Edito negli Stati Uniti da Simon & Schuster e da Mondadori in Italia, il volume si compone di oltre 650 pagine ed è assai più che una semplice biografia.
La forza di questo testo risiede, prima di tutto, nel fatto di essere stato autorizzato dallo stesso Jobs, il quale – inaspettatamente – ha lasciato all'autore ogni libertà di scrittura. Il fine era quello di rendere il lavoro quanto più possibile aderente alla realtà. In pratica, Jobs ha fatto una scelta. Ha deciso di “denudarsi” davanti al mondo intero e lo ha fatto per essere considerato e ricordato per quello che realmente è stato: un genio, capace d’intuizioni incredibili e rivoluzionarie, ma, allo stesso tempo, un uomo lunatico ed introverso, dal carattere difficile e contradditorio.
Steve Jobs ha avallato l’idea della biografia anche per lasciare un testamento spirituale ai figli. Sentiva che presto avrebbe abbandonato questa terra ed ha tentato di imprimere la sua immagine nella memoria dei suoi bambini: «Volevo che i miei ragazzi mi conoscessero. Non sono stato sempre presente. Volevo che sapessero perché e che capissero cosa ho fatto».
Isaacson, dal canto suo, non si è fatto pregare ed ha tracciato un profilo netto e preciso di Jobs. Da grande professionista, è riuscito a portare davanti agli occhi del mondo l’icona di un personaggio eccentrico ed intelligentissimo, senza mai sminuirlo o mitizzarlo, ma semplicemente umanizzandolo. Ciò che ne è venuto fuori, in sostanza, è la figura di un uomo perspicace e brillante, un vero e proprio trascinatore; un perfezionista, capace di grandi slanci e di imprese titaniche, ma scostante e pieno di difetti, oltre che poco incline ai rapporti interpersonali.
Il racconto nasce da ben 40 colloqui privati tra lo scrittore e Jobs, avuti in un lasso di tempo di circa due anni, nonché da un centinaio di interviste ad amici, colleghi, conoscenti e rivali. Ripercorrendo la vita del grande informatico, dall'adolescenza alla presentazione dell'iPad 2, l’autore svela numerosi retroscena e tante curiosità, oltre naturalmente a tutto ciò che concerne la nascita di Apple. Ad esempio, si scopre che il nome dell'azienda è stato deciso da Jobs dopo aver seguito una dieta a base di sola frutta; si apprende che il cofondatore di Apple ha trascorso un breve e felice periodo in Italia; si comprende l'importanza che l'uomo d'affari ha avuto nello sviluppo e nel rilancio di aziende come Next, Disney e Pixar; si parla del rapporto con le droghe, mai rinnegato da Jobs, e che, anzi, lui ritenne sempre fondamentale e stimolante per la sua creatività.
Uno degli aspetti più bizzarri che emerge, poi, è il fatto che, a detta di tutti coloro che ebbero occasione di stargli vicino, egli puzzasse. La matrice hippie, che formò il suo pensiero, unita ad una naturale trasandatezza e, soprattutto, alla stana convinzione che, mangiando solo frutta e verdura, non fosse necessario lavarsi, gli creò non pochi problemi nei rapporti lavorativi; almeno fino a quando i partner non si rendevano conto che era assai più produttivo guardare al suo intelletto piuttosto che al suo aspetto.
Il libro è scritto in modo brillante ed è capace di tenere sempre alta l'attenzione del lettore, essendo di fatto più vicino ad un romanzo che ad una vera e propria biografia.
In definitiva, Steve Jobs è un libro da leggere. Consigliato a tutti. E non soltanto agli amanti della tecnologia.
Buona lettura!
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