Così tante sorprese celano le parole.
Luoghi in divenire, tempi ad ingrandire.
Il cuore tutto ad un tratto rinsavisce sulle alture della poetica ridondanza; la mente rincorre, sporgendosi dal costone scosceso dell'incosciente metafora, capitomboli di riflessioni in maniche di camicia.
Espressività, espressioni, comprensioni. Parlo di ciò che comprendo, compreso la parola.
Ora sono qui, davanti a te, e tu ascolti, e segui labbra e suoni, aria e lapislazzuli di tono. Sono qua, oltre "te", oltre ogni tua possibile idea circa "me", perché solo io posso proferire l'evento che mi concerne. Mi prendo quasi in parola, esisto appena appena dopo il cogito, ma non per questo mi ha concepito il silenzio.
Avevo da dirti un miliardo di cose, ma è come se mi si stringesse il petto in una morsa di secoli e secoli di contraddizioni: la verità viene colta sempre per intuizione, mai per impressione di voce.
Eppure Roma è splendida stasera che te ne parlo.