Squadra speciale minestrina in brodo di Roberto Centazzo

Creato il 04 febbraio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Roberto Centazzo
Pubblicato: Tea
Pagine:

Da oggi in libreria 

Sono tre, sono poliziotti, o meglio, lo sono stati; adesso sono in pensione. Ma hanno ancora un bel po’ di conti in sospeso con delinquenti e farabutti sfuggiti alle maglie della giustizia. I loro nomi in codice sono: Maalox, Kukident e Semolino, e la loro è la «Squadra speciale minestrina in brodo» Ferruccio Pammattone, ex sostituto commissario e vice dirigente alla Squadra mobile, Eugenio Mignona, ex sovrintendente alla Scientifica, Luc (e non Luca per un errore dell’impiegato all’anagrafe) Santoro, ex assistente capo all’Immigrazione, hanno molte cose in comune: sono amici da una vita, si sono arruolati insieme nel lontano 1975 e sono stati appena congedati per raggiunti limiti d’età. Ma alla pensione non possono e non vogliono abituarsi. Si annoiano. Così, mentre chiacchierano sul lungomare di Genova, pensano che potrebbero rimettersi subito in azione, per dedicarsi finalmente a tutti quei casi che, per un motivo o per l’altro, non hanno mai potuto affrontare quando erano in servizio. Adesso, finalmente, non devono rendere conto a nessuno, soltanto alla loro coscienza che li spinge a indagare, al loro stomaco che s’infiamma alla vista di un würstel e alla loro prostata che reclama una sosta. Ferruccio Pammattone nome in codice Semolino (se mangia pesante si riempie di macchie rosse ed è costretto a una dieta durissima), Eugenio Mignogna nome in codice Kukident (per festeggiare la pensione si è regalato una smagliante dentiera) e Luc Santoro nome in codice Maalox (soffre di atroci bruciori di stomaco) diventano la «Squadra speciale Minestrina in brodo».

In Squadra speciale Minestrina in brodo troviamo ben rappresentate le problematiche dei derelitti, la vita degli emarginati, ma il crimine passa in secondo piano, per lasciare il posto all’ironia, ai toni grotteschi della farsa talvolta. Nel solco della tradizione della commedia all’italiana, quella resa grande da Steno e Monicelli, quella dell’epoca di Totò e Aldo Fabrizi, i reati sono visti con l’occhio indulgente dei protagonisti e lo spettatore (in questo caso il lettore) si sente portato per mano a tifare per il ladro, per il più debole. Ma nella Genova raccontata da Centazzo riecheggiano anche altre immagini e sono quelle di un film che all’autore sta particolarmente a cuore La polizia incrimina, la legge assolve, film del 1973 diretto da Enzo Castellari, il prototipo di quello che sarebbe poi diventato il poliziottesco all’italiana: nessuna pretesa di denuncia civile, semmai la voglia di raccontare la dura vita degli sbirri e le loro quotidiane difficoltà.

Roberto Centazzo, conseguita la laurea in Giurisprudenza e successivamente l’abilitazione all’insegnamento, ha deciso che non avrebbe mai fatto né l’avvocato né l’insegnante. Voleva fare lo scrittore. Di polizieschi. È autore dei romanzi della serie che ha come protagonista il giudice Toccalossi, pubblicati dai Fratelli Frilli Editori: Giudice Toccalossi, indagine all’ombra della Torretta (2010),Toccalossi e il fascicolo del ’44 (2011), Toccalossi e il boss Cardellino(2012).




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