Stan Lee – L’uomo dietro la leggenda

Creato il 20 febbraio 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Un giorno, nel suo ufficio, Stan osservò un insetto arrampicarsi su un muro. Questo gli riportò alla mente il suo eroe preferito dell’adolescenza, un eroe dei pulps degli anni ’30 e ’40: The Spider, Master of Men. Espose quindi a Goodman la sua idea di lanciare un eroe dai poteri ragneschi.

Stan Lee è sempre stato bravo a costruire leggende di questo tipo, così simile alla meno famosa genesi di Hawkman di Gardner Fox ma soprattutto così simile alla scintilla che fa scattare in Bruce Wayne l’idea del suo costume. Oggi sappiamo che le cose non andarono proprio cosi [1] , Lee aveva un po’ romanzato la realtà… e non solo in quel caso.
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Iniziamo a dividere i meriti che sono in discussione da quelli che sono indiscutibili. Tra i meriti in discussione ci sono la creazione dei personaggi e la stesura delle trame, tra quelli indiscutibili i dialoghi, le didascalie e tutto il controllo editoriale.

I personaggi

I meriti sulla creazione dei personaggi sono quelli più in dubbio perché sia Lee che i suoi collaboratori, Kirby e Ditko, li rivendicano.

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Jack Kirby

Le uniche concessioni fatte da Lee ai due riguardano la creazione di Silver Surfer (Kirby) e del Dottor Strange (Ditko). I detrattori di Lee fanno notare che, con la fine della collaborazione con Jack Kirby, il “Sorridente” ha smesso di varare nuove testate per nuovi personaggi [2] ed è anche vero che molte delle idee elaborate con Kirby erano l’evoluzione di concetti e personaggi già affrontati precedentemente dal “Re” [3] .

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Steve Ditko

Resta comunque il fatto che alla vera e propria creazione erano presenti solo gli interessati e quindi solo loro sanno la verità. Può darsi che effettivamente Lee abbia dato un apporto limitato alla vera e propria creazione dei personaggi, ma il suo apporto sarà fondamentale più per l’approccio che per la sostanza. La prosa delle sue didascalie instaurerà con il lettore un rapporto da meta-fumetto ante litteram, rivoluzionario per l’epoca [4] .

Le trame

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Joe Orlando

Per quanto riguarda le trame bisogna distinguere tra i diversi momenti della carriera di Lee e i diversi collaboratori con cui Lee lavora. Da subito, nello scrivere, Lee usa quello che viene chiamato “Metodo Marvel. Il “Metodo” consisteva in una breve chiacchierata con lui (o una breve sinossi scritta) da cui il disegnatore traeva le idee per il soggetto e la sceneggiatura a cui il “Sorridente” alla fine aggiungeva i dialoghi. L’esiguità degli spunti orali o delle brevi sinossi scritte porterà alcuni autori ad abbandonare la Marvel, visto che il loro lavoro da “scrittori” non era riconosciuto né nominalmente né economicamente.

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Wallace Wood

Joe Orlando, il sostituto di Bill Everett su Daredevil, si lamentò con Lee per le sue sinossi di una sola riga per ventidue pagine disegnate. Wallace Wood, che lo sostituì, sempre su Daredevil, prese da parte Lee per dirgli che era stufo di mettere tutte le idee lui e che se Lee voleva essere lo scrittore doveva scrivere. Entrambi lasciarono la Marvel. Steve Ditko invece fu l’unico che dopo aver molto insistito con l’editore si vedrà riconoscere anche nei credits il suo ruolo di soggettista. Nell’ultima parte del suo lavoro su Spiderman e Doctor Strange, infatti, Lee risulta solo come dialoghista. Per quanto riguarda Kirby, lavorare alle trame era per lui una pratica consueta in tutti i suoi lavori precedenti e il suo apporto viene riconosciuto dallo stesso Lee [5] .
Kirby, al di là del riconoscimento del suo ruolo creativo, puntava soprattutto alle “royalties” su tutto il “merchandising” derivato dai personaggi a cui aveva lavorato, quindi non si lamentò sin quando non si rese conto che tutte le promesse fattegli dall’editore (Goodman) non si sarebbero mai concretizzate. Da queste brevi note potrebbe sembrare che l’apporto di Lee alle trame sia stato limitato, ma questo è vero solo nella prima fase della produzione che porta la sua firma.

La nuova era

Kirby e Ditko furono basilari per la fondazione dell’Universo Marvel ma finirono per essere ingombranti per la gestione dello stesso, essendo due autori troppo particolari per essere costretti nella perfetta amalgama a cui pensava Lee. Kirby infilava in ogni suo racconto nomi ed esperienze personali e il genere che più l’attraeva era indubbiamente la fantascienza e la mitologia; Ditko modellò il carattere di Peter Parker sul suo oltranzismo sempre un po’ risentito e amaro e il genere a cui aspirava era il noir alla Chester Gould.
Entrambi non avevano come tema di riferimento delle loro storie l’argomento che diverrà sinonimo della Marvel: i supereroi, né lo avranno nelle loro molte creazioni senza Lee.

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John Romita Sr.

E’ qui che l’abilità di Lee diventa fondamentale. Una delle tante qualità del “Sorridente” è stata quella di riconoscere e circondarsi di grandi talenti. Una volta partito Ditko e poi Kirby, i disegnatori che trovò come sostituti finirono quasi per annullare nella memoria breve dei Marvel fans, i loro predecessori.
Se chiedete ad un “True Believer” della Marvel, qual è l’Uomo Ragno classico molto probabilmente vi parlerà di Romita. Se chiedete invece dell’autore di Silver Surfer quasi sicuramente verrà fuori il nome di John Buscema.
Tra i due, Buscema disegnò molto di più, ma fu Romita il più influente. Quando arrivò alla Marvel era in una fase della sua carriera in cui non se la sentiva più di disegnare, tanto che ri-iniziò a lavorare solo su bozzetti di Kirby. In seguito finirà per sostituire il “Re” come art-director finendo per essere lui a correggergli le tavole come quelle di quasi tutti gli autori che lavorarono per la Marvel. Lee gli disse: “Sei più Kirby di Kirby” (in realtà intendeva: “Sei più Marvel di Kirby”). Romita e Buscema saranno meno creativi e originali, dei due predecessori, nella produzione di nuovi personaggi, ma assorbiranno lo stile inventato da Kirby, producendo tavole sicuramente superiori dal punto di vista del disegno “accademico”, con anatomie e prospettive sempre corrette. Con questi autori, e poi intorno molti altri [6] , Lee arrivò a maturare il “canone Marvel” fatto di soap-opera e azione che è finito per arrivare integro sino a oggi. Lo stile Marvel maturato da Lee ha dato omogeneità ai prodotti della casa editrice. Ogni prodotto uscito dalla Marvel, anche quello al quale Lee non diede nessun contributo, finirà per avere la sua firma e la sua impronta.

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E’ sicuramente ingiusto che Kirby e Ditko abbiano finito la loro carriera quasi in miseria senza poter essere partecipi neanche in piccola parte degli enormi guadagni prodotti dalle loro opere, ma altrettanto ingiusto sarebbe non riconoscere a Lee il suo fondamentale ruolo nella definizione dello stile Marvel, arrivato quasi invariato sino ai nostri giorni.

Note:

  1. Secondo il ben documentato articolo di Giuseppe Guidi dal titolo “La creazione di Spider-man: Il mistero svelato” l’idea di Spiderman (senza trattino) fu passata a Lee da Kirby. Il personaggio su cui il “Re” aveva già lavorato era un character concepito nel 1953 da Jack Oleck e Charles Clarence Beck per la Harvey Comics, sotto la supervisione di Joe Simon. [↩]
  2. In realtà ci sarebbe il non troppo memorabile Ravage 2000 scritto da un “Sorridente” ormai settantenne e alcune testate varate molto di recente. [↩]
  3. Oltre all’idea di Spiderman, Kirby negli anni precedenti alla Marvel aveva lavorato sugli “Esploratori dell’ignoto”, i cui caratteri e prime avventure somigliavano molto a quelle dei Fantastici 4. Inoltre aveva spesso usato il personaggio di Thor in alcune delle sue serie. Nick Fury, poi, aveva già provato a proporlo in giro, dieci anni prima di arrivare alla Marvel, come racconta John Severin in un’intervista. [↩]
  4. Eccovene alcuni esempi: “Avevamo promesso al vecchio Jack Kirby che gli avremmo permesso di disegnare alcune scene spettacolari di apertura ed eccovele qui! Forza, godetevele pure… sono comprese nel prezzo!” oppure “Ed ora tenetevi saldi amici… ecco un po’ dell’azione ad alta tensione che vi avevamo promesso…!” o ancora ” Siete comodi? Siete rilassati? Avete il tempo di leggere questo racconto fino in fondo senza interrompervi? Vi preghiamo di non cominciare a meno che la vostra risposta non sia sì! Perché l’azione comincia immediatamente… e non si ferma sino all’ultima pagina! Pronti? Ecco il racconto-brivido della vostra vita!”)).
    Con i suoi dialoghi poi caratterizzerà così bene tutti i personaggi, tanto da renderli riconoscibili anche quando parlano fuori campo, lasciando questa tecnica in eredità a tutti quelli che seguiranno ((In particolare a Chris Claremont nella sua lunga e premiata gestione degli X-men. [↩]
  5. Jack contribuiva spesso alle trame, e dopo un po’ alcune erano anche sue. E anche se le avesse fatte tutte, non sarebbe stato un problema: era in gamba e mi rendeva più facile la vita quando si trattava di scrivere i dialoghi”. Da “L’uomo che sorride”, in Wiz n.5 Marzo 1996. [↩]
  6. Tra quelli più produttivi e bravi voglio citare almeno i grandissimi Gene Colan e Gil Kane. [↩]

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