Stasera, Arsenico!: Veleni di Coppia

Creato il 22 aprile 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Giuseppe Floriano Bonanno 22 aprile 2014 teatro, vedere Nessun commento

Una coppia in abiti da cerimonia si siede a tavola per festeggiare il Capodanno: con uno smoking impeccabile lui, con un vestito nero lungo e dallo spacco generoso lei. Cosa c’è di strano? La location, per cominciare, è il salone del loro negozio di pompe funebri, con bare dappertutto che fungono da oggetti d’arredo; l’assenza di altri commensali, poi, rende la festa estremamente intima e privata, con un registratore che gracchia musica d’atmosfera (lugubre, ovviamente) e una tavola tutt’altro che adatta alla circostanza. Da questo incipit prende le mosse Stasera, Arsenico! pièce di Carlo Terron che Guido Ferrarini e Alida Piersanti, diretti da Mario Mattia Giorgetti, portano in scena al Teatro Dehon di Bologna. Terron è autore che ama proporre situazioni trasgressive, al limite del grottesco, per sviluppare la sua idea di teatro volto alla critica dei costumi, alla satira, senza rispetto, delle convenzioni, all’indagine e all’approfondimento dei comportamenti e delle contraddizioni umane. In questo caso l’attacco alla società contemporanea parte da quello che dovrebbe esserne l’indiscusso fulcro: la famiglia, e, in specie, la coppia. È da questa cellula basilare che si sprigionano gioie, dolori, odi, rancori ed amori che avvelenano o addolciscono il vivere quotidiano permeando di sé la collettività nel suo insieme. I nostri protagonisti rappresentano una coppia sui generis: Bice e Lorenzo, sembrano, infatti, all’apparenza, felici, ma vivono, in realtà, un ménage ricco di contraddizioni, sofferenze e incomunicabilità. Lei è una donna algida, estremamente concreta e fredda, completamente dedita agli affari (snocciola, tanto per dire, le statistiche sulle morti per incidenti nelle varie festività comandate, per prevedere quanti “clienti” toccheranno loro), intimamente ninfomane; lui è un intellettuale, amante delle buone letture, ma soprattutto delle profonde introspezioni, ridotto ormai all’impotenza mentale (e in parte anche fisica) per i continui, sistematici, attacchi di lei.

Due personaggi agli antipodi che apparentemente paiono “estremi” e fasulli, ma che, in realtà, non sono tanto lontani da quelli che formano le coppie tipo, in cui spesso possono più i legacci delle convenzioni sociali e dell’educazione piccolo-borghese, che non le reali aspirazioni personali finendo per imprigionare marito e moglie in esistenze vuote fatte di rancori, dispetti e odi, sopportate per la cronica incapacità a liberarsene separandosi. Ecco dunque Bice e Lorenzo festeggiare le feste comandate in una sorta di gioco al massacro in cui recitano una parte che, forse, è quella che dovrebbe essergli innata e propria, dando fiato a tutta la loro immaginifica fantasia che si esplica in un sottile gioco erotico fatto di attacchi, parate, affondi e fughe, con atteggiamenti ed espressioni verbali forti, al limite dell’indecenza. Da questo gioco di ruolo emergono verità crudeli, desideri inconfessati, spaccati di vita violentata, spesso repressi e negati in nome del rispetto di quelle squallide opportunità che li hanno legati per oltre un quarto di secolo. I personaggi si muovono, in questa ritualità indotta, verso la scoperta di quel sussulto che faccia riaccendere la scintilla della passione e dell’amore, ma, in verità, sono ben consci che la loro ricerca è volta verso qualcosa di più estremo ed orribile: l’autodistruzione e la morte!

E allora in scena diventa protagonista l’arsenico del titolo, anche se sorge legittimo il quesito: ma a chi verrà davvero somministrato il letale veleno? Al pubblico presente, ai personaggi, o a noi tutti, che, in quanto rappresentanti di una società che sa ormai solo recitare una parte, scritta dalle convenzioni, abbiamo ormai perso coscienza del nostro io più intimo e vero? Uno spettacolo pertanto molto originale, che non regala speranza e catarsi, ma che mette a nudo vizi e vezzi, senza pietà e senza perdono. Si ride poco, e sempre assai amaramente, e si resta colpiti e disorientati dal linguaggio forte, a tratti volgare ed estremo, e da comportamenti in scena trasgressivi e grotteschi, che sfiorano in alcuni frangenti il macabro ed il trash, ma sempre in linea con un testo complesso e forse troppo “intellettuale” per trovare l’apprezzamento di un pubblico non abituato ad un teatro così diretto e profondo. Bravi i due attori a reggere la scena calcando la mano laddove necessario, senza falsi pudori, completamente refrattari al possibile giudizio da penna blu dei benpensanti. Settanta minuti di teatro verità che richiede massima concentrazione e spirito completamente libero e scevro da pregiudizi e che alla fine lascia comunque perplessi e vuoti.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :