Stabilimenti balneari galleggianti nella Venezia dell'Ottocento

Creato il 11 ottobre 2014 da Walter_fano @walterfano
Nel 1833 il dott. Tomaso Rima inaugurava a Venezia i Bagni Galleggianti RIMA.
Si trattava di uno Stabilimento "mobile" attraccato nei pressi della Chiesa della Salute, dotato di attrezzature per “bagni caldi e freddi, dolci e salsi, semplici e medicati, a vapore e docciature”.
Lungo 123 metri e largo 17, contava una cinquantina di camerini a spogliatoio. Fu ampliato nel 1835 e dotato di “Sirene”, gondole da bagno con sotto la chiglia una gabbia di metallo per l'immersione  delle signore.
Ecco come il tenente Remigio seduce la contessa veneziana Livia, in Senso di Camillo Boito:
"Ora ecco in qual modo principiò la mia terribile passione per l'Alcide, per l'Adone in assisa bianca, il quale si chiamava con un nome che non m'andava a' versi - Remigio.
Costumavo tutte le mattine di recarmi al bagno galleggiante di Rima, posto fra il giardinetto del Palazzo Reale e la punta della Dogana. Avevo preso per un'ora, dalle sette alle otto, una Sirena, cioè una delle due vasche per donne, grande quanto bastava per nuotarvi qualche poco ...
La vasca, chiusa intorno da pareti di legno e coperta da una tenda cenerognola a larghe zone rosse, aveva il fondo di assi accomodato a tale profondità sott'acqua che alle signore di piccola statura rimanesse fuori la testa. A me restavano fuori le spalle intiere.
... Nuotavo quant'era lunga la Sirena; battevo l'acqua con le mani aperte,
... Molte larghe aperture, appena sotto il livello dell'acqua, lasciavano entrare e passare l'acqua liberamente, e le pareti, mal commesse, permettevano, attraverso le fessure, di vedere, applicandovi l'occhio, qualche cosa al di fuori - il campanile rosso di San Giorgio, una linea di laguna, dove fuggivano leste le barche, una fetta sottile del Bagno militare, che galleggiava a piccola distanza della mia Sirena.
Sapevo che tutte le mattine, alle sette, il tenente Remigio vi andava a nuotare. In acqua era un eroe: saltava dall'alto a capo fitto, ripescava una bottiglia sul fondo, usciva dal recinto attraversando di sotto lo spazio dei camerini. Avrei dato non so che cosa per poterlo vedere, tanto m'attraevano l'agilità e la forza.
Una mattina, mentre guardavo sulla mia coscia destra una macchietta livida, forse una contusione leggiera, che deturpava un poco la bianchezza rosea della pelle, udii fuori un romore come di persona, la quale nuotasse rapidamente. L'acqua si agitò, la ondulazione fresca mi fece correre un brivido per le membra, e da uno dei larghi fori tra il suolo e le pareti entrò improvviso nella Sirena un uomo. Non gridai, non ebbi paura. Mi parve fatto di marmo, tanto era candido e bello; ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo, e i suoi occhi celesti brillavano, e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle. Ritto in piedi, mezzo velato dall'acqua ancora tremolante, alzò le braccia muscolose e morbide: pareva che ringraziasse i numi e dicesse: - Finalmente!
Così principiò la nostra relazione".

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