Stasera alle 21,50 su Rai 5 La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini

Creato il 04 marzo 2016 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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  • Anno: 1960
  • Durata: 100'
  • Distribuzione: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Florestano Vancini

La lunga notte del ’43 è un film del 1960 diretto dal regista italiano esordiente Florestano Vancini, liberamente tratto dal racconto Una notte del ’43 della raccolta Cinque storie ferraresi, libro con il quale Giorgio Bassani vinse il Premio Strega nel 1956. Con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, Andrea Checchi, Belinda Lee.

In una Ferrara avvolta in un clima freddo, reso ancor più tetro dal fantasma di una guerra ormai persa, nel novembre del 1943 il dottor Pino Barilari, titolare dell’omonima farmacia presso la quale ha per anni lavorato prima che una malattia venerea lo consumasse riducendolo all’invalidità, dalla finestra della sua abitazione scruta la monotona vita cittadina facendosi beffa di chiunque passi sotto il suo sguardo. La bella e giovane Anna, moglie di Barilari, incontra per caso Franco, suo spasimante prima dell’infelice matrimonio che la costringe ad una vita da reclusa. La fiamma tra i due si riaccende e Franco, scappato dopo l’8 settembre e costantemente a rischio di cadere nelle maglie del rastrellamento, pare sinceramente interessato alla conturbante signora Barilari. Sul corso principale di Ferrara, sotto gli occhi vigili di Barilari, si consuma una tragedia: l’inquietante e diabolico Carlo Aretusi, detto “Sciagura”, ambisce a sostituire il federale fascista di Ferrara, Console Bolognesi, da lui ritenuto un imbelle burocrate. Attraverso un’imboscata ordita da Aretusi e portata a termine dal fido Vincenzi, Bolognesi viene eliminato. Subito a Ferrara accorrono le squadre fasciste da altre città, inviate direttamente da Verona, dove si sta svolgendo il congresso costitutivo del Partito Fascista Repubblicano. Su indicazione di Aretusi vengono arrestati, come capri espiatori, alcuni antifascisti ferraresi e tra questi l’avvocato Villani, padre di Franco. Gli antifascisti vengono fucilati nella notte resa fredda e deserta dal clima rigido, il coprifuoco ed il terrore, proprio davanti al muretto del Castello Estense e sotto gli occhi di Barilari, sveglio e davanti alla sua finestra, che assiste impotente prima al massacro e poi al ritorno di Anna, reduce da una notte passata con Franco. Anna, consapevole che Barilari ha visto tutto, gli chiede di denunciare l’accaduto gridandogli in faccia il suo disprezzo e la sua felicità ritrovata nella nuova relazione; fugge poi da Franco per raccontargli che esiste un testimone dell’assassinio di suo padre ma Franco prima la tratta con freddezza poi, davanti alla prospettiva di conoscere la verità, la scaccia.

Anna torna a casa sconvolta, giusto in tempo per scorgere che Aretusi ha fatto visita a suo marito. L’intento di “Sciagura” è di sapere se Barilari ha visto l’accaduto ma, forse per proteggere la moglie, l’ex farmacista nega. Anna, inconsapevole del drammatico colloquio fra i due, nota solo un cenno che Aretusi fa dalla strada a Barilari e, ritenendolo uno squallido gesto d’intesa, rifiuta di salire e cambia direzione. Solamente il farmacista che lavora con lei, e che da sempre ne è segretamente innamorato, tenta di dissuaderla dall’abbandonare la sua casa ma inutilmente e la bella signora Barilari se ne va per sempre sentendosi delusa da tutti e sconfitta.
Anni dopo Franco, fuggito e poi sposatosi all’estero, torna a Ferrara e, preso atto della morte di Barilari sin da prima della fine della guerra, cerca invano Anna della quale nessuno sa più nulla. Incontra casualmente Aretusi proprio di fronte alla lapide che ricorda il sacrificio di suo padre e, davanti ai modi gentili dell’ex gerarca, risponde con altrettanta gentilezza stringendogli la mano. Quando la moglie gli chiede chi fosse quell’anziano, Franco risponde che era un capo del fascio locale ma che riteneva “…non avesse mai fatto nulla di male”. Franco continua a scegliere quindi di non sapere, rimanendo indifferente anche di fronte alla sua tragedia familiare e fugge, ancora una volta e forse per sempre, da Ferrara.

Opera prima di Vancini che risente della sua formazione neorealista intrisa però di quell’intimismo che verrà definito francese e che caratterizzerà il regista ferrarese, procurandogli accuse di riflusso che esploderanno anni dopo in quello che egli considererà il suo film più importante: Le stagioni del nostro amore. La lunga notte del ’43 anticiperà anche il filone dei film denuncia/inchiesta degli anni ’60 e ’70 di cui lo stesso Vancini sarà protagonista con La banda Casaroli, La violenza: Quinto potere, Il delitto Matteotti, Bronte – Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato e con il televisivo La Piovra 2.

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