Lo scorso anno, parlando con un amico, iniziai a pormi la domanda che farò anche a voi oggi. L’amico era da sempre un accanito lettore, uno di quelli da far rientrare nei medio/forti e, come me, riteneva la lettura un’abitudine necessaria di tutti i giorni. Qualcosa andava letto, sempre e comunque, ritagliandosi lo spazio durante la giornata.
Le parole cadono dalla pagina
Mi raccontava però che nell’ultimo anno non riusciva più a farlo. Perché? Non gli mancava la voglia né l’interesse, ma semplicemente la concentrazione necessaria per leggere. Apriva un libro e iniziava, accorgendosi dopo poche pagine che non aveva letto nulla, e si era limitato a far scorrere gli occhi sulle parole. Questo perché aveva purtroppo dei problemi che gli pesavano e lo preoccupavano, distogliendolo così dalla lettura.
Come il protagonista di questo episodio di Twilight Zone, serve la fine del mondo per leggere in pace?
Ora, mi sta capitando la stessa cosa, e quando vedo che le parole sfuggono, preferisco chiudere e riprovare più tardi. Nell’ultimo mese ho rallentato infatti il ritmo, a causa di problemi della vita off line e di qualche cambiamento in ambito lavorativo che richiede impegno mentale e fisico per molte ore della giornata, a volte qualche ora anche nel week end. Così ci metto quasi due settimane a leggere un libro, quando fino a pochi mesi fa ne leggevo due a settimana.
Questo è un problema che capita anche a voi? Serve quindi uno stato ideale per un’attività come la lettura?