Spunti di vita 6

Creato il 12 aprile 2014 da Marvigar4


MARCO VIGNOLO GARGINI

SPUNTI DI VITA

   Alla fine della storia Adriana balbettò una scusa per chiudere la telefonata e riattaccò. Delfo aveva compreso benissimo. Il racconto della vicenda di Violette era stata all’origine di quella reazione.

«Cara Adriana, tu scappi sempre quando vieni colta nel vivo.», commentò Delfo.

La lunga telefonata aveva fatto venire una sete mostruosa a Delfo. Era mezzanotte passata, con il frigo desolatamente privo di bevande rinfrescanti. Per fortuna il pub a due isolati di distanza avrebbe chiuso all’una e mezzo. Meglio andare, tracannare qualcosa al banco e venir via.

Si sollevò nel constatare che nessuno dei suoi conoscenti se ne stava lì seduto al pub. Meno male. Non sarebbe stato impegnato in quelle stupide discussioni da birreria.

Delfo al banco con la vista su Tommy, il barman più gentile e discreto del pianeta, e su un Bloody Mary preso per puro sfizio. Lo sorseggiava. Ma l’avventore rompiballe era in agguato. Guadagnava terreno per attaccare bottone con la sua vittima di turno. Si trattava di un’impresa al cui perfezionamento si rese necessario un numero enorme di figuracce, di risposte seccate e anche di alcuni ceffoni. Attualmente il dressage si poteva considerare definito: l’appostamento, la scelta dell’interlocutore da coinvolgere, nonché le formule d’inizio del rapporto erano calibrate al millesimo.

« Mi perdoni. So bene che potrei disturbarla. Magari lei è venuto qui solo per bere e non è disposto al dialogo… Però io amo avvicinare, con discrezione s’intende, i clienti del locale e porre loro la medesima domanda… Sì, volendo si può ritenere questo un mio sondaggio personale. Nulla di male. Permette che mi presenti? Mi chiamo Oscar Selleralto, di professione geometra. »

« Delfo Saisi, piacere. », rispose meccanicamente senza mostrare stupore o fastidio. Tutto sommato era incuriosito dal tipo.

« Allora, quale sarebbe la domanda del sondaggio? »

« Lei non m’ha detto la sua professione. »

« Le interessa? Non siamo mica in Giappone! Forse lei non sa che in Giappone dopo il nome e il cognome si specifica l’azienda o l’ente in cui si lavora, così ci si dimentica che l’uomo nasce in primo luogo per vivere e non per lavorare… Si è quel che si è non quel che si fa! »

« Le do ragione. La mia domanda appunto è alquanto attinente alla sua giusta osservazione, direi parallela in senso metafisico… »

Dal taschino della sua giacca estrasse un foglietto in evidente stato di logoramento, ma ancora intatto per lo spessore considerevole della carta. Su quel foglietto giaceva la domanda fatidica, ripetuta da tre lustri a centinaia di persone diverse, con la consueta intonazione preceduta dal consueto prologo.

Il quesito posto da Oscar Selleralto è stato pubblicato pure dall’autore polacco Kazimierz Brandys in un suo libro scritto nel 1991, Charaktery i pisma, all’interno del capitolo dedicato al celebre scrittore francese Paul Leautaud. Non si sa se Brandys abbia mai avuto un incontro fortuito con il nostro Oscar, ciò nonostante le due versioni sono uguali, sembrano derivare da un’unica fonte.

Un po’ di storia. Il fior fiore dei rabbini askenazi, saggi della settima iniziazione e cabalisti, si riunirono a Vilna agli inizi del XVII° secolo affinché venisse fornita la risposta all’inquietante quesito:

Non sarebbe stato meglio se il mondo dello spirito non fosse mai esistito, disperdendosi invece per sempre in ciò che è inconscio, extra-umano? Non sarebbe stato meglio se ciò che è ignoto ed extra-umano fosse stato completamente purificato per generare lo spirito e la conoscenza umana?

Dopo circa trenta mesi di dibattito si pervenne finalmente a una sorta di documento finale, cioè la tanto ambita risposta:

Non v’è dubbio che sarebbe stato meglio se il mondo reale, quello della cui esistenza siamo consapevoli, non fosse mai stato creato. E ancor più certo è che la cosa più desiderabile per l’umanità sarebbe stata che quel mondo giungesse al suo termine per dissolversi in ciò che è infinito.” [1]

È superfluo aggiungere che al termine della lettura del foglietto Oscar Selleralto veniva di solito considerato dalla maggior parte della gente un personaggio eccentrico, per non dire suonato. Delfo invece rimase per un po’ a riflettere con il suo Bloody Mary.

« Però. Originale come domanda, davvero… Scommetto che nessuno ci capisce qualcosa e la bolla come una diavoleria da fuori di testa? »

« Può star sicuro! Vede, io veramente non cerco la risposta relativa al quesito, quella è già stata fornita. Io do anche la versione originale dei rabbini non appena l’interlocutore si sforza di rispondermi, il che avviene di rado… Cerco un atteggiamento, un istante di concentrazione su ciò che ho letto, un atto di disponibilità verso le parole che mi escono dalla bocca. Io non ci sono più mentre riferisco il quesito di Vilna, al mio posto esiste solamente il quesito di Vilna. »

Non pretendeva una risposta, eppure non mollava la sua preda in attesa di un cenno, di una frase lanciata in aria, di una dimostrazione che l’essere davanti a lui avesse una consistenza. Aspettava la prova che Delfo fosse vivo, rappresentante di una categoria umana pensante.

« Lei mi perdonerà… Sono assonnato e anche se volessi non sarei più in grado di proseguire la conversazione con lei. Forse, tornando qui una di queste sere… Potremo analizzare con più calma l’avvincente dilemma dei rabbini askenazi, eh? E disquisire sui contenuti epocali, sulle eterne domande che riguardano la vita spirituale e roba del genere. Per stasera mi accontento. Mi ha fatto piacere conoscerla. Le cose che non ti aspetti sono le più intriganti. Buona notte. E le chiedo ancora scusa, ma non sto in piedi dal sonno… »

[1] Kazimierz Brandys, Charaktery i pisma, traduzione italiana di Giovanna Tomassucci, Hotel d’Alsace e altri due indirizzi, pagg. 84,85, Edizioni e/o, Roma 1991.



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