I numeri degli obiettori oggi sono davvero bulgari, oltre l’80% degli operatori sanitari (70% di ginecologi) non praticano la soppressione del feto umano. Ad opporsi a questo diritto c’è il solito gruppetto di fondamentalisti governati, su questo tema, dal giurista Stefano Rodotà, per il quale: «a più di trent’anni dall’approvazione della legge sull’interruzione di gravidanza, la possibilità dell’obiezione di coscienza dei medici andrebbe semplicemente abolita», come ha scritto recentemente su Repubblica. Ad esso ha risposto, anche il magistrato Giacomo Rocchi, giudice presso il Tribunale di Firenze. Qualche giorno fa aveva già risposto il neonatologo Bellieni. Ricordiamo che l’obiezione di coscienza è stata riconosciuta proprio un anno dal Consiglio d’Europa.
Secondo il guru dei pro-death italiani, «quando la legge è stata approvata, la clausola dell’obiezione di coscienza era ragionevole e giustificata: i medici avevano iniziato la loro carriera quando l’aborto era addirittura un reato ed era comprensibile che alcuni di loro opponessero ragioni di coscienza». I nuovi medici, secondo Rodotà, iniziano a lavorare quando l’aborto è un diritto e quindi non possono opporre “ragioni di coscienza”. «In questa frase», spiega Rocchi, «è racchiusa la concezione che ha Rodotà, sia dell’arte medica che del lavoro dei giuristi». Gli abortisti pretendono che la coscienza dei medici coincida obbligatoriamente con il dettato della legge.
Ma comunque non stupisce più di tanto questa violazione della libertà da parte di Rodotà. Riflette Rocchi: «quando si è violato il diritto fondamentale alla vita, davvero è possibile rispettare la libertà di coscienza dei medici? E per quanto tempo ancora gli obiettori di coscienza non saranno discriminati per legge (a partire dai bandi per l’assunzione riservati ai non obiettori, che Rodotà propone)?». Rodotà sostiene anche che i medici non obiettori sono «medici di serie B che fanno solo aborti, con il rischio di una dequalificazione professionale». E Rocchi replica ancora una volta ironico: «non sarà che la qualificazione professionale si ottiene curando il paziente e non sopprimendo bambini?».