Da qualche tempo non scrivo di quello che mi circonda, sarà che con questa primavera che tarda ad arrivare, non si passa molto tempo fuori e non si “osserva” quello che succede nel mondo.
Questa scena l’ha vista qualche settimana fa, mentre ero fuori con i miei bassotti. La mia vicina è in fondo alla via con la bambina in braccio piangente, arriva il pullmino della scuola e la tragedia ha inizio, la mamma dice all’accompagnatrice, che si sporge dal pullmino, di prendere la bambina e di “strapparla” dalle sue braccia perché se no continua a piangere e la signora si sporge ancora di più, la prende di forza per portarla via con sé…
Assisto alla scena e quando il pullmino si allontana la mia vicina mi dice: “E’ sempre così, tutti i giorni. E se la porto a scuola io senza farla venire a prendere è ancora peggio. Tra mezz’ora telefono a scuola e mi dicono che sta giocando tranquilla, quando la vado a prendere al pomeriggio a volte si attarda con la maestra perché deve finire un gioco”.
Ho suggerito alla mia vicina un approccio differente all’arrivo del pullmino, tanto per cominciare di non tenerla in braccio, e poi di salutarla con un grande sorriso e di lasciare che fosse lei a salire sul pullmino da sola.
E sopratutto di non telefonare più a scuola perché questa sua ansia viene trasmessa alla bambina che vive così lo stato d’animo della mamma.
La mattina dopo mi sono ritrovata ancora fuori e ho visto mamma e bambina recarsi alla fermata mano nella mano. Mi sono avvicinata, ho salutato la piccola e le ho chiesto dove stesse andando, lei mi ha risposto che aspettava il pullmino per la scuola allora ne ho approfittato e le ho detto “Che bello, vai a scuola con il pullmino, ora quando arriva fai un grande saluto alla mamma e quando sei seduta al tuo posto le mandi un grosso bacio!”, poi mi sono allontanata e ho visto una bella scena emozionante, la bambina che dagli scalini del pullmino salutava la sua mamma con un grande sorriso…
Questo ha risvegliato in me alcuni ricordi di quando facevo l’educatrice.
Era normale durante gli ambientamenti sentire i bambini piangere perché non volevano entrare, era la famosa crisi dell’ambientamento, ma dopo alcuni giorni, per i più tenaci settimane, le cose si tranquillizzavano e regnava la calma e la serenità anche in entrata.
Ho deciso di raccontare questo aneddoto per spiegare che a volte non sono i bambini a non voler andare a scuola, ma sono le mamme che faticano a “staccarsi”.
Mi è capitato che mi venisse chiesto al telefono: “Visto che stamattina piangeva, posso venire a prenderlo prima, magari subito dopo pranzo…”.
La mia risposta era: “No, se deve stare qui fino a merenda, resterà fino a merenda!”.
Mi rendo conto che la risposta può sembrare cattiva, ma per il bene del bambino è necessario mantenere una linea di condotta che sia sempre quella.
Mi spiego, un bambino piccolo, non conosce ancora le ore e il trascorrere del tempo e per dare dei riferimenti per il passare della giornata gli si dice che la mamma o il papà o i nonni arriveranno dopo la pappa, dopo la nanna o dopo la merenda, questo per loro diventa un punto di riferimento importante, se per caso un giorno piange, la mamma lo viene a prendere prima, lui capisce che piangendo ottiene di andare a casa presto, e se un giorno la mamma non può venire a prenderlo prima, cosa succede?
So che le mamme vivono per i loro figli, ma amarli significa anche fargli capire che si è presenti anche quando sono da soli al nido, che poi da soli non sono!