Kinetta di Yorgos Lanthimos, Rai 3, ore 1,25. Presentato a Fuori Orario.
Se avete visto The Lobster (lo consiglio caldamente, è uno dei migliori e meno scontati film dell’anno), e v’è piaciuto, allora mettete in programma di dare un’occhiata – stanotte o domani in differita – a quest’altro film del regista Yogos Lanthimos, capofila della new wave di quel cinema greco che molto di nuovo e importante ha inventato nell’ultima decade. Di Lanthimos Kinetta è il secondo lungometraggio (son cinque finora, arrivando fino a The Lobster) e viene subito prima di Dogtooth (Canino) che l’ha imposto all’attenzione dei critici internazionale e del pubblico più sensibile agli azzardi. Mai arrivato in Italia nei normali circuiti, questo Kinetta, che prende nome da una assai frequentata spiaggia sul mare dell’Attica (ma c’è anche una cinepresa che si chiama nello stesso modo), ci racconta una di quelle storie inquietanti marchio. In un albergo fuori stagione due uomini, un patito di Bmw e un impiegato di un negozio di attrezzature ottiche, mettono in scena per filmarli dei delitti – passionali e non – nati da una relazione uomo-donna. Loro complice, e primattrice è una femme de chambre dell’hotel che man mano si lascia inghiottire e ossessionare da quella finzione arrischiando la propria incolumità. La ben nota oscillazione tra vero e simulato, certo, e però qui c’è parecchio altro. Lanthimos mette a punto la sua idea di cinema, con movimenti di macchina lenti e apparentemente incerti, balbettii che intendono restituire la precarietà e l’ambiguità di quello che stiamo vedendo. Dialoghi spicci e funzionali, voci atone, nessuna partecipazione emotiva. Già si anticipa, nella recita di cose altrui e nell’immedesimazione in vite altrui, quello che poi il regista greco racconterà in Alpis (dove degli impersonator recitano a uso dei parenti inconsolabili la parte dei loro cari defunti). Piaccia o meno, e son tanti a detestarlo, un cinema tra i più esplorativi e arrischiati , con echi e debiti verso Michael Haneke e, soprattutto in questo Kinetta con il suo appassionato di macchine, verso Crash di David Cronenberg. Il senso del torbido e del patologico vengono in parte da lì, ma è certo che Lanthimos ci mette dentro parecchio del suo. Importante.