Trama del libro:
Si facevano chiamare Lupi Mannari. Erano un'unità speciale dell'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale: uomini spietati che combattevano rinunciando alla divisa e accettando il rischio di essere impiccati come spie. Sembravano scomparsi per sempre nell'abisso del fronte russo, ma il loro nome, e la loro sinistra fama, ha ripreso a circolare nell'America del Sud. E il loro obiettivo pare essere un favoloso tesoro sparito nel Mare Artico nel 1943. Ma non sono gli unici sulle tracce di questa preda leggendaria... Coinvolto da un vecchio amico, Chance Renard come sempre non ha scelta e, per saldare un conto in sospeso, è pronto a imbarcarsi in un'avventura sulla quale ben presto comincia ad aleggiare lo spettro sinistro del Marsigliese, il suo avversario di sempre.
Commento personale e recensione: Forse alla fine dei conti si tratta della solita minestra riscaldata, anche se servita con differenti salse. Messa da parte l'ottima prestazione letteraria con cui viene descritta anche questa avventura del Professionista, abbiamo ancora una volta un romanzo di avventura che poco aggiunge agli altri. Ok, qui la parte filosofica è forse più matura, Chance spesso si domanda quanto del suo stile di vita sia giusto o sbagliato, si interroga sul senso che sta alla base delle sue scorribande, mette in dubbio valori come la vendetta o la bramosia. Però dal punto fi vista comportamentale non è che sia cresciuto, salta da un letto all'altro rendendo il libro simile ad un racconto erotico, se non ad un romanzo porno, continua inoltre ad essere incauto per quanto riguarda le sue opinabili scelte e abbocca all'amo come un bambino. Interessante il ritorno in grande del Marsigliese, grande manipolatore ed bello il flashback che lo vede protagonista. Il resto dei personaggi è composto da volti un po' sterili che ricalcano lo stereotipo della comparsa. Non male invece le varie ambientazioni, dal torrido Messico alla Russia glaciale, che rendono ad ogni modo la storia intrigante e particolare.