Stasera alle 23,50 su Rai 2 Vendicami di Johnnie To

Creato il 21 marzo 2016 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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  • Anno: 2009
  • Durata: 108'
  • Distribuzione: Fandango
  • Genere: Azione
  • Nazionalita: Hong Kong, Francia
  • Regia: Johnnie To
  • Data di uscita: 30-April-2010

Vendicami (Fuk Sau nella versione originale cinese, Vengeance in quella inglese) è un film del 2009 diretto da Johnnie To.

La recensione di Taxi Drivers (Francesco Del Grosso)

Arriva sugli schermi nostrani, grazie alla Fandango, Vendicami, ultima fatica del prolifico maestro del cinema di genere asiatico Johnnie To. Presentata in concorso alla scorsa edizione del Festival di Cannes e vincitrice del Leone Nero per il miglior film al Courmayeur Noir in Festival 2009, la pellicola del regista hongkonghese trascina letteralmente lo spettatore in una spirale di violenza, in cui il sangue si mescola con il piombo e il fango. To firma un affresco marcio e senza speranza che infetta il cuore e la mente di chi lo guarda, conservando però intatta quella sottile ironia che da sempre caratterizza il suo modo di raccontare e mostrare storie e personaggi. Lo script, firmato dal fedele Wai Ka Fai, solido tanto dal punto di vista narrativo quanto da quello dell’impianto dialogico, racconta, attraverso un’impeccabile commistione di azione e dramma, un viaggio disperato, quello di un padre in cerca di vendetta, tra le strade, i vicoli e il degrado, di gigantesche metropoli come Macao e Hong Kong.

Frank Costello, killer in pensione passato dietro i fornelli, sbarca in Oriente dalla natia Francia per vendicare la brutale mattanza abbattutasi sulla famiglia di sua figlia, ridotta in fin di vita nel letto di un ospedale. Il suo unico scopo è quello rendere pan per focaccia, estirpando dalla faccia della Terra prima gli esecutori  e poi il mandante. Per farlo avrà bisogno di appoggio logistico e dell’aiuto di un gruppetto di simpatici e letali mercenari. Costello ha il volto scavato e segnato dal tempo di un Johnny Hallyday in stato di grazia che, abbandonata momentaneamente l’attività di cantante, presta magnificamente voce e sguardo di ghiaccio a uno dei personaggi più intensi e sofferti della galleria di To. Il suo è un antieroe vecchio stampo che richiama alla mente i protagonisti magnetici e misteriosi della tradizione del polar transalpino e della letteratura noir a stelle e strisce. In tal senso, il gioco citazionistico al quale ci ha sempre abituato To trova qui libero sfogo, anche se nel suo caso bisognerebbe parlare di veri e propri omaggi a filoni o, addirittura, ad autori della Settima Arte e più in generale della letteratura. Intorno e accanto a Hallyday un cast ben assortito, nel quale svetta per presenza e bravura l’impeccabile Anthony Wong, che insieme a Lam Ka Tung e Lam Suet formano un trio di sicari tra i più riusciti del recente passato.

Il film ruota interamente intorno a quella che è, a tutti gli effetti, una spietata caccia all’uomo, ma orchestrata secondo regole d’ingaggio rette da un codice quasi cavalleresco, uno dei temi chiave nella sterminata filmografia del regista hongkonghese e in quelle di altri illustri colleghi asiatici (tre su tutti John Woo, Tsui Hark e Takeshi Kitano).

Vendicami, in tal senso, si può considerare una sorta di compendio del cinema di Johnnie To, nel quale è possibile rintracciare chiaramente temi e stilemi ricorrenti come l’amicizia fraterna e virile, per la quale si è disposti anche a morire pur di difenderla perché legata indissolubilmente da un patto di sangue, l’onore, il rispetto e l’attaccamento alla famiglia o alla gang. Il tutto confluisce in film capaci di coinvolgere lo spettatore empiricamente e cerebralmente, immergendolo in atmosfere rarefatte, cariche di quella tensione che si taglia con la lama di un coltello, quelle stesse atmosfere che hanno elevato film del calibro di Election (2005), Exiled (2006), Throw Down (2004), Breaking News (2004), PTU (2003) o Mad Detective (2007).

Dal punto di vista tecnico, con Vendicami, To non raggiunge la perfezione ma la sfiora. Sparatorie che normalmente in un film targato Michael Bay o Tony Scott non andrebbero oltre la pirotecnica e confusionaria mitragliata di campi controcampi, nel film diretto dal collega hongkonghese si trasformano, invece, in coreografie animate da poetici ralenti e fulminee accelerazioni ritmiche. Le sequenze da incorniciare non mancano (la rocambolesca fuga dalla palazzina assediata, lo spettacolare conflitto a fuoco nella discarica di Macao, senza dimenticare il duello sotto la luna piena nel bosco e il memorabile epilogo tra le strade di Macao), ma questa non è di certo una novità, perché To, preservando uno stile che lo rende subito riconoscibile, ha sempre e comunque la forza e la bravura di rinnovarsi.

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