Stilos di Febbraio, le perle di Claudio Magris

Creato il 12 febbraio 2011 da Pupidizuccaro

Pieno zeppo di materiale il numero di febbraio di Stilos. Copertina dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Viene proposta una riflessione critica sul Risorgimento, con interviste agli storici Giordano Bruno Guerri e Gigi Di Fiore, autori rispettivamente de “Il sangue del Sud – Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio”(Mondadori) e “L’assedio che condannò l’Italia all’unità” (Rizzoli). Incontro inoltre con Sergio Romano, autore di “Vademecum di storia dell’Italia unita” (Rizzoli).

Da segnalare un bell’approfondimento su Calabria e ‘ndrangheta. Interviste al docente di letteratura Nuccio Ordine, al giornalista Paride Leporace ed a Gianluigi Nuzzi, autore, insieme a Claudio Antonelli, di Metastasi (Chiarelettere), che ha raccontato la storia di Giuseppe Di Bella, amico d’infanzia e per anni uomo di fiducia del boss Franco Coco Trovato, uno dei capi storici dell’organizzazione, il padrino calabrese che con il sangue ha colonizzato il Nord Italia.

Stilos propone interviste a Mauro Corona, Alberto Asor Rosa, Loredana Lipperini, Gianluca Morozzi, Emma Pomilio, Kadar Abdolah, Claudio Magris. L’incontro con il grande scrittore germanista, al caffè San Marco di Trieste, fornisce numerosi spunti di riflessione.

Considerazioni di Magris su provincia e città: “Quanto all’ambiente umano, la provincia indubbiamente e un intérieur che presenta aspetti potenzi altamente positivi, ma talvolta l’individuo non sa coglierne le opportunita, e allora diventa peggiore rispetto alla metropoli, dove la liberta individuale almeno viene garantita. La metropoli sottrae l’individuo al controllo geloso di una collettivita, – pensi al Faust di Goethe: la tragedia di Margherita non sarebbe successa in una metropoli, – la metropoli e uscire da se, ha aspetti che la provincia non offre. Anche il Vangelo dice: “Lascerai tuo padre e tua madre”. Il Vangelo invita a staccarsi dal grembo materno. La mamma e anche il borgo natio, la piccola patria, l’identità nazionale e religiosa”.

Sulla contemporaneità: “Viviamo in una condizione paradossale; mai come oggi disponiamo di mezzi di informazione in grado di informarci in tempo reale di ciò che accade nel mondo e di analizzare, in teoria, la realtà nei minimi dettagli, ma in fondo sappiamo molto poco. Questo e dovuto anche al fatto che la marea di informazioni impedisce di soffermarsi sull’informazione stessa e di assorbirla, perche subito ne arrivano cento altre. Ma soprattutto si è creato una specie di culto dell’informazione fine a se stessa, e cosi sembra spesso che, più che la realtà su cui si informa, conti l’informazione in sè. La televisione e i giornali, anzichè riferire i fatti, sono pieni di servizi e articoli che riferiscono le parole di un uomo politico su un fatto, le reazioni verbali di altri uomini politici alle sue parole, le repliche di altri a quelle osservazioni e cosi via. Qualcosa di analogo avviene anche in campo culturale, dove si sostituisce la lettura di un libro con discorsi sul medesimo, la critica con l’intervista all’autore, e nel complesso non vengono dati molti elementi di conoscenza ma si discute sulle discussioni. E come se a un ristorante si passasse tutto il tempo a leggere il menu, a commentarlo e poi si mangiasse in due minuti”.

Come ci si può difendere? “Svicolando. Marinando la vita, questo l’ho detto tante volte… Io quando andavo a scuola facevo spesso lippe, non perche non mi interessasse la scuola, e chiaro che non potevo marinare la scuola sempre… comunque si deve cercare di difendere la propria indipendenza di pensiero e di gusto, sentirsi liberi dal dovere di essere informati su un determinato fenomeno solo perche se ne parla, di leggere e conoscere un libro solo perche e l’argomento delle discussioni del momento. Bisogna abbandonarsi alle proprie predilezioni anche anarchiche, interessarsi a quello che passa per la testa e non solo all’ordine del giorno che ci viene imposto dalla realta; insomma, marinare la scuola della cultura e delle informazioni ufficiali”. (Nino Fricano)


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