Stagione 2013-2014: i top dell'anno

Creato il 11 luglio 2014 da Kelvin
Nell'anno dei mondiali, è destino, la stagione cinematografica va in ferie con largo anticipo: lo si può vedere dagli incassi risibili delle sale e dal numero dei film in uscita, praticamente solo fondi di magazzino.
Ragion per cui possiamo già tranquillamente stilare il nostro consuntivo annuale cominciando proprio in bellezza, ovvero dai titoli qualitativamente più belli della stagione (a giudizio insandacabile - e opinabilissimo, ovviamente - del sottoscrittto). E' stata tutto sommato una buona annata anche se è mancato l'asso nella manica, vale a dire il capolavoro, il titolo che mette tutti d'accordo. Ma i capolavori, si sa, non crescono sugli alberi (altrimenti non sarebbero capolavori), e dunque nella playlist seguente troverete sette-titoli-sette che, pur non raggiungendo l'Olimpo con un dito, sono comunque degni di menzione.
Come ripeto ogni anno, la qualità di una stagione si evince più dagli assenti che dai presenti: e anche stavolta ci sono molte esclusioni più o meno eccellenti, a testimonianza del livello più che dignitoso di questi dodici mesi trascorsi insieme. Ho dovuto infatti 'sacrificare' l'ultimo nostalgico Eastwood (con Jersey Boys), la mia adorata Sofia Coppola con Bling Ring, il notevole sci-fi coreano Snowpiercer, l'ultima delicata fatica di Wes Anderson (il tenero e complesso Grand Budapest Hotel), e anche un titolo italiano di una giovanissima regista, premiata a Cannes già alla sua opera seconda (parlo ovviamente de Le meraviglie di Alice Rohrwacher).
E allora eccoli qui i 'magnifici sette' di questa stagione, sui quali mi aspetto già le vostre critiche e le vostre controproposte... del resto è lo scopo delle classifiche, no? Anche se su qualche titolo, ne sono sicuro, saremo tutti d'accordo!
(cliccate sul titolo per la recensione completa)


1 - SEARCHING FOR SUGAR MAN (di Malik Bendjelloul)
La storia, incredibile e soprattutto vera, di un uomo diventato un idolo a sua insaputa. Una storia di miseria, caduta e redenzione, tipicamente americana (non a caso premiata con l'Oscar) e splendidamente raccontata in questo documentario musicale avvincente e appassionante come un thriller. Purtroppo il suo autore non ha potuto godersi il meritato successo... si è infatti suicidato per depressione pochi mesi dopo l'uscita del film. Un tragico e inatteso epilogo, che ti fa riflettere sul significato della vita.
2 - NEBRASKA (di Alexander Payne)
Splendido affresco sulla vecchiaia e sulla dignità della terza età, sul delicato rapporto tra genitori e figli, oltre che un convincente ritratto di un'America poco conosciuta, lontana, inimmaginabile: quella degli enormi stati desertici e spopolati del Midwest, retrogradi e ultraconservatori. Un road-movie familiare nostalgico e commovente, che ricorda tanto il lynciano Una storia vera, ma ben più scarno e disilluso. Il miglior film di Alexander Payne, cineasta sempre attento ai rapporti umani e ai mutamenti della società.
3 - LOCKE (di Stephen Knight)
Tutto in una notte. Anzi, tutto in un'ora e mezza scarsa di un film dove il tempo scenico coincide (più o meno) col tempo dell'azione. Un'ora e mezza in cui un uomo che ha deciso di fare la cosa giusta vede crollare, una dopo l'altra, le certezze di una vita. Splendida parabola sulla consapevolezza e l'importanza delle scelte, impreziosita da un regista già di culto e un interprete (Tom Hardy) assolutamente straordinario. Vero trionfatore dell'ultima Mostra di Venezia.
4 - IL CAPITALE UMANO (di Paolo Virzì)
Il miglior Virzì di sempre, che cambia radicalmente registro e abbandona i toni patinati (e fin troppo sdolcinati) delle sue ultime commedie per girare una pellicola durissima, spietata, che fotografa mirabilmente la decadenza umana e sociale del nostro Belpaese. Trama a prova di bomba, fatta di incastri e sotterfugi, ritratto agghiacciante di una nazione ormai svuotata dei suoi valori fondanti. Bravissimi i giovani interpreti, che confermano la vena di talent-scout del regista livornese.
5 - RUSH (di Ron Howard)
Quando una storia realmente accaduta è già incredibilmente cinematografica di suo, non si può fare altro che raccontarla senza stravolgerla. E Ron Howard, esperto artigiano di Hollywood, regista non geniale ma super-affidabile (che non gira capolavori ma quasi mai delude) lo fa con mestiere e padronanza, unita alla dovuta 'classicità' richiesta per titoli di questo genere. Rush è la storia di due uomini apparentemente invincibili che si ritrovano nudi di fronte agli eventi: non si parla (solo) di Formula Uno, ma della Vita stessa.
6 - LEI (di Spike Jonze)
E' davvero così difficile innamorarsi al giorno d'oggi? C'è ancora il tempo, la voglia e la forza di stringere legàmi sentimentali veri in questo mondo così pazzo e frenetico? Film bellissimo, delicato, struggente e angosciante insieme: l'amore al tempo di facebook e dei social network, raccontato attraverso la voce sensuale del computer più 'umano' che potreste immaginare... una delle più belle sorprese della stagione.
7 - GRAVITY (di Alfonso Cuaròn)
Un uomo e una donna soli, in un silenzio assordante. Un film ancestrale, che ti fa riflettere sulla natura stessa dell'essere umano. Girato in un mirabolante 3D (per una volta indispensabile) è, allo stesso tempo, la cronaca di una rinascita e una riflessione sulla solitudine di fronte alla morte. Non ci sono clamorosi effetti speciali, alieni cattivi e supereroi spaziali: qui i protagonisti sono due persone 'normali' che lottano fino alla fine per sopravvivere. Non sono eroi, ma 'soltanto' uomini.

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