Stefano Marcelli e la “Madre di tutti”: libro e autore cult

Creato il 27 novembre 2010 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

a cura di Iannozzi Giuseppe

libro e autore cult

Stefano Marcelli è nato l’11 novembre 1958 a Foggia. Vive e lavora a Darfo Boario Terme. Con Fazi Editore ha esordito nel 1997 con Il dio femmina stuprato nel bosco.

1. Chi è Stefano Marcelli?

R. Nessuna domanda è più difficile di questa. Il nome, la professione, lo stato civile non bastano. E neppure il conto in banca e il numero di amanti e le volte che sei apparso in televisione. Niente sembra colmare la domanda antica: “CHI SONO IO?” Per questo esistono da un lato la scienza e dall’altro la letteratura. In ogni caso chi leggerà l’intervista vorrà sapere chi sono. Dunque userò un’espressione di moda: Stefano Marcelli è un OGM: Organismo Geneticamente Modificato, nella variante MLM: Medico Letterariamente Modificato.

2. Come ti sei avvicinato alla letteratura? Quali difficoltà hai incontrato?

R. Avevo scritto alcuni libri di medicina, e dalla laurea fino al 1994 letto quasi esclusivamente libri di medicina, o comunque saggi. Gli ultimi libri di finzione li avevo aperti al liceo e all’università. Per caso (ma esiste il caso?) iniziai a leggere “Il capitan Fracassa” di Teophile Gautier. Un personaggio minore del romanzo, tale spadaccino napoletano Girolamo, mi ha tormentato nei sogni e nelle fantasie, mi sembrava che fosse stato liquidato dall’autore senza ricevere la giusta attenzione. Così per gioco ci ho scritto un racconto: “Girolamo, il napoletano”. Poi ne ho scritti altri e quando ne ho avuto una raccolta ho cominciato a spedirla agli editori, ma nulla. Allora ho cominciato a scrivere alle persone famose che mi erano simpatiche di cui avevo letto dei libri. A Arrigo Levi spedii il racconto “L’Ebreo Stanziale”, che gli piacque molto, mi fece i molti complimenti ma grazie a dio mi suggerì soprattutto di scrivere romanzi, perché i racconti – tenne a precisare – sono appannaggio di autori già affermati. Allora presi uno dei racconti che ritenevo migliori: “Lo strano caso del bambino degli alberi” e lo espansi fino a farlo diventare “Il dio femmina stuprato nel bosco” che è il mio romanzo d’esordio.

3. Come nasce “Madre di Tutti”? Quale la tua fonte di ispirazione?

R. Come dicevo prima, gran parte dell’attività intellettuale dell’uomo gira vorticosamente attorno alla domanda “Chi sono?”. Madre di tutti è una risposta letteraria all’angoscia di questo tipo di vuoto. Sì, io sono Stefano Marcelli, tu sei Giuseppe Iannozzi, e allora…? Il nome significa poco, la firma di un atto notarile, di un contratto (di quelli in rete alla Microsoft) che non siamo riusciti a leggere, che non avevamo voglia di leggere perché in inglese, che non capiamo. Forse è un po’ come la verità filosofica, che si trova soltanto mentre la si cerca. E il romanzo è un ottima torcia per illuminare il mistero dell’Esistenza. Questa è stata la mia ispirazione, oltre al dipinto e alla lettera del 1544.

4. Come è cambiato il tuo rapporto con la scrittura? “Madre di tutti” mi sembra decisamente un romanzo più complesso, sofferto e maturo rispetto a “Il dio femmina stuprato nel bosco”.

R. E’ il dio femmina che mi ha fatto maturare. Lì dentro ci avevo messo la mia sensualità con il tentativo di controllarla, in questo tutta la disperazione di uomo che ha superato la metà della propria vita terrena con il tentativo di accettare la fine inesorabile. Ecco che viene in aiuto la Madre che mi ha generato, che ha generato tutti.

5. “Madre di Tutti” è un romanzo profondamente allegorico che fa abile commistione di realtà e finzione: là dove l’ossessione è dickiana, subito cangia in favola surreale. Leggendo il tuo romanzo ho avuto l’impressione che P. K. Dick e Dino Buzzati siano stati sempre al tuo fianco, con il loro spirito.

R. Io credo che dopo la morte si continui per un certo tempo a fare quello che si faceva da vivi, perciò la tua impressione secondo le mie credenze è esatta.

6. Nel 1544, a Sassofratto in Valcanale durante il papato di Paolo III, il pittore Immanuel Novazio, detto il Pota, finisce al rogo per eresia. Motivo della condanna: l’aver dipinto, su commissione del Principe Alberto Federici, una Vergine Maria di colore, con gli attributi della divinità pagana venerata a Efeso come Madre di Tutti e un pesce d’oro al posto del Bambino Gesù. Potresti spiegarmi chi era Immanuel Novazio e il Principe Alberto Federici? Il loro rapporto con la religione? Con la dimensione del “non conosciuto”?

R. Ammetto che il dipinto di Immanuel Novazio e la lettera manoscritta avrebbero meritato un romanzo storico piuttosto che un romanzo fantastico. Tuttavia io non sono in grado di scrivere romanzi storici, perché me ne manca il metodo. La mia fantasia, come ha scritto Massimo Onori sul Diario nella recensione al dio femmina, è “lussureggiante” ed esercita una dittatura assoluta sulle altri qualità del narratore. Così io DEVO alterare la realtà, non ne posso fare a meno. Mentre Immanuel Novazio è esistito, e lo provano il dipinto e la lettera, il principe Alberto Federici ha sostituito nella finzione il cardinale Alberto di Brandeburgo, cui il dipinto è indirizzato. Il rapporto del cardinale Alberto con la religione (che in parte corrisponde a quella del principe Alberto del romanzo) era molto conflittuale, perché la Riforma Luterana incombente stava sradicando la concezione cattolica (e anche Mariana) del mondo occidentale. Non so se ti ho risposto in modo attinente, scusami forse non ho capito la domanda. Sono un bambino intelligente, ma non mi applico – lo dicevano le maestre a mia madre!

7. Martina, forse la protagonista assoluta, di “Madre di tutti” sostiene di essere la reincarnazione della Madonna nera del dipinto: ma chi è la “Madre di Tutti”? Chi è Martina?

R. Il lettore è sempre libero di dire la sua, perché il romanzo è una traccia e il lettore ci costruisce la sua visione personale dell’oggetto. Secondo me, e ti rispondo come lettore, il protagonista del romanzo è Boston: il macigno spaccato. La Madre di tutti è la prima donna, o la prima sequenza di DNA da cui tutto ciò che è vivente discende (o forse sarebbe meglio dire “sale”). Io però sono propenso a distruggere la teoria che “vivente” sia solo chi “è irritabile e si riproduce”. Perciò considero i sassi dei VIVENTI.

8. “Madre di tutti”, oltre ad essere un fortissimo concentrato di fantasia e realtà, è anche un atto di accusa contro gli orrori del nazismo?

R. È un atto di accusa alla vita con la v minuscola. Perdonami la citazione fuori luogo e da teen-ager, ma come canta Tiziano Ferro (“E’ la vita che unita al dolore si ciba di te e della tua strada sbagliata”), la vita contiene il nazismo e la liberazione dal nazismo, l’egoismo e l’altruismo, la notte e il giorno, tutto in conseguenza della rotazione terrestre. E’ soprattutto questa che il romanzo accusa. Se la rotazione terrestre non ci fosse non ci sarebbero lo yin e lo yang, tutto sarebbe Origine e Perfezione. La nostra “povera” mente interpreta e comprende i fenomeni solo in base agli opposti: non c’è bello senza brutto, non c’è pace senza guerra, non c’è vita (con la v minuscola) senza morte.

9. Come sei riuscito a incastrare in una unica soluzione narrativa accadimenti, apparentemente, tanto diversi fra di loro? Eresia, nazismo, la realtà storica di oggi, ma anche la teoria della deriva dei continenti, convivono in uno stessa dimensione narrativa, o è solo una illusione del lettore?

R. Mi piace la miscela, forse perché ho viaggiato per molti anni in Vespa J. Quella perfetta era al 2% altrimenti il motore si metteva a fumare. Una volta la misi al 10% e la vespa faceva un fumo incredibile per tutto il quartiere in cui scorrazzavo. Era divertentissimo lasciare quella scia, ma poi mi hanno arrestato i carabinieri eh eh… Dunque miscela ma alla dose giusta. Scherzi a parte, credo che sia una mia caratteristica, quella di mescolare i generi letterari. Mi piace molto la Storia, così come l’Avventura, così come l’esperienza di Formazione. Anche il dio femmina è costruito con gli stessi ingredienti di genere, anche se in modo meno evidente. Il lettore, lo ripeto, crea la propria visione, un film personale, a partire da una traccia e le opere universali sono proprio quelle che forniscono una traccia condivisibile da lettori di epoche, culture e latitudini differenti. Ciascun autore (pittore, cantante, romanziere) si augura di essere il più universale possibile, e non solo per motivi economici. La spinta al successo, la vera spinta è di natura narcisistica (in senso psicanalitico) e forse l’arte è soltanto la capacità di saperlo dosare estraendone le qualità universali.

10. L’elemento fantastico del romanzo, un “romanzo all’indietro”, riflette una religiosità che si spinge oltre le molteplici culture ed esegesi delle tante religioni, che sono terreno di contrasti fra popoli e uomini. La fantasia e la religiosità diventano un tutt’uno come ne “La trilogia di Valis” di P. K. Dick”? Forse sbaglio. Correggimi.

R. Ci sono forti somiglianze, è vero. La trilogia di Valis è però un romanzo introspettivo che nasce (lo sappiamo a posteriori) da un disturbo circolatorio nella “geniale capoccia” del Nostro. Madre di tutti invece nasce probabilmente da un disturbo della comunicazione. Purtroppo non sono molte le persone che si chiedono realmente chi siano, da dove abbiano avuto origine. Io sin da ragazzino sono spesso stato zittito e isolato per queste mie domande. Ero un po’ in anticipo, forse, ma le generazioni attuali, che molti considerano a torto superficiali, si pongono in numero maggiore queste domande. Si sta sviluppando la coscienza planetaria e fuori dalla Terra, nello spazio siderale, non ci sarà più la dittatura del ciclo notte-giorno e neppure quello stagionale. L’uomo ha cercato il fuoco e la luce, e ora vuole averli sempre con sé. Forse sono andato fuori tema rispetto alla domanda. In ogni caso le religioni cercano tutte “la Luce” e questo è il tema ossessivo della Madre di tutti.

11. La lettera di Immanuel Novazio: “Illustrissimo et Excellentissimo Padron mio la Vergine del vostro sognio: in sembiante di affricana ignuda coi molti seni et il pesce d’oro in vece del Divino Infante sta ora dinanzi ai miei occhi. Tale la feci et avria ragione chi me dicesse matto di aver preso  la commisione ai tempi che correno. Confesso che sommare il pechato di eresia alla già trista anima mia non fu sanza rimorsi. Ho ben vivo il ricordo del dì che arivaste alla oficina del maestro Giovanni per comandare la vostra tela sotto conditione ch’a farla fossero le stesse mani che fecero la pala in Sancta Maria et i ritratti agli sposi Brembati. El maestro Ve indicò el pota: omo che avea passato dieci anni in le galere dei Vinitiani quale condanna di una azione scelerata. Da che la mia historia ve era cognita apresso me diceste a soli avermi scelto e   perché   per il talento e perché chi ha esperimentato la prisone sa retignir secreti. Nissun sa del mio lavoro e della Vostra volontate se non la fidele serva Amel de chi trassi la figura di Nostra Donna e Dio che ogni cosa vede. Però non poco da pensare mi danno quelle parole che ier sera fra Paolo il capucino disse encontrando Amel in la via e che ella me reportò stamani: “facia negra di cagnia” dua fiate la ingiurò come lo inquisitore è uso appelare chi adora la notturna stregha. Per questo mi brigo di non pensare a cosa verrà quando il quadro sarà in una chiesa sotto li occhi di molti. Vorria sperare che questa madre di tutti gli omini come Voi la intitolaste al castello tengo lontani da noi gli sbirri del tribunale e la menacia del rogho: già troppi ne vidi in torno. Pure sotto la Vostra Potestate e nella casa del Vostro cavalier Nappo confido che la tela dipinta et io passaremo salvi questi tempi calamitosi. Avendome remunerato avanti et in soprabondanza del prezzo pactuito ad opera finita me sento in debito a non averla anchora consegniata. Questa è per dirvi che sarà Vostra in novembre che i colori son quasi secchati e non ho giunte da farvi. Come dimandaste ve missi el mio nome ma al contrario di Voi son certo che Dio per quanto granda la Sua bontate  non mi darà la gratia della memoria dei posteri come pittore più del omicida che pel vizio del vino e per passione fui. Altro non dirò se non che baso le mani di V. Ex.tia” Quanto devi alla lettera e al quadro del Novazio per spiegare la morale di “Madre di tutti”? E’ possibile dire che “Madre di tutti” nasconde una morale?

R. Ci ho pensato a lungo: se una morale esiste nella “favola” Madre di tutti, è quella dell’Obbedienza, naturalmente dopo aver disobbedito, altrimenti non avrebbe alcun senso. Lo prova il finale, ma non voglio dire nulla per non rovinare la lettura a chi non ha ancora iniziato il romanzo. Il dipinto e la lettera sono stati determinanti. Sia per via dei molti dubbi che genera ogni oggetto antico e privo di riferimenti storici certi, sia (per quanto attiene alla morale del romanzo) per  il fatto che il pittore “ubbidisce” al committente del dipinto e si caccia nei guai. Il fatto che oggi si parli di un dipinto del 1544 che è rimasto al buio per quasi mezzo millennio forse è una ricompensa all’Obbedienza di quel lontano giorno. Se le anime restano legate al mondo materiale con un filo invisibile, Immanuel Novazio ora sta vivendo un intenso momento di gloria.

12. Gesù Cristo e la Madonna sono “fantasmi in carne e ossa” che accompagnano i personaggi della tua storia: il “pesce d’oro in vece del Divino Infante”, come è riportato nella lettera del pittore, sostituisce il Bambino Gesù che le Madonne della tradizione portano in braccio. Puoi spiegarmi?

R. Non posso fare a meno di essere cristiano, non solo perché me lo hanno insegnato i miei genitori e i miei precettori. Oggi, quando diciamo la nostra data di nascita ci riferiamo all’anno preciso dalla nascita di un Uomo, che allora era il prototipo di un’umanità in divenire. Il pesce rosso di Lisa è il Cristo, e per questo nel romanzo gli ho dato il nome di Pasqualino.

13. “Madre di tutti” è un romanzo che sfugge a qualsiasi etichetta, almeno a mio giudizio. E’ prepotentemente reale ma allo stesso tempo fantastico, un romanzo all’indietro. Perché un “romanzo all’indietro”?

R. All’indietro perché volevo che il lettore (e il critico) sapesse subito che la vicenda si svolge a ritroso, un “aiutino” a non perdersi, in fondo lo scrittore è una sorta di guida: Storia contemporanea, Rinascimento, Impero Romano, una pausa nei tempi moderni e poi giù nella Preistoria, dove la protagonista conosce l’Origine di tutto, mentre nel Prologo, che è l’ultimo capitolo, il lettore incontra l’Io narrante, il costruttore della storia. Si alza il sipario e gli attori e il regista fanno l’inchino.

14. Nella letteratura italiana non mancano esempi eccellenti di fantascienza che, però, sono stati scritti da autori che mai si sono detti interessati alla science fiction: Sebastiano Vassalli, Luce D’Eramo, Diego Cugia, Stefano Benni, e tanti altri. Quale la grande differenza fra mainstream e letteratura di genere? E, soprattutto, esiste una differenza?

R. La fantascienza, lo ha scritto Dick, è soltanto una specializzazione della fantasy. Non credo di essere abbastanza preparato per continuare a rispondere a questa domanda. Finirei per dire degli spropositi e perdere credito! Ti prego di lasciarmi “skippare” oltre J.

15. In una mia domanda precedente, una delle prime, dicevo che “Madre di tutti” mi sembra un romanzo sofferto: hai investito parecchio tempo e energie per scriverlo, ma il risultato è stupefacente. E’ opera profonda, matura, che oggi, se Dick fosse ancora vivo, non mancherebbe di lodare. A questo punto, giacché nel romanzo ne parli, chi sono i vivi-vivi, i morti-morti, i morti-vivi e i vivi-morti? Simulacri?

R. Si tratta entità reali, categorie di funzioni mentali. Mi fa piacere che tu ci abbia puntato il dito. È una mia credenza personale, ovvio, ma chi si interroga sulla morte, sull’origine della vita, è un vivo-vivo, mentre chi vive superficialmente è un vivo-morto. Pensaci: se l’anima esiste, noi siamo SEMPRE MORTI, anche se per qualche anno siamo vivi in un corpo biologico. Soltanto non ne abbiamo coscienza, e che altro potrebbero essere le religioni se non dei mezzi per farci prendere consapevolezza di essere MORTI mentre siamo ancora in vita?

16. Il tuo rapporto con la letteratura: chi sono i tuoi autori preferiti, quelli che ti hanno maggiormente formato?

R. Anche qui mi piacerebbe “skippare” oltre, perché sicuramente rischio di dimenticare nomi importanti che non sarei più in tempo ad aggiungere. Sento però che se non lo facessi sarebbe offensivo nei tuoi riguardi e in quelli dei lettori di Intercom. Riguardo alla mia formazione, che è ancora in embrione, sono in debito con molti Maestri. Ti butto giù dei nomi così come mi vengono, alla rinfusa. Ho già citato Gautier e Dick, ma ci sono anche: Singer, Yehoshua (il cui Signor Mani ricorda vagamente la struttura all’indietro di Madre di tutti),  Eco, Baricco, De Carlo, perfino Ammaniti che è più giovane di me. E ancora: Mark Twain, Collodi, Andersen, Collodi, Dickens, Butler, Dumal, Bradbury, Dumas, Hugo, Verne, Baudelaire, Faulkner, Ortese, Buzzati, De Propris, Ceronetti, Crichton, Grisham e King… e poi Virgilio, Orazio, Luciano, Ovidio, Sheakespeare. Meglio smettere, perché le mie letture non seguono alcun criterio logico.

17. Se dovessi darmi un consiglio, mi diresti che per partorire storie ben scritte come le tue, dovrei…

R. Leggere, ma soprattutto leggere quei libri, finiti i quali hai addosso una voglia matta di scrivere. Scusa il paragone, ma qui il medico prende il sopravvento sul letterato, se non mangi non puoi defecare e la qualità della defecazione (perché anche in questo dominio ci sono cacche buone e cattive, belle e brutte dipende direttamente dalla qualità degli alimenti e dalle capacità digestive dell’organismo. Dunque ancora leggere e leggere, ma solo ciò che ti nutre e non ti provoca allergie e intossicazioni, e che produce uno scarto originale, che andrà a finire nelle tue dita, sulla tastiera del tuo PC e nei tuoi scritti.

18. Stefano Marcelli si interroga allo specchio: una domanda che rivolgeresti al tuo “io” riflesso…

R. Zzzzzz… Scusa, mi avevi fatto un’altra domanda difficile?

19. I progetti per il futuro: potresti anticipare qualcosa? Sei già impegnato a scrivere un nuovo romanzo?

R. Il mio futuro è già scritto, ma ne conosco soltanto una parte. Mi auguro di avere un numero di lettori sempre crescente, così non dovrò troppo preoccuparmi di sottrarre lavoro alla professione di medico e alla mia famiglia. Ho capito però che sono uno scrittore la cui fama non arriva improvvisa. A proposito, è notizia di questi giorni che la Reclam (casa editrice storica di Mann e Ibsen) tradurrà in tedesco il dio femmina. A distanza di cinque anni dall’uscita. Ogni due-tre mesi qualche lettore entusiasta mi scrive e questo è un segno che i miei lavori sono vivi anche se si muovono piano. Per quanto riguarda il terzo romanzo, ho in testa tutto il plot e ne ho già messo una traccia consistente su un file.

20. In ultimo: chi dovrebbe leggere “Madre di tutti” e perché?

R. Chiunque si ponga domande sull’esistenza, a cui la scienza non può dare ancora risposta, perché la “Madre di tutti” è un avventuroso viaggio alle sorgenti del Nilo Interiore.

21. Grazie Stefano, sei stato gentilissimo e davvero molto esaustivo. Tanti auguri per la tua carriera artista e umana. E, ovviamente, in bocca al lupo…

R. Grazie a te per avermi dedicato il tuo tempo. Ti auguro ogni bene. Ciao


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