Il 14 aprile 2014 verrà ricordato (anche) per le dimissioni di un dirigente e manager storico per la Ferrari. Stefano Domenicali, dicono, non ha poi troppe colpe. Ma da quando ha sostituito Jean Todt a partire dal 1° gennaio del 2008, come Direttore della Gestione Sportiva, non c’è più stata pace. Dopo la stagione in cui subentrò e che portò alla conquista dell’ultimo Mondiale costruttori – il 2° posto di Massa e il 3° di Raikkonen nella classifica piloti – poi è stato uno sfacelo: un 2° posto, un 4° posto, tre 3° posti nel Mondiale costruttori.
Stefano Domenicali, 6 anni imperdonabili e le colpe (degli altri…)
Inaccettabile per la blasonata scuderia che si è vista fare le scarpe da Brawn Gp, RedBull e oggi (pare) Mercedes. Sei anni senza successi, con problemi per lo più di natura tecnica e strategie condotte maldestramente. Come nel 2008, a Singapore, quando il bocchettone della benzina rimase attaccato alla monoposto di Massa che chiuse 13° e vide il Mondiale compromesso. Come nel 2010, quando Alonso dovette maledire il responsabile delle strategie Chris Dyer, per averlo fatto rientrare anticipatamente ai box ad Abu Dhabi: finì imbottigliato nel traffico. Dyer non cercò alibi: “Avevamo la macchina, la squadra e il pilota per vincere il titolo, ma non ci siamo riusciti perché abbiamo preso una decisione strategica errata, inutile cercare scuse”.
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Un cambio interno, scelte forti, strategie diverse. È questo il tempo. L’anno scorso si è deciso di affidare a James Allison il ruolo di Direttore Tecnico del telaio. Ora, Domenicali lascia, nel momento in cui occorre svoltare, anche a costo di veder saltare qualche testa. La sua ha deciso di portarla altrove da solo, ed è un esempio anche questo.
Ho fallito? Mi faccio da parte. Non tutti sono in grado, anzi. Nel mondo e nel tempo del culo incollato alla poltrona è un gesto degno di nota. Ora toccherà a qualcun altro, innanzitutto a Marco Mattiacci presidente di Ferrari Nord America che ne prenderà il posto, poi a qualcuno lassù – non in cielo, ma un po’ più sotto – forse a Montezemolo, per rimboccarsi le maniche e vedere di dare un’altra sforbiciata; questa volta tra i progettisti. Ma attenzione a pensare che tolti due o tre nomi le cose tornino a ingranare: “Siamo in Italia, la gente è abituata a ragionare con la logica calcistica. Crede che il capo del reparto corse sia come l’allenatore di una squadra di calcio. Ma è una stupidaggine colossale. Se cambi il Domenicali di turno, la situazione non cambia in modo radicale”, ha commentato Leo Turrini, uno dei massimi esperti del settore.
Per quello, occorrerà certamente altro tempo.