Stati Uniti d’Europa? Magari…

Creato il 26 novembre 2011 da Fabio1983
Pietro ha ragione su tutto. Se fino a pochi giorni fa nessuno di noi avrebbe creduto, nonostante il caos dilagante, al crollo dell’euro, oggi l’ipotesi pare più plausibile (ne parlano l’Economist e il New York Times). Una eventuale caduta della moneta unica significherebbe la conseguente crisi senza fondo dell’intero vecchio continente, compresa l’economia trainante della Germania. Un timore del genere, sottoscrivo ancora il pensiero di Pietro, potrebbe valere l’istituzione (finalmente) di un’unica egida chiamata Stati Uniti d’Europa. Eppure, per fantastico che sia tale scenario, continuo a credere che rappresenti soltanto una mera utopia. La dimostrazione c’è stata proprio l’altro giorno, durante il trilaterale Germania-Francia-Italia. Mario Monti si è preso gli applausi di Merkozy (che però, badate bene, l’acronimo non è affatto esplicativo di una reale convergenza tra i due) e questo, diciamolo francamente, ci ha galvanizzati come italiani. Da europei – e dobbiamo mettercelo in testa che siamo soprattutto europei se vogliamo farli, questi benedetti Stati Uniti d’Europa – c’è poco da stare allegri. Da tempo si dice che l’unico modo per costruire una grande Europa politica unita sia quello di instaurare un’unione fiscale. E infatti è ciò a cui mira la Germania. Ma per raggiungere il risultato servono strumenti adeguati, tipo gli eurobond come ha suggerito Monti. Ma qui iniziano i distinguo. Berlino ha bocciato il libro verde presentato in settimana dalla Commissione europea. Il piano di Bruxelles prevede da una parte maggiore solidarietà tra i Paesi dell’euro tramite titoli di debito comuni (stability bond) e dall’altra un controllo superiore nei confronti delle economie più deboli. Se è proprio la Germania a porre il veto (perché non vuole farsi carico di chi sta peggio di lei) è difficile credere che la strada sia in discesa. Semmai è vero il contrario. Altra questione spinosa è il ruolo della Bce, che la Francia vorrebbe prestatore di ultima istanza mentre la Germania non intende modificarne lo status. Berlino, insomma, vuole sì un’unione economica, ma alle sue esclusive condizioni, il che è un limite. Gli egoismi nazionali sembrano dunque pesare molto più della condivisione di una road map strategica per affrontare la crisi. Fermo restando, inoltre, che l’ipotetica unione fiscale necessiterà, giocoforza, di una rivisitazione dei trattati al fine di tutelare i Paesi membri dell’Ue ai margini della zona euro. Ad una economia unitaria dovrà seguire l’unione politica, interna ed estera. E anche qui gli esempi per immaginare che sia proibitivo perseguire l’obiettivo non mancano: dalle decisioni a scoppio ritardato riguardo i cambiamenti politico-sociali dei partner del Mediterraneo alle divergenze sulle eventuali partecipazioni in conflitti come in Libia dove l’Ue non è stata in grado di esprimersi compattamente. Gli Stati Uniti d’Europa sarebbero la più bella invenzione dopo il Big Bang, il completamento di un processo comunitario intrapreso tanti anni fa, ma prima di ottenerla, temo, hai voglia ad aspettare.

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