Stati di allucinazione – Paddy Chayefsky

Creato il 19 giugno 2012 da Maxscorda @MaxScorda

19 giugno 2012 Lascia un commento

Il libro no, quello non poteva mancarmi.
Se il film omonimo di Ken Russell e’ tra i miei assoluti di ogni tempo e genere, se ho bevuto la sceneggiatura come acqua di fonte alpina, il libro dal quale tutto e’ iniziato doveva ad ogni costo essere mio. 
Tra i tanti pregi della scrittura di Chayefsky si annovera la capacita’ d’immergersi nell’argomento, lo studio approfondito e l’attenta analisi dalla quale prende vita la vicenda. I palazzi letterari eretti dall’autore si ergono maestosi grazie alla solidissime fondamenta e il suo "Stati d’allucinazione" alla pari di altri suoi scritti, segue la regola medesima. Nelle pagine conclusive dedicate ai ringraziamenti, Chayefsky scrive "Ringrazio il dr. Jeffrey Lieberman… per la sollecitudine con cui mi ha seguito… allorche’ il volume di cognizioni necessarie per scrivere questo libro mi appariva troppo enorme perche’ io potessi impadronirmene." e in qualche modo risponde seppur parzialmente alla domanda su come un romanzo di questo tipo possa essere concepito. 
Come in un sublime gioco delle perle di vetro, egli mescola cognizioni non superficiali di fisica, fisiologia, endocrinologia, biologia, psicologia, storia, biochimica, religione, antropologia  e per riuscirci serve esserne padroni e per quanto non sia impossibile, e’ certo estremamente difficile o che altro puo’ essere se non una geniale intuizione mista fortuna ed esperienza. La sua e’ una teoria unificata, eterogenea ed interdisciplinare, l’idea tanto rivoluzionaria quanto creativa di unire la fisica quantistica alla visione junghiana della memoria storica e collettiva, per intenderci la coscienza come entita’ fisica, localizzata e misurabile, riferimenti al padre della psicologia analitica che non si fermano alle teorie ma ripercorrono citandoli, i suoi viaggi in Africa e Messico
L’impianto e’ piu’ complesso o meglio piu’ dettagliato rispetto il film ma Ken Russell seppe spiegare con la giusta sintesi senza perdere in coerenza e senza semplificazioni, tagliando inoltre gli inutili seppur pochi riferimenti alla politica statunitense della prima meta’ degli anni ’70 e a qualche aggiunta che all’interno della storia non mette e non toglie davvero nulla. Non bastasse questo a stupire, la costruzione della trama e’ dettagliatamente complessa ma semplice nel totale, leggibile senza riflettere troppo sulle tante, tantissime implicazioni godendosi il viaggio oppure  offre la possibilita’ di essere discussa, analizzata, sezionata praticamente in ogni sua pagina, amplificando i gradi di movimento all’interno della storia. Se proprio si vuole trovare un difetto, forse e’ nel finale, complicatissimo da rendere a parole o perlomeno molto piu’ efficace il film che la straordinaria visione di Russell ha reso storia ma diciamolo, perche’ col romanzo rinunciare al film quando con entrambi, nell’ordine che si vuole, si puo’ avere il meglio.
Non adopero con leggerezza il temine "geniale" ma in questo caso va elevato di potenza per descrivere Chayefsky e il suo lavoro.


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