Steph Curry, il focus sulla parabola perfetta

Creato il 12 giugno 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Steph Curry è il playmaker titolare dei Golden State Warriors in NBA ed è da molti considerato come il miglior tiratore di sempre

Nelle ultime tre stagioni NBA, tra regular season e play-off, Steph Curry ha saputo imporsi come miglior tiratore della lega frantumando record appartenenti a leggende come Ray Allen. Nella sola stagione 2014-2015 ha stabilito il primato di triple segnate nella stagione regolamentare, 286 con il 44%, e il record di triple segnate nei playoff, 81 in 18 partite (con almeno altre due gare da giocare). Per rendere l’idea della grandezza di Steph Curry, i record precedenti appartenevano a Ray Allen, che nella stagione 2005-2006 ne segnò 269 con il 36%, e a Reggie Miller, che nella post-season del 2000 andò a segno dall’arco solo 58 volte in 22 incontri. Steph Curry è diventato inoltre il giocatore più veloce di sempre a raggiungere quota 100 triple segnate nei play-off, impiegando solo 28 partite, sbaragliando la concorrenza dei predecessori Reggie Miller (44) e Ray Allen (35).

La tecnica di tiro di Steph Curry

Gli arcobaleni dipinti da Steph Curry nascono in primo luogo dall’allineamento con il canestro, che varia leggermente dalla situazione di gioco da cui nasce la conclusione. Il 30 di Golden State crea alla perfezione una L rovesciata tra gomito, spalla e anca destra, con l’avambraccio inclinato leggermente verso l’interno e il pallone sostenuto lateralmente da tutto il palmo appena sopra l’occhio destro. Il pollice e l’indice della mano destra formano una V sulla palla, mentre la mano stessa ruota in direzione del ferro contemporaneamente all’estensione del braccio. Prima che i piedi si sollevino dal parquet, Steph Curry ha già disegnato la caratteristica L rovesciata e sfrutta l’energia derivante dal salto per imprimere la giusta forza alla sfera.

Essendo un tiratore destrimano, Steph Curry tende a indirizzare le punte dei piedi verso sinistra. Il meccanismo di posizionamento dei piedi non è però sempre identico: quando riceve il pallone sugli scarichi, pronto a sganciare la bomba, il play ha già gli scarpini rivolti verso sinistra. Al contrario, quando si crea il tiro dal palleggio, i piedi puntano verso il canestro fino al momento del salto, durante il quale effettua una piccola rotazione, naturalmente verso sinistra, in modo tale da allinearsi in volo appena prima di scoccare il tiro. Tra loro, i piedi sono maggiormente divaricati rispetto alle spalle, mentre le ginocchia sono piegate verso l’interno.

Altro fattore importantissimo per Steph Curry, come per chiunque, è cercare di prendere il tiro in ritmo. Anche in questo caso la differenza viene fatta dalla situazione di gioco. Se la conclusione nasce da un assist di un compagno, il play tende ad abbassare il pallone al livello del bacino per poi portarlo sopra l’occhio destro a formare la L rovesciata con un movimento unico che conferisce maggiore inerzia alla parabola. Uscendo dal dribbling invece, complice il baricentro basso, Steph Curry non ha bisogno di affondare il pallone prima di tirare, dunque il rilascio risulta leggermente più rapido.

Anche il rilascio è determinante per i tiri di Steph Curry. L’ultimo polpastrello a perdere contatto col pallone è quello del dito medio della mano destra. Il polso, inoltre, è scioltissimo per poter imprimere la corretta rotazione al pallone, mentre nel momento esatto del rilascio il braccio è teso con il gomito sopra il livello della testa e la mano rivolta verso il basso. Finché la palla è tra le sue dita, infine, lo sguardo di Steph Curry è fisso sul ferro. Lasciato partire il tiro, il playmaker solleva gli occhi e segue la sua parabola perfetta terminare in fondo alla retina.

L’analisi approfondita del tiro di Steph Curry

Ciò che rende davvero letale le bombe di Curry, però, sono i numeri. Sprintando in palleggio a oltre 16 km/h, l’MVP in carica è in grado di arrestare la propria corsa in 0.33 secondi e di essere già pronto per rilasciare il pallone. Sullo scarico dei compagni, il tempo che impiega Steph Curry a liberarsi della sfera è di appena 0.4 secondi, risultando, assieme al compagno di squadra Klay Thompson, il più veloce in NBA a realizzare un tiro. Ciò che accorcia le tempistiche ancor di più è il salto: la spinta che Steph Curry ricava dalle gambe è molto modesta, dunque il rilascio avviene anticipatamente, essendo l’apice del salto ad un’altezza inferiore rispetto ad altri tiratori.

Per ovviare a questo difetto in altezza, il playmaker di Golden State ha adattato il proprio tiro alzando notevolmente la parabola. In media, i tiri da tre punti scoccati in NBA vengono rilasciati con un angolo di circa 45° rispetto al terreno. Steph Curry, invece, tira formando un angolo di circa 55° e ciò gli consente di tirare con difensori più alti di lui di fronte, ma soprattutto crea, al termine della parabola, un bersaglio che ha un’area del 19% maggiore rispetto a quello di un tiro effettuato a 45°. Mettendo insieme il rilascio rapidissimo e la traiettoria decisamente alta, in appena 0.54 secondi da quando Steph Curry prende in mano il pallone, quest’ultimo si trova a ben 3.70 metri dal pavimento, perfettamente indirizzato per gonfiare la retina.

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