Se si dovesse mai avere l’opportunità di vedere nuotare in prossimità della superficie uno squalo serpente, si rimarrebbe davvero impressionati, poiché, nel suo aspetto, egli ricorda un mostro preistorico.
La coda è a forma di lancia, insomma, così diverso da altri squali, potrebbe essere all’origine di segnalazioni ed avvistamenti di anguille giganti o altri tipi di mostri marini. Il suo nome è Chlamidoselachus Anguinus, e in Italia è noto come Squalo Frangiato o Squalo del collare. Per la prima volta è stato identificato nel 1884, ma rimane una delle specie meno conosciute della sua famiglia, in quanto estremamente raro e difficilmente visibile a profondità inferiori ai 120 metri.
Agli esperti tale disagio non è sfuggito, ed infatti, per la povera bestia non vi è stato nulla da fare.
Prima di questa scoperta in acque giapponesi, si riteneva che questo tipo di pesce potesse essere estinto come altri appartenenti alla specie, di cui sono stati ritrovati soltanto resti fossili. Di questo squalo si conoscono due sottospecie, quella giapponese e quella sudafricana, per le quali è stata proposta recentemente la creazione di un nuovo ordine, quello dei Clamidoselaciformi. Considerato un vero e proprio fossile vivente, l’animale risalirebbe al Cretacico medio superiore, cioè addirittura a circa 80 milioni di anni fa, mantenendo fede alla specie, quella degli squaliformi, che si sa, essere per definizione, fra le più antiche.
È oviviparo, cioè la femmina trattiene nel suo corpo le uova fino alla schiusa, e i piccoli escono già perfettamente formati. La gestazione di questa specie è una delle più lunghe del mondo animale e raggiunge i tre anni e mezzo. Ragione per cui, le catture mettono in pericolo la conservazione della specie.
Il filmato del Giappone ci ha permesso di conoscere un curioso animale, la cui specie è in pericolo di estinzione, e di compiere un “salto nella preistoria”. Una giusta informazione, ed il dovuto rispetto nei confronti di questa magnifica creatura, speriamo portino presto alla tutela della specie.
Written by Cristina Biolcati