Intervista ad Enzo Carella stanza 51 - 17.01.2013
Quando si ripercorre con la memoria uno dei decenni più importanti della storia della musica - gli anni '70 - è facile riconoscere in personaggi come David Bowie e Lou Reed i cantori di un'epoca dominata dalla trasgressione, e nel movimento cosiddetto "progressive" il ritorno ad una dimensione individuale, soggettiva, dopo la sbornia sociale del decennio precedente. Accanto a questi fenomeni di tendenza, c'erano i paladini di una contro cultura - Frank Zappa su tutti - che indagavano l'universo musicale a 360 gradi e senza preconcetto alcuno, dissacrando la cultura musicale dominante. C'era però qualcuno, qualche artista di frontiera appunto, che sembrava non appartenere né alla cultura musicale dominante né alla relativa contro cultura. In Italia, ad esempio, accanto alla schiera dei cantautori politicamente impegnati (maggioranza indiscussa) e ad una conseguente contro cultura del disimpegno che vide emergere interessanti fenomeni come ad esempio gli Skiantos e Franco Battiato, ci fu anche qualcuno difficile da inserire nell'una e nell'altra categoria. Penso a Lucio Battisti, ad esempio. E penso anche ad Enzo Carella. Artisti di frontiera, appunto, impossibili da etichettare. Il primo baciato dal successo, il secondo no. Proprio con Enzo Carella abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola sulla sua attività e sul mondo della musica in generale.
Stanza 51 - Un giorno Battisti affermò che sarebbe riuscito a fare hit a getto continuo ma che era arrivato il momento di sperimentare direzioni musicali diverse dalle solite. L'impressione che ho di Enzo Carella é che da subito abbia voluto rinunciare alla hit a tutti i costi in favore di una soluzione dal taglio pop-aristocratico. Sbaglio?
Enzo Carella - No, non sbagli. Ho sempre fatto la musica che piaceva a me, magari sperando che il pubblico italiano si sarebbe evoluto.
Stanza 51 - Ieri sera, dopo molti anni, ho riascoltato Mare sopra e sotto e sono rimasto sorpreso dalla modernità del brano. Quanti e quali giovani musicisti di oggi pensi abbiano raccolto e fatto proprio quel messaggio musicale che lanciasti oltre trent'anni fa?
Enzo Carella - Pochi, molto pochi, perchè per fare un certo tipo di musica bisogna essere molto preparati, bisogna averla ascoltata per una vita, averla digerita ben bene per poi riproporla in modo personale.....Hanno fatto delle cover di mie canzoni....può essere un buon inizio.
Stanza 51 - Sebbene la tua carriera abbia avuto lunghe interruzioni, sono circa trentasei anni che fai musica. Ti va di segmentare il tuo percorso artistico e dare un nome alle diverse fasi?
Enzo Carella - L'ispirazione è sempre stata la stessa, è cambiata l'esecuzione a seconda dei musicisti che avevo a disposizione. Ad esempio i primi due dischi li ho fatti con i Goblin ed avevano una connotazione rock progressive funky, musica che piaceva a tutti noi. Poi il terzo, Sfinge ,prodotto da Elio D'anna,sax degli Osanna, era suonato da tre musicisti napoletani più un inglese ed aveva un taglio più mediterraneo. Il quarto ed il quinto, rispettivamente De Carellis e Se non cantassi sarei nessuno, sono stati fatti quasi in casa, sempre con bravi musicisti, ma ho suonato molto io, dalle chitarre alle tastiere.
Stanza 51 - Ti é mai capitato di pensare che l'indissolubiltà del rapporto con Panella possa aver fatto da freno alla conquista di un successo commerciale?
Enzo Carella - All'inizio forse è stato così, la gente non capiva quello che scriveva e non lo accettava. Ma a me, nonostante le pressioni della casa discografica, è sempre piaciuto e me lo sono tenuto stretto.
Stanza 51 - È facile riconoscere le influenze musicali di molti dei nostri cantautori classici. Quando invece penso alla discografia di Enzo Carella, stento a trovare riferimenti precisi. Ci sveli le tue fonti d'ispirazione?
Enzo Carella - Blues, rock, progressive, funky, jazz, latino, musica italiana.
Stanza 51 - Sono passati alcuni anni dal tuo ultimo lavoro in sala d'incisione. Cosa sta facendo in questo periodo Enzo Carella?
Enzo Carella - La passione per la musica non se ne andrà mai, perciò, per divertimento continuo a comporre canzoni anche se purtroppo i dischi non si possono fare più....Se sarà possibile cercherò di fare delle serate in tutta italia, sperando che ci sarà abbastanza gente che mi verrà a vedere.
Stanza 51 - Ho letto da qualche parte che consideri Jimi Hendrix un grandissimo artista ma che altrettanto non puoi dire di Bruce Springsteen. Premesso che condivido in pieno la tua affermazione, ci vuoi spiegare bene la differenza qualitativa che passa tra queste due stelle del rock?
Enzo Carella - Ho conosciuto la musica di Hendrix quando avevo 14 anni....Il suo modo unico di suonare la chitarra mi ha sconvolto la vita e le sue canzoni mi hanno fatto impazzire. Aveva uno stile personalissimo ed era un grande innovatore e sperimentatore. L'ho visto due volte dal vivo, nel '67 o '68 al teatro Brancacciodi Roma e nel 70 all'isola di Wight....Quando morì ero ancora a londra....Era il mio idolo. Springsteen non mi ha fatto nè caldo nè freddo. In musica, come in tutte le cose, è questione di gusti. Sicuramente sarà un grande artista ma non l'ho seguito per niente, lo conosco appena.
Stanza 51 - Dipingi ancora? Hai mai pensato alla realizzazione di un progetto multimediale che rappresenti in pieno la tua poliedricità?
Enzo Carella - Ho lasciato perdere i pennelli. Mi sporco tutto e rovino i muri di casa. Mi piace disegnare ogni tanto,ma finisce lì.
Stanza 51 - Cosa pensi dell'idea del sito Stanza 51 di ripercorrere la storia del Rock in tempo reale, giorno dopo giorno, come se oggi fossimo ancora agli inizi del 1967?
Enzo Carella - Quando si parla di rock c'è la mia totale approvazione. Mi sembra un'ottima idea.
Stanza 51 - Cosa si sente di dire oggi Enzo Carella ai suoi fans (che non saranno moltissimi ma sono senz'altro dei palati musicalmente fini)?
Enzo Carella - Come disse Carlo Verdone in uno dei suoi primi film,solo tre parole: "lov lov lov". CIAO!