STAY TUNED #9 | 5 dischi del 2015 da non perdere

Creato il 18 novembre 2015 da Carusopascoski

Ritorna con la ottava puntata la mia minirubrica di lapidarie selezioni musicali dell’anno in corso: 3 righe x 5 dischi usciti nel 2015 + link a una canzone per disco, per dar spazio alla musica e non al catechismo del recensore di turno. Stavolta tocca a:  New Order, Julia Holter, Pugwash, Protomartyr, Sufjan Stevens. 

New Order – Music Complete

E chi se lo aspettava un ritorno su questi livelli. New-wave col computer o synth-pop contaminato dal sound di “Substance”, tra dinamiche moroderiane, incisivi affondi post-punk e omaggi ai Joy Division che furono. 1° disco senza Peter Hook in preda a retromanie imbarazzanti, Bernard Sumner leader incontrastato e tante collaborazioni d’oro (Iggy Pop, Chemical Brothers…).

Julia Holter – Have You In My Wilderness

Tra qualche decina d’anni potremo dire ai nipotini che eravamo giovani quando Julia Holter aggiornava il pop del XXI secolo tenendo unita la tradizione tra Scott Walker e Laurie Anderson, tendendo sempre a quella Nico che come un’ombra si aggira nei meandri eterei delle sue canzoni profonde, colte ed emozionanti. Praticamente, dovremmo dire: perfette. O gridare al miracolo.

Pugwash

Amo tutto ciò che ha dentro Ray Davies. E qui collabora, insieme ai leader di Xtc, Divine Comedy, Electric Light Orchestra, a un disco pop-rock micidiale, con non meno di 5-6 singoli killer e neppure un solo brano sacrificabile per la quota estetica finale. Ma ci sono anche i Monkees, i Beach Boys e tante altre influenze frullate insieme con personalità e gusto raro. Godetene.

Protomartyr – The Agent Intellect

Un tiro e un crooner della madonna. Ecco i migliori pregi del secondo disco dei Protomartyr, band di Detroit che sembra virare più verso gli Wire rispetto all’influenza dei Fall nel loro disco d’esordio. Capaci di brutali assalti post-punk, la band qui non eccede mai la misura e suona come un nervo teso pronto a esplodere, ma che preferisce mantenersi teso dal primo all’ultimo minuto.

Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

Scordatevi quello che voleva stupire tutti, fare un disco per ogni stato degli U.S.A., che ha reinventato il cantautorato indie, per poi divenirne il massimo esponente. Immaginatelo raccontarvi – chitarra e voce – il suo rapporto impossibile con una madre assente e malata e depositarvi grazia miracolosa come fu per la canzone per il serial killer John Wayne Gacy Jr. Per un intero disco.

* Articolo pubblicato su MeMeCult – http://www.memecult.it/stay-tuned-5-dischi-del-2015-da-non-perdere-7/