St. Vincent e l’anno della Tigre

Non capisco perché certe persone si ostinano a fare le peggiori cose al momento sbagliato.
No, non lo capisco.
Perché andare incontro ad una delle esperienze, musicalmente parlando, più importanti dell’anno senza escludere quelle varianti che potrebbero rovinarti la serata?
Masochismo in certi casi.
Essere veramente stupidi in tutti gli altri.
E l’altra sera a sudare con me al Tunnel ce n’erano parecchie di persone del genere.
Perché sì, tanti erano là ad assistere all’esperienza magica di sentire Annie Clark, la bellissima e talentuosissima St. Vincent, per la seconda volta a Milano a distanza di pochi mesi.
E dovrebbero saperlo tutti. Sono le basi: ai concerti fighi non bisogna mai portarsi quel tipo di persona da non portare ai concerti. E basta.
Mai accompagnarsi con partner (donne e uomini, non fa differenza) insulsi, melliflui o appiccicosi o semplicemente disinteressati a tutto quello che c’è intorno. Di quelli che preferirebbero stare sul divano di casa invece di stare là, per intenderci.
Peggio ancora se questo è anche il/la partner in senso sentimentale.
Perché dovevate prevederlo: si appiccicherà in senso letterale e cercherà la vostra attenzione ogni trenta secondi, impedendovi di godervi il concerto.
E con quello che sta succedendo di fronte a voi è la cosa peggiore che possa accadervi.
Perché quando lei inizia ad accarezzarti il collo, a farti addirittura un massaggio – quando mai ti ha fatto un massaggio al collo, prima? – e poi si lancia in un bacio che non c’entrava niente, di quelli violenti e freddi e fastidiosi. Ecco, in quel momento avresti solo voglia di darle una testata.
Ma soprattutto, mi chiedo io, che cacchio ci fai con una tipa del genere?
E, dopo aver sprecato quindici preziosissimi secondi, torno alla mia Annie.
Guardate che tipa è.

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