Onestamente dobbiamo riconoscere
che in molte circostanze la donna può essere preferibile al collega maschietto; essa è più tenace, più incline al sacrificio e in genere più impegnata nello studio doti queste che le consentono di ottenere con maggiore probabilità i risultati che le stanno a cuore. Di conseguenza temi come esigenza di autonomia, libertà, carriera, occupazione e disoccupazione sono “titoli di testa” per gli uni come per gli altri.
Questo fenomeno, sulla carta, non fa una piega è una delle tante pagine scaturenti dal processo di evoluzione e cambiamento sociale, ma nella realtà, cioè in quello spazio delle relazioni umane della vita quotidiana dove si intersecano magnificamente ruoli e significati: sguardi, linguaggio verbale e non verbale, emozioni, sentimenti, intenti, la dove le persone (per usare un termine del momento) si connettono con i propri simili, c’è perplessità e smarrimento, quasi un’atmosfera di lutto.
La donna è cambiata: ha imparato a bestemmiare, ha imparato la volgarità nel parlare e nell’agire, ha imparato ad aggredire ad essere spietata per ottenere vantaggi, ha imparato a bere, a sballarsi, a derubare i vecchietti, a spacciare, ha perso stile, poesia e pudore. La donna ha imparato ad usare ed abusare del potere, sa essere tirannica e determinata, spietata.
La donna si sta appropriando di tutte quelle caratteristiche che un tempo si ascrivevano, quasi esclusivamente, agli uomini peggiori, quelli cattivi e più grevi! La donna ha tradito se stessa.
Ha rifiutato il titolo di regina della casa. Ha rinnegato la sua femminilità, la dolcezza, ha abbandonato quella delega speciale ad amare incondizionatamente ed educare i figli nell’amore; ha abbandonato il focolare che non è più luogo di rifocillamento, di amore e di consolazione, ha abbandonato i figli, ha abbandonato anche l’uomo.
La donna non ama più, calcola tutto, pianifica freddamente per avere … avere … avere, ma cosa? Essa aveva tanto e non se n’è mai accorta, né si è accorta di quanto fosse indispensabile e quanto riuscisse a dare ed avere dagli altri.
Le pagine della sempre più macabra realtà quotidiana sollevano un dubbio: ma è questa l’evoluzione? Evolversi non vuol dire elevarsi, crescere e migliorare la qualità della persona e della vita? Può quanto sopra, e quanto noto a noi tutti, essere considerato miglioramento? Forse stavamo meglio quando stavamo peggio!
Dott.ssa Elisabetta Vellone