Invece, in molti avevano visto nel Jobs Act l’occasione per consumare una sorta di rivalsa, di vendetta trasversale per parificare tra pubblico e privato non diritti, tutele e garanzie, ma solo l’abolizione delle medesime. Miopi o orbi? No, ciechi completi! Abbagliati dal fuoco dell’odio, dell'invidia e di una vendetta tanto cieca quanto sterile e controproducente, in quanto non è con la teoria del “mal comune, mezzo gaudio” che si garantiscono equità e giustizia erga omnes, ma estendendo quei diritti e quelle garanzie, appannaggio di pochi privilegiati, a tutti i lavoratori! Allora, il governo finì col decidere di non estendere l’abrogazione dell’Articolo 18 al pubblico impiego. Ma la novità di oggi è che la Corte di Cassazione ha, invece, emanato una sentenza secondo la quale l’abrogazione dell’Articolo 18 andrebbe applicata automaticamente anche ai dipendenti pubblici. Milioni di italiani, ovviamente quelli che non lavorano nello Stato, hanno ripreso a bruciare d'odio, a perseverare diabolicamente in quello stesso errore e ad esultare per questa sentenza, invece di lottare per ottenere le stesse garanzie di chi ritengono “privilegiato”, innescando, per contro, un autolesionistico gioco al ribasso nel mondo del lavoro: meno diritti per tutti! Ma ecco che, dopo poche ore dalla sentenza, il ministro della Pubblica Amministrazione fa sapere che il governo metterà per iscritto nel Testo Unico del pubblico impiego che “NO, la riforma non si applica ai dipendenti pubblici”. Con buona pace degli invidiosi!
Statali licenziabili? Non è con 'meno diritti per tutti' che si ottengono migliori condizioni di lavoro!
Creato il 02 dicembre 2015 da FreeskipperInvece, in molti avevano visto nel Jobs Act l’occasione per consumare una sorta di rivalsa, di vendetta trasversale per parificare tra pubblico e privato non diritti, tutele e garanzie, ma solo l’abolizione delle medesime. Miopi o orbi? No, ciechi completi! Abbagliati dal fuoco dell’odio, dell'invidia e di una vendetta tanto cieca quanto sterile e controproducente, in quanto non è con la teoria del “mal comune, mezzo gaudio” che si garantiscono equità e giustizia erga omnes, ma estendendo quei diritti e quelle garanzie, appannaggio di pochi privilegiati, a tutti i lavoratori! Allora, il governo finì col decidere di non estendere l’abrogazione dell’Articolo 18 al pubblico impiego. Ma la novità di oggi è che la Corte di Cassazione ha, invece, emanato una sentenza secondo la quale l’abrogazione dell’Articolo 18 andrebbe applicata automaticamente anche ai dipendenti pubblici. Milioni di italiani, ovviamente quelli che non lavorano nello Stato, hanno ripreso a bruciare d'odio, a perseverare diabolicamente in quello stesso errore e ad esultare per questa sentenza, invece di lottare per ottenere le stesse garanzie di chi ritengono “privilegiato”, innescando, per contro, un autolesionistico gioco al ribasso nel mondo del lavoro: meno diritti per tutti! Ma ecco che, dopo poche ore dalla sentenza, il ministro della Pubblica Amministrazione fa sapere che il governo metterà per iscritto nel Testo Unico del pubblico impiego che “NO, la riforma non si applica ai dipendenti pubblici”. Con buona pace degli invidiosi!
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