Spunti di vita 14

Creato il 05 maggio 2014 da Marvigar4

MARCO VIGNOLO GARGINI

SPUNTI DI VITA

« Accantoniamo per il momento questa interessantissima testimonianza sull’eutanasia e occupiamoci del nostro nuovo ospite, che si è presentato alla redazione de “Il Video sono Io” con una lettera pirotecnica !

Dunque, Giovanni Masi… Mi sembra di non essere brutale nel chiederle così su due piedi se lei ha in mente una provocazione, oppure finge la polemica. Mi dica con esattezza, cosa c’è dietro il suo atteggiamento? Forse a lei è chiaro ciò che espone nella lettera, ma a me francamente in alcuni punti risulta un po’ oscuro. Allora, c’è provocazione o no? È una finzione? »

« Si può provocare con la finzione, non è vero? »

« Certo che si può. Comunque ho qui la lettera che lei mi ha inviato… l’origine delle mie perplessità… Lei nella sua lettera ha immaginato di avere un dialogo con quello che dovrebbe rappresentare un conduttore televisivo, cioè io. »

« Verissimo. Ho simulato una mia partecipazione al suo programma, mi sono visto intervistato sul contenuto della mia lettera, come adesso, tentando di non rispondere come fanno i furbacchioni della televisione… »

« Chi sono i furbacchioni della televisione? »

« Coloro che attirano l’attenzione per mettere in scena un’umiltà e una bontà finte: i moderni filantropi che godono in silenzio del male altrui e temono l’esistenza di un mondo nato per il piacere e non per la sofferenza… »

« Vado a leggere nella lettera una frase sul concetto a cui fa riferimento, almeno credo: “I tartufi vomitano parole di solidarietà dal teleschermo, recitano la propria falsa emozione, ci dicono che sono impegnati nel sociale, per il bene collettivo e dimenticano di avere una maschera da calare prima o poi…”. Non le pare retorico e leggermente qualunquistico accusare qualcuno senza nominarlo mai? »

« Guardi, io volevo dire che non appartengo alla schiera dei falsi moralisti, inoltre non temo di confessare il mio fine, ovvero passare nella sua trasmissione attraverso questa lettera. »

« Viva la sincerità! Quindi voleva soltanto partecipare e una opportunità valeva l’altra? »

« Non nascondo la mia ambizione, del resto l’ho anche scritto… In effetti questo dialogo da me inventato è stato concepito per far parte di una serie di racconti, di prose che vorrei pubblicare. Io non ho avuto grandissime esperienze professionali dopo la laurea, e allora cerco di emergere come scrittore… Ho bisogno di una buona passerella, capisce? Lei sa benissimo che i concorsi e le liste di collocamento ispirano tutto fuorché la speranza. Se poi non ci sono santi in paradiso… »

« Io le auguro che ci sia qualcuno che possa ascoltarla, ma non vorrei ripetere all’infinito la solita formula sull’estrema difficoltà che lo scrittore prova per farsi strada, specie all’inizio. La carriera letteraria, mi creda, è tra le più disagiate… »

« Va bene, però il tentativo occorre farlo, altrimenti non ha senso lamentarsi. Sono conscio di stare su di una mulattiera, e non sull’asfalto levigato di un’autostrada, non nego che tanti come me brancolino nel buio, ma voglio sperimentare una soluzione e confido nella mia serenità, nella mia incoscienza, se desidera chiamarla così. Spesso io mi deprimo perché vedo le mezze calzette avanzare e raggiungere posizioni anche eccellenti, mi riferisco a tutti i leccapiedi di una certa classe politica, o di una certa congregazione religiosa… Poi riesco pure a sperare. Sì, a sperare! Mi racconto una favola che può realizzarsi, la favola della meritocrazia, e ho di nuovo fede nella mia volontà di perseguire un risultato… »

« Torniamo alla lettera, se non le dispiace. Lei descrive se stesso come una persona che è al di là del bene e del male, un nietzschiano, uno dei tanti, dei troppi nietzschiani aggiungo io, o insomma un libero pensatore in contrasto con il nostro secolo. E arriva addirittura ad affermare: “Siamo servi di categorie imposteci per narcotizzare la nostra natura. Chi sostiene la Verità nasconde bugie troppo antiche per essere svelate adesso, da ognuno, con il risultato che trionfa la pigrizia intellettuale a scapito dello sforzo di investigare…”; oppure: “L’uomo e la donna non hanno più niente da dirsi ma se lo dicono lo stesso. In questo la donna ha un vantaggio, poiché non deve far altro che annotarsi le ipocrisie maschili e riderci sopra. L’uomo invece insiste a fare il ruffiano, a parlare della superiorità dell’animo femminile…” »

« Posso interromperla un momento? Quei passi della mia lettera affermano la ristrettezza di un modello culturale di riferimento. Bene, io sono certo che molti dei supposti valori non siano che antichi accomodamenti provvisori divenuti in un secondo tempo definitivi. La moralità suggerisce delle condotte, dei comportamenti; le norme hanno apparentemente un significato, ma se si retrocede e scopriamo l’origine di queste condotte troviamo una consuetudine per nulla assoluta istituzionalizzata, o un’assenza totale di spiegazioni metafisiche. La scusa della rivelazione divina di certi principi e precetti copre decisioni di natura umana, e così basta sostenere che Dio ha voluto in questo modo, che quello è il piano di Dio per ottenere il silenzio e l’obbedienza. È il vecchio ma ancora non superato argomento della religione instrumentum regni ! Riguardo il rapporto tra uomo e donna io sostengo l’esistenza della perversione del codice eterosessuale, perché da sempre codesto codice s’è basato su di una relazione tra persone che non sono sullo stesso piano. È un codice regolato su consuetudini fideistiche e giuridiche discriminatorie… »

« Mi faccia fare l’avvocato del diavolo: in che senso il rapporto tra uomo e donna è una relazione tra persone che non sono sullo stesso piano? »

« All’uomo vengono conferiti poteri decisionali negati alla donna nel corso dei secoli, come il potere di imporre il proprio cognome al nascituro, il potere di celebrare i riti religiosi, il potere di fondare le nazioni, eccetera. Questo è il primo punto. E guardi che io non intendo fare il maschietto che difende la femminuccia. Bell’ipocrita che sarei! Io credo solamente all’individuo, ma un individuo che della propria sessualità fa ciò che desidera senza ledere la libertà altrui. Non me la sento di definirmi eterosessuale perché ho fatto l’amore con le donne, o omosessuale perché attratto fisicamente dagli uomini. So che per amare una persona occorre la complementarietà. Allora il maschietto che straparla della sua crisi e della superiorità delle donne fa unicamente il simpatico per paura di non scopare più! Io mi riferisco ad una dignità paritaria nelle differenze anatomiche e nelle differenze di orientamento sessuale. »

« Capisco quello che lei vuole dimostrare, anche se non posso accogliere a cuor leggero ogni sua affermazione. Per esempio, io questa perversione nel rapporto eterosessuale, nonostante tutto, non ce la vedo… »

« Infatti è il codice eterosessuale a essere perverso, non l’eterosessualità! Il fatto che l’educazione finora abbia indirizzato a un tipo di rapporto normale come se fosse l’unico possibile, e solo perché tra uomo e donna c’è procreazione! E le altre procreazioni? L’errore è della Chiesa, è di Freud stesso quando considera l’omosessualità una forma di immaturità nello sviluppo, di narcisismo, non cogliendo l’aspetto dell’affettività, che è poi la vera complementarietà… A mio parere c’è bisogno di azzerare tutte, ma proprio tutte le parole che generano l’ignoranza e la discriminazione, che indicano gli orientamenti sessuali e stabiliscono il bene e il male assoluti. Occorre forse insegnare la pluralità senza ghettizzare nessuno. »

« Non è un programma da poco! »

« Scusi la mia foga… Ma perché si deve sempre scagionare qualcuno da una presunta omosessualità? È un disonore, un delitto essere gay? Un’offesa? Il linguaggio corrente ha per il diverso una serie di vocaboli coloriti e offensivi solo perché c’è stata Sodoma? Se tanto mi dà tanto, dopo tutte le violenze, gli strupri, gli sfruttamenti, l’eterosessualità dovrebbe essere oltraggiata, additata come vergogna, delitto ecc. Eppure noi sappiamo ciò che è avvenuto dappertutto, porto l’esempio dello stupro etnico nella ex-Jugoslavia e in altre guerre efferate, mentre non sappiamo ciò che è avvenuto a Sodoma, non sappiamo nemmeno se veramente è esistita una Sodoma! Ecco la schiavitù verso una moralità di cui non siamo tenuti a conoscere i retroscena ! E non parliamo della dispersione del seme come peccato altrimenti non la finiremo mai più… »

« Vedo che si è accalorato! Il mio dubbio è che all’ombra di questa orazione si celi un’apologia incondizionata dell’omosessualità… »

« Anche se fosse così io non me la sentirei di negare per paura di venire considerato gay… L’ho già detto che non è un delitto! E poi non capisco perché lei abbia definito il mio discorso un’orazione… »

« Avrei potuto dire elogio, o predica, o Genoveffa la racchia, ma in definitiva resta il suo tentativo, pur legittimo, di convincere l’uditorio con l’atto retorico, cioè l’orazione. »

« Può darsi, può darsi… Mi sono lasciato prendere dall’argomento, e mi scuso se ho dato l’impressione di essere troppo irruente, aggressivo… È che io ce l’ho con quel tipo di cliché stantio che non è più in grado neppure di produrre qualcosa, anche artisticamente. »

« Potrebbe sviluppare quest’ultima osservazione che ha fatto? Mi interesserebbe conoscere la sua visione estetica. »

« Riguardo il codice eterosessuale? »

« Se è a quello che si riferiva… »

« D’accordo. Io penso che oggi sia quasi impossibile leggere un romanzo, scritto negli ultimi anni, che narri di una storia d’amore tra i due sessi che possieda fascino, eccezionalità e bellezza. Esistono scrittori che parlano tuttora d’amore, ma in modo schematico, vuoto, poco verosimile. Non mi convincono con le loro storielle… Ho quasi l’avviso che l’intero argomento, così com’è stato fino ad oggi trattato, si sia esaurito, o sia andato in letargo… Stendhal non affermò che “l’amore è figlio del romanzo” ? Beh, ai giorni nostri non oserebbe affermarlo… »

« Leggendo un passo della sua lettera ho avuto un sussulto, precisamente quando lei scrive: “… in politica la moralità deve cedere il passo alla efficienza, e mi viene da ridere ascoltando i Catoni che predicano l’onestà…”. Ho citato questo passo, che niente ha a che vedere con il precedente discorso, per mostrare ancora una volta la sua vis polemica, per il fatto d’esser evidentemente un’altra provocazione… »

« Sì, lo ammetto. Questa provocazione nasce da un’insofferenza che ho per tutti quelli che sparano a zero sulla corruzione politica, i moralisti da parrocchietta, personaggi talvolta illustri rei di non aver chiamato la corruzione con il suo vero nome, ossia ignoranza. Il vero scandalo consiste nell’abbassamento del livello medio perpetrato con il furto, la pastetta, la raccomandazione. Un individuo ignorante può partecipare alla vita politica, spesso togliendo il posto a chi è in grado d’offrire un contributo migliore dal punto di vista culturale, visto che non interessa il valore, ma il profitto clientelare che si ricava dalla presenza di certi analfabeti di ritorno. »

« Diciamo che la sua è una visione fortemente critica nei confronti del regime democratico, almeno così com’è andato sviluppandosi da noi in Italia… »

« Vorrei un’Italia meno buzzurra e più artistica! »

« Sa cosa mi ha fatto ricordare con le sue affermazioni? Il personaggio del regista, interpretato da Orson Welles, nell’episodio La ricotta di Pasolini del film Rogopag! Al giornalista che gli chiede un giudizio sulla società italiana il regista-Welles risponde: “Un popolo di analfabeti! La borghesia più ignorante d’Europa!”. »

« E a distanza di molti anni dal film di Pasolini io sottoscrivo in pieno quelle parole! »

« Proseguendo nella lettura della sua lettera, lei afferma in un altro punto: “L’Estetica vale assai più di quei sermoni etici da inculcare al prossimo sul costume, sulla vita e sugli esempi di santità”.

Ora, appare ovvio il suo tentativo di diventare un personaggio in odore di immoralità, anche se scorgo in queste sfide una schiettezza nel proporre gli argomenti, un fondo di obiettività che apprezzo… Non vorrei che tutto questo fosse soltanto un gioco, una posa in cui lei non crede, e allora, a proposito della mia ultima ipotesi, io le faccio una domanda: al di là della trasgressione verbale, autentica o fittizia che sia, non esiste secondo lei un modo diverso per esporre il proprio pensiero? È proprio necessario cavalcare la polemica come fa lei? »

« Io non amo la falsa modestia e respingo l’ipotesi di posare a trasgressivo. Ho scelto l’essere e ho rifiutato il dover essere. Sono esteta perché amo la sensazione e ricerco la bellezza in tutte le sue manifestazioni. Dopo queste premesse desidero spiegare il mio disappunto verso chi fa il manicheo: sono personalmente contrariato nel vedere sponsorizzato il Bene solo da una parte e il Male tutto dall’altra! Per me l’assoluto non ha niente di spirituale. Le religioni hanno funzionato grazie alle loro grandi capacità di contenere le personalità, sono un inno alla vita repressa, assopita, quieta, non innalzano la mente alla ricerca delle soluzioni forti, di movimenti decisi, innovativi, anche folli, anzi sono acerrime nemiche della crescita spirituale che chiamano con disprezzo relativismo etico. La loro credenza si fonda sulla fiducia nell’eternità, di un luogo che non partecipa dell’inquietudine causata dalla natura intrinseca delle cose… »

« Mi perdoni, ma lei continua a andare per conto suo ed elude la mia domanda, che riguardava il modo della sua esposizione, il “come” e non il “cosa”! »

« No, non faccio assolutamente alcuna polemica… Ho delle idee, questo sì, delle idee che non possiedono il dono della popolarità. Non sono un allineato, un omologato, uno che ragiona con i luoghi comuni! »

« Mi piacerebbe, a questo proposito, sapere cosa ne pensa Tania Spacchiani, che mi pareva molto interessata… Ha da dire una cosa? Mi raccomando, la prego di non tergiversare come fa di solito, signorina Spacchiani… »

« Indubbiamente il valore immarcescibile del timor panico si enuclea nella repressione riferita a comportamenti come l’omoerotismo, determinando così il controllo di una sacca reattiva pronta a tutto pur di sfavorire l’alternanza. A questo si aggiunga il significante, non il significato, della spiritualità che è una superfetazione… »

« Va bene, va bene! Abbiamo già il mal di testa! Grazie dell’intervento, signorina, sebbene un po’ nebuloso… »

« Un attimo! Questa superfetazione non è la creazione umana di un Demiurgo, il quale… »



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :