Le favole di Fedro, com’è noto, nascono sul modello esopeo nella Roma di Augusto, che conosce finalmente una tregua nella successione orribile di cinquant’anni di guerre civili. Ma la pax augustea ,oltre il velo della
Lupus et agnus
Ad rivum eundem lupus et agnus venerant,
siti compulsi. Superior stabat lupus,
longeque inferior agnus. Tunc fauce improba
latro incitatus iurgii causam intulit;
‘Cur’ inquit ‘turbulentam fecisti mihi
aquam bibenti?’ Laniger contra timens
‘Qui possum, quaeso, facere quod quereris, lupe?
A te decurrit ad meos haustus liquor’.
Repulsus ille veritatis viribus
‘Ante hos sex menses male’ ait ‘dixisti mihi’.
Respondit agnus ‘Equidem natus non eram’.
‘Pater hercle tuus’ ille inquit ‘male dixit mihi’;
atque ita correptum lacerat iniusta nece.
Haec propter illos scripta est homines fabula
qui fictis causis innocentes opprimunt.
Un lupo ed un agnello si ritrovarono insieme presso un ruscello, spinti dalla sete.Il lupo era più in alto, l’agnello più in basso. Allora il brigante, aprendo le fauci spaventose, irato iniziò a litigare con l’agnello. “Perché”, disse,” intorbidi l’acqua a me che devo bere?”. E l’agnello, di contro, tremante:” Come potrei mai fare, lupo? L’acqua scorre da te a me”- Egli, respinto dall’evidenza, insiste:”Sei mesi fa hai parlato male di me”. L’agnello risponde:”Sei mesi fa non ero ancora nato”. “Allora è stato tuo padre”, dice il lupo,” a parlare male di me”. E così, abbrancatolo, ingiustamente lo sbrana . Questa favola è dedicata a tutti coloro che opprimono gli innocenti in virtù di pretesti assurdi.
Le Favole della dittatura , datate 1950, costituiscono una sorta di apprendistato letterario di Sciascia, un insieme di prove tecniche espunte poi dallo stesso autore dal canone delle proprie opere. Qui
Sciascia testimonia, innanzitutto, la devozione per i propri maestri francesi (Montaigne e La Rochefocauld su tutti), ma recupera anche la recente lezione orwelliana di quell’apologo distopico che è Animal Farm, (La fattoria degli animali) da cui non a caso è tratta la citazione in exergo all’opera: «Non c’era da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due».
La riscrittura di Sciascia è nettamente più essenziale e graffiante, evidentemente memore del livello di perfidia paranoica propria dei regimi totalitari. Per il lupo di Sciascia, infatti, lo psicoreato di orwelliana memoria è già ragione più che sufficiente a scatenare la violenza dei più forti (forti perché armati, naturalmente, di denti, di coltelli, di kalasnikov) contro gli agnelli inermi e indifesi. Non solo Animal Farm, dunque, ma anche – direi soprattutto- 1984 (la prima edizione tradotta dell’opera, a firma di Gabriele Baldini, è dello stesso anno delle Favole)
So quel che pensi
Superior stabat lupus: e l’agnello lo vide nello specchio torbido dell’acqua. Lasciò di bere, e stette a fissare quella terribile immagine specchiata. “Questa volta non ho tempo da perdere”, disse il lupo: “Ed ho contro di te un argomento ben più valido dell’antico: so quel che pensi e non provarti a negarlo”. E d’un balzo gli fu sopra a lacerarlo.
RISORSE E NOTE A MARGINE
–Il testo delle favole di Fedro ( con traduzione italiana);
–Il sito di Salvatore Lo Reggio da cui è stato tratto il testo della favola di Sciascia;
-Le Favole della dittatura edite da Adelphi – come del resto l’intera opera di Sciascia e il contributo di Domenico Scarpa
-La favola immaginata da Mauro Biani – la sola risposta possibile alla dittatura dei lupi di qualsiasi specie e di qualsiasi tempo convinti che l’ignoranza sia forza.