(Usa 2012, 150 min., col., storico)
Il buon Spielberg aveva voglia di un Oscar e ha realizzato Lincoln. Azzecca l'argomento, azzecca la regia e il periodo storico per proporre questa pagina della storia americana. In questo Spielberg è maestro.
La trama è storia, quelli sono i fatti e quelli sono riproposti. La fine della Guerra di Secessione è ormai alle porte e il presidente degli Stati Uniti d'America Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis), forte del suo secondo mandato, vuole rimanere nella storia non solo come presidente repubblicano della guerra. Un progetto, un emendamento da proporre al Gabinetto, è presente nella sua mente: abolizione della schiavitù. Come è possibile, allo stesso tempo, fare la pace con i Sudisti (antiabolizionisti per eccellenza) e proporre un tale emendamento? La storia è storia.
A proposito dello stress di Lincoln durante l'approvazione del XIII emendamento, è da notare qui l'utilizzo della forma di montaggio per eccellenza del melodramma: il montaggio alternato. Esso permette di dilatare i tempi cronologici del mondo reale, alternando a un'azione che si sviluppa in un dato spazio a un'altra che si situa in un altro luogo ancora, ma sempre nel frattempo. L'obiettivo? Suscitare emozione. Mentre al congresso si spennano fino all'ultimo voto, NEL FRATTEMPO Lincoln, legge un libro o gioca con suo figlio per canalizzare l'emozione. La furbizia tecnica (più che lecita!) per attirare a sè alla fine più giudizi positivi è, dunque, molto evidente. Questa non è una critica negativa, ma è un complimento per Steven Spielberg. Non è da tutti, anzi proprio il contrario, riuscire nei propri obiettivi. Non tutti realizzano pellicole che hanno già profumo di Oscar, che hanno già in sè la simpatia dell'intero mondo e che, soprattutto, possano vantare fra le proprie fila (fra Nordisti o Sudisti che siano) un ottimo Daniel Day-Lewis nel ruolo del Presidente. Film per l'Oscar, film da Oscar o "la rinascita di Spielberg" che dir si voglia, ma sta di fatto che gli Oscar 2013 non sono ancora stati assegnati. Ma questa è un'altra storia...
Mattia Giannone