora la voce gracchiante di chi si è appena svegliato anche se sono sveglia da ore, semplicemente perché magari non ho spiccicato mezza parola dalle 8:00 alle 13:00. Dicono che i neonati riconoscano la voce della mamma già nella pancia. Mia figlia non so se riconoscerà me, ma poco ma sicuro che riconoscerà la voce di Enrico Mentana perché sente parlare più lui  che me. Gli amici? Spariti. Ho avuto delle delusioni d’amore vere e proprie, in particolare da un paio di persone. Perché gli amici, sì, anche gli insospettabili, quelli che conosci da anni e con cui ti confidi su tutto, si comportano come tali solo se ti considerano sfigato quanto loro. Se sei nella media. Se hai quello che hanno loro. Se hai qualcosa in meno, va bene lo stesso, forse anche meglio. Ma ho scoperto che tanti insospettabili spariscono se hai un colpo di fortuna. Se ti considerano all’improvviso più fortunato. Non riescono ad essere felici per te. E non pensano “se lo merita”. Pensano “cazzo, e io?!”.  Sapete chi ho stimato tantissimo? Le uniche due donne che mi hanno detto “scusa, io ho un problema, in questo momento, a relazionarti con te in questo stato. Scusami. Sono contenta per te ma soffro io”. Viva la faccia della sincerità. L’ho apprezzato. E’stato un comportamento onesto, almeno so qual è il problema e posso fare ogni giorno il tifo per loro. Altre, che conosco da anni, sono proprio direttamente sparite. “Scusa, ho avuto un momentaccio, mi faccio viva io”. E da mesi non si fanno sentire. Mi sono sentita rifiutata come amica e come essere umano. La prima volta che mi sento dire “sapevo che stavate bene perché ti vedevo su Facebook” faccio una strage. Stavo fisicamente bene, sì, ma ti sei mai chiesta come mi sentissi? Si rimane essere umano anche quando fai la chioccia, sai? Vivo in questo posto da 5 anni e non conosco nessuno perché passavo 12 ore al giorno fuori casa e perché, onestamente, se voi vedeste, stentereste a intrecciare relazioni pure voi. Ero abituata a livelli di stress non da poco, a stare sempre in giro e mi sono trovata a non uscire mai di casa da un giorno all’altro. Giuro che non sono pallida: sono opalescente. Non so più come gestire e occupare il tempo perché su certe cose inizio ad avere limiti fisici. Per dire, io qui non posso nemmeno passeggiare: a parte che qui in zona dove cavolo vado che non c’è nemmeno il grado di civiltà minimo indispensabile per avere i marciapiedi e le macchine ti lisciano, ma poi abito in cima ad un cucuzzolo, per tornare indietro dovrei affittare i ramponi da scalata. ‘Ndo vado co’ ‘sta panza e co’ ‘sto caldo che pure la ginecologa mi ha detto “per carità, non venga, le prescrivo le analisi via mail che fa troppo caldo”?

Ora, che non mi si vengano a dire 3 cose:

1) Non sei sola, c’è Claudia. GraziealcazzochecèClaudia, me ne sono avveduta e, credetemi, sprizzo gioia da ogni poro per questo. Provo una gratitudine nei confronti della vita che mi viene quasi da piangere dalla gioia. Peccato che però Claudia, attualmente, pesi poco più di 2kg e comunichi solo a calci e gomitate. Peccato che avrei bisogno di un amico, di un adulto. Di vedere un altro essere umano ogni tanto.

2) Goditi l’attimo, perché tra un po’ rimpiangerai questa solitudine: sono contenta per voi, perché evidentemente non avete mai passato 8 mesi soli dall’alba a fin oltre il tramonto. Ci son cose peggiori, ma non ve lo auguro, poco ma sicuro. Otto mesi. La metà dei quali passati incastrata a letto, con la paura di abortire. I successivi quattro che per certi versi sono stati pure più difficili perché ho iniziato a rendermi conto di tutti gli abbandoni che ci sono stati, e di tutte le telefonate che non ho ricevuto, e di tutte le persone inghiottite da buchi neri.  Del fatto che SONO SEMPRE SOLA. Dopo 34 settimane non ce la fai più. E passerò da questo, al non avere più tempo per una doccia. Bello. Prima di dire “beata te”, che si usi un attimo la testa, perché beata un cazzo. Per carità, c’è di peggio, ma beata un cazzo lo stesso.

3) Magari io avessi tempo di annoiarmi. Questa fa il paio con quella sopra. L’ultima volta me l’ha detta Alfa ieri sera quando mi veniva da piangere per la frustrazione. Io lo so che lui sta facendo una vita di cacca per mettere a posto casa nostra, che lo fa dopo 8 ore di lavoro e che ci si sta giocando le ferie. Io lo so che anche lui preferirebbe passare del tempo con me, invece esce la mattina alle 7:00 e torna alle 23:00, dopo di che si schianta sul letto ed è come se non ci fossimo visti per niente. Io lo so che lui vorrebbe stare con me queste ultime settimane da “coppia senza figli”. Io so tutto. Ma vorrei che si rendesse conto anche che io sono in una posizione del cazzo e che non ce la faccio più . Nessuno, NESSUNO sembra rendersi conto di questo. Io sono la della fertilità servita e riverita mentre il povero Maschio si spezza la schiena. Non sono quella che da mesi e mesi sta sola e al massimo parla con la bottiglia del docciaschiuma. 

La verità è che avrei dovuto imparare anche io la sottile e nobile arte del piagnisteo, invece che esibirmi sempre in sorrisi tranquillizzanti per non preoccupare il prossimo. Sei mesi di chemioterapia non mi hanno insegnato un cazzo.

Sapete cosa mi urta? Fossi stata un uomo, avrei avuto molta, molta più comprensione. E se Maschio Alfa (che poveraccio, non c’entra niente, non ce l’ho con lui, è solo che mi manca) fosse stato donna nessuno avrebbe detto “bravo!” o “poverino”. Semplicemente si sarebbe pensato che faceva solo il suo dovere.

Claudia mia, pensa che vita facile avresti avuto se fossi stata un maschietto…


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