Stéphane Denève e la RSO des SWR – Dutilleux e Mahler

Creato il 27 ottobre 2013 da Gianguido Mussomeli @mozart200657

Stéphane Denève e la RSO des SWR alla fine del concerto alla Royal Concert Hall di Nottingham

Reduce dal grande successo della tournée in Inghilterra e Scozia, la Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR è tornata alla Liederhalle per il secondo concerto della stagione in abbonamento. Sala gremita, per un programma che aveva i principali motivi di interesse nella seconda prova mahleriana di Stéphane Denève, dopo la Sinfonia N° 2 che aveva inaugurato la scorsa stagione, e per la partecipazione del trentaduenne violoncellista francese Gautier Capuçon, uno dei giovani concertisti più acclamati del momento. Il solista di Chambéry ha eseguito la parte solistica di “Tout un monde lontain…”, uno dei lavori più importanti di Henry Dutilleux, autore a cui quest’ anno la RSO des SWR dedica uno spazio monografico all’ interno della sua programmazione. Come nel caso di altri lavoro importanti della letteratura violoncellistica contemporanea, anche questo brano fu scritto per il grande Mstislav Rostropovich, che lo commissionò nel 1960 insieme al direttore d’ orchestra Igor Markevitch, a quel tempo direttore stabile dell’ Orchestre Lamoureux. L’ autore completò la partitura solo dieci anni più tardi e la prima esecuzione fu tenuta da Rostropovich insieme all’ Orchestre de Paris diretta da Serge Baudo, il 25 luglio 1970 al Festival di Aix-en-Provence. La composizione è strutturata in cinque movimenti, direttamente collegati tra loro senza alcuna pausa, ciascuno dei quali è contrassegnato da un titolo e da una citazione provenienti da Les fleurs du mal di Charles Baudelaire, la raccolta lirica da cui proviene anche il titolo, un verso della poesia La chevelure: “Tout un monde lointain, absent, presque défunt”. Musicalmente, la partitura si caratterizza per la preziosità della scrittura strumentale e della struttura ritmica, oltre che per una parte solistica di grande impegno, con passi di alto vituosismo che richiedono all’ esecutore doti tecniche non comuni. Gautier Capuçon ha messo in mostra una classe esecutiva di altissimo livello, confermando in pieno di essere uno dei migliori giovani solisti di oggi. Un interprete di grande personalità, dotato di splendida qualità sonora, sicurezza tecnica impeccabile e grandi doti di fraseggio. Non un artista emergente, ma davvero una splendida realtà del panorama concertistico attuale. Assolutamente perfetta la realizzazione della parte orchestrale, con una paletta coloristica graduata da Denève come meglio non sarebbe stato possibile. Come bis, Capuçon ha presentato Le chant des oiseaux, bellissima melodia melanconica del leggendario solista catalano Pablo Casals.

Nella seconda parte abbiamo ascoltato Denève e la RSO des SWR impegnati nella Sesta Sinfonia di Mahler, “… l’ unica Sesta, nonostante la Pastorale”, come ebbe a definirla Alban Berg. La monumentale partitura del compositore boemo era il brano principale del programma scelto da Stéphane Denève per la tournée a Leeds, Nottingham ed Edinburgh, accolta da un grandissimo successo di pubblico e critica.

Questo è un estratto della recensione di Graham Rickson del concerto a Leeds, pubblicata sul magazine online theartsdesk.com

(…) Stephane Denève’s Stuttgart Radio Symphony Orchestra make an astonishing rich, dark sound. (…) Denève’s tempi were well-chosen in the extreme – the first movement’s march theme never feeling rushed, the glorious second subject’s ebb and flow beautifully caught. The pastoral idyll at the centre was sublime boasting gossamer string trills, tinkling cowbells and exquisite wind solos, Mahler’s unsettling, subversive bass pedal making its presence felt. Denève’s first movement coda was brazenly exultant, the Scherzo’s opening bars consequently more oppressive. The Trio’s rhythmic quirkiness was nicely caught, and the movement’s deathly, exhausted winding down was sheer perfection. (…) Denève’s vast Finale mesmerised, the thirty minutes passing in the blink of an eye. (…) Mahler’s emotional extremes were realised to perfection. Performances this good lead you to believe that a triumphant ending could just be within reach, making the last minute collapse that more alarming. The lonely trombone chorale was devastating here, and the stunned silence which greeted the last note spoke volumes. (…) Terrific stuff in other words – and the same team repeat this programme in Nottingham later today and in Edinburgh on Monday. Unmissable.

Di seguito,  il resoconto dell’ esecuzione alla Usher Hall di Edinburgh, scritto da Michael Tumelty per l’ Herald Scotland

WHAT a band Stephane Deneve brought to Scotland on Monday night.

The Stuttgart Radio Symphony Orchestra is well known, particularly through its associations with Sir Roger Norrington and their many recordings. But away from period style performance, they are a wonderful orchestra in classical and Romantic styles, as they demonstrated comprehensively with Deneve, first in a superb version, with articulate violinist Henning Kraggerud, of Mozart’s Fifth Violin Concerto: crisp, light, extremely witty, and and very polished.

The second half was given over to a colossal performance of Mahler’s Sixth Symphony, where the first observation has to be that Deneve got the inner two movements the right way round (there is an option) so that the complex and magnetic Scherzo follows the march then melts into the gorgeous slow movement before unleashing the visionary finale.

But the main observations must centre on two elements: first, Deneve’s maturity in penetrating the core of the symphony with his realising in sound that, musically, the symphony is all about the semitone: a single step between major and minor; a mere blink between joy and heartbreak; an intake of breath that signals a transformation of mood and emotional temperature; the infinitesimal difference between a smile and a tear.

And second, the rock solid structure and immensely expressive variation the conductor released from the score, all played with amazing integrity and balance by his stunning orchestra, with its basses a bedrock of sound lined along the back, its incredible first horn, glorious woodwind section and strings playing from the back desk right through to the front.

A great orchestra, a model of balanced ensemble playing and a fantastic concert.

Dopo aver ascoltato la serata alla Liederhalle, posso confermare che si trattava di una lettura davvero di notevole rilievo. La RSO des SWR ha offerto una prestazione magnifica, assolutamente da grande complesso sinfonico internazionale per precisione tecnica, compattezza e bellezza di suono, con archi splendidi per ricchezza di armonici, fiati dal suono morbido e ricco di colori e ottoni assolutamente splendidi per penetrazione, squillo e intonazione. L’ interpretazione di Stéphane Denève è apparsa eccellente per la lucidità della visione d’ insieme e la scrupolosa resa del fraseggio. Il primo tempo, in questa interpretazione, si caratterizza per il tono asciutto e assolutamente antiretorico, e per il serrato, severo splendore sinfonico delle sonorità. Nello Scherzo, reso con grande aggressività, Denève ha accentuato bene tutte le complesse soluzioni ritmiche e realizzato con cura la delicata atmosfera del Trio in fa maggiore, un grazioso intermezzo in tempo meno mosso che Mahler, quasi a voler sottolineare lo stacco con l’ atmosfera di sinistra danza infernale che pervade il resto del brano, chiama “Altväterisch”, ossia “alla maniera antica dei patriarchi”. Splendido anche l’ Andante moderato, nel quale gli archi della RSO des SWR hanno offerto un magnifico saggio di perfezione nel legato e di varietà dinamica. Lucidissima, di scrupolosa analiticità, la lettura del grandioso Finale, condotto da Denève con un’ attenzione scrupolosa nella resa delle complesse strutture architettoniche e un tono narrativo davvero di grande classe. Una prova di grande maturità, che pone il quarantaduenne direttore francese tra gli interpreti mahleriani più interessanti delle ultime generazioni di bacchette. Grande successo, per una serata di alta qualità.



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