Sto scrivendo una guida chic di Milano, e sono una cialtrona

Da Olga

Scrivere, leggere, fare ricerca per la guida chic di Milano è come leggere “L’educazione sentimentale” sdraiati su di un’amaca in un giardino di Marrakesh, sorseggiando un bicchiere di latte di mandorla con una cannuccia di carta. Una di quelle cannucce vintage spiralata in verde inglese. Vagheggiando amori che solo sulla carta, tessuti che solo nei libri, profumi che solo in un pomeriggio d’agosto in uno dei terrazzamenti delle scale che da Minori portano a Ravello, in Costiera Amalfitana. Quando decidi che non è cosa andare al mare e ti fai una passeggiata, solo per sentire  il profumo dei fichi selvatici del mediterraneo. Quando arrivi a Ravello e ti fai un  gelato al caffè.

Ma la verità è che io le scale fino a Ravello ad agosto non me le faccio per nessuna ragione, figuriamoci se è per sentire l’ odore di fico.

Essere a contatto con lo chic è un’esperienza sublimante, ideale. Soprattutto ideale, ed è in relazione al fatto che  voglio dire, nel mio caso, io sono qualcosa di simile a Bridget Jones: una povera sorta di reporter sudaticcia che si asciuga il fazzoletto col sudore. (no, non siamo ancora alla scena io vestita con camicioni perché obesa che mi asciugo il sudore sotto i baffi che non mi ceretto, anche se quest’ultima dai un po’ sì).

Difficile andarsene in giro per lo chic conciata come vado io:  con lo sciatush (questo recentemente finemente rifinito), un fisico portoricano (no, non da ballerina portoricana), il sudore sulla fronte, la borsetta incasinata – incasinata, sporca, con le pomate che si aprono con regolarità  e rivelano che (sì) vado in giro con la vasellina ma perché ho l’herpes sul labbro superiore (sì, ho l’herpes: non è chic, ma è la vita).

E trovare, dopo tutto, ristoro, in queste piccole isole felici di aria condizionata che sono i luoghi chic, profumati e pieni di persone ricche che mi fanno evadere dal mondo cattivo in cui tutti sono in ritardo coi pagamenti, gli schermi dei cellulari si rompono e ripararli costa 50 euro, il mio profumo è un commercialissimo herba  fresca di guerlain ma vi ho rinunziato per comprare lo schermo dell’aifon dai cinesi che da loro costa 50 euro ma da apple costa 200. (E ora il mio aifon non prende più).

Di questa guida ricorderò la varia umanità esperita negli incontri. Dai commessi, ai passanti, ai fruitori dello chic.

Ma soprattutto mi si sta definendo il profilo di una ragazza chic, e mi affascina almeno come il maschio narciso dal comportamento criminale. E’ un mondo, quello della ragazza chic, in cui il denaro non è un problema, il lavoro non è un problema. Ma il vero problema è la scelta di prodotti unici, di posti puliti, tranquilli e profumati, di talchi polverosi. Che meraviglia cara Ludovica!

Mi affascina terribilmente, sogno terre in oriente in cui potere essere rossa di capelli, vivere pallidissima e con occhi verdissimi e una morbidezza giovane e perlata, cara Ludovica!

Vedo bruciare i miei averi in inutili prodotti.

Mi permetto di stilare una piccola e breve lista coi primi tratti di passioni e averi di Ludovica:

- I macarons: bellissimi quelli azzurro regina Antonietta de Ladurée (Antonietta è un nome bellissimo)

Ma i più buoni a Milano li fa lo chef della Maison Moschino, che è un veneziano. Sono dolci ma non stucchevoli. Sono la cosa più buona al mondo

- Il gelato di Peck. Altro che le mille e mille gelaterie come Vasa Vasa, Lato G, o il commercialissimo GROM. Da provare, viene solo 3, 50 nella versione cono da passeggio. Gusto, marron glaçé, adattissimo all’estate.

- il dentifricio in polvere sbiancante. Viene 5 euro. Sbianca, non produce un eccesso di schiuma, è pratico da portare in viaggio: non si apre in borsetta come le famose pomate

- il rossetto spalmabile 100% biologico

- il profumo acquistato all’olfattorio, nella fattispecie il cacao o vaniglia. Che bontà, costa 160 euri, ne ho un campione.

- invece dello sciatush, l’ effetto flamboyant, con effetto rosato sulle punte nel mio caso (io fui punk)

-  un quadretto di Damien Hirst sulla testiera del mio letto, coi farmaci e le farfalle

- tutta la biblioteca adelphi per la letteratura italiana, non su mensole, ma accatastati uno sopra l’altro in camera da letto

Ora che ci penso: devo cercare della carta da lettere chic.

Varietas di dialoghi

Assistente alla vendite

“Quanto costa questo profumo”

“250 euro per 50 ml”

“ammazza”

“è un prodotto unico”

(E’ una bella risposta, la potrei riciclare, credo)

Commesso

“MI fa vedere che è giornalista”

“come devo fare?”

“non avete un tesserino, un biglietto da visita”

“ok, le mostro il distintivo” – lo tiro fuori dalla borsa e 1) una volta ci sono dentro due profilattici perfettamente integri che “scusi, me li hanno messi i miei amici OMOSESSUALI per farmi uno scherzo” 2) scusi il distintivo è sporco di aciclovir, ho l’herpes, mi si aprono le pomate in borsa.

Commesso

“Per chi la scrivi questa guida? Per che giornale?”

“Non è un giornale è una casa editrice, è dunque un libro”

“non leggo niente, solo riviste su come avere un fisico perfetto” – e mi mostra dei bicipiti straordinariamente definiti

“Devo sapere questa cosa sul  dentifricio in polvere”

“ti cadono le spalline del vestito quando scrivi”

“Ho caldo. Ma dici che poi se usi la polvere si forma lo stesso la schiuma? E l’alito di una ragazza perbene ne trae estremo giovamento, no?”

“com’è che ti chiami?”

“e questo rossetto 100% naturale e biologico, ma colora?”

“poco, tu te lo metti il rossetto?”

“sì, ma poco d’estate, questo mi sembra più un lucidalabbra

“per chi è che scrivi?”

“per una casa editrice”

“che cosa è”

“Sono quelle industrie che producono libri, a ripetizione. Vado, è tardi, ciao”

“ciao”

“ciao”

“ciao”

“ciao”

“ciao”

Passante

“Ciao pesi troppo”

“grazie”

“dovresti dimagrire 5 kg. E’ un peccato”

“grazie, ma nessuno si è mai lamentato”

“perché mentivano”

“anche io ho mentito tante volte e non mi sono lamentata”

“sono gay”

“bene, io no”

“lo so”

“tu non sei gay, al massimo bisessuale, e per delusione”

“è vero”

“se facciamo un programma, andiamo a correre tutti i giorni insieme, facciamo 5 km al giorno”

“Ne faccio 10 in un’oraetre”

“ah quindi sei così proprio: smetti di mangiare”

“no”

“smetti di bere”

“no”

“allora andiamo a berci una birra?”

“dopo, devo andare in giro per la guida chic”

“me la paghi tu?”

“no”

Passante II

Una matta tossica è venuta a chiedermi del denaro. Le ho detto: non ne ho.

Mi ha risposto:

“Prima o poi la vita verrà a chiederle conto di questo”

Ho pensato: “pure di questo”.

Poi mi sono detta che è una frase bellissima per riscuotere pagamenti.

Commesso

“Mi dai il tuo numero Andrea, sai un sacco di cose così ti chiamo e ti chiedo conferma”

“ho la fidanzata gelosissima”

“ti chiamo per lavoro Andrea”

“mandami dei messaggi”

“ma scusa ma anche se fosse, i messaggi restano, le chiamate no, non ho tempo di scriverti, già devo scrivere ai miei amici”

“credimi: il mio passato non mi permette scherzi”.

“quanti anni hai?”

“23″

Fruitrice dello chic

“scusi un attimo devo assolutamente rispondere a questa email poi le devo chiedere un paio di cose”

“è il suo lavoro?”

“anche”

“io non ho mai lavorato, ma anche io non riesco a stare troppo dietro a tutta ‘sta roba”

Fruitrici dello chic

“ah, mi hanno detto che dovrei dimagrire 5 kg, ma come faccio a togliere i fianchi è impossibile, amen”

“eh, devi andare dal macellaio”

“ma non voglio rifarmi, chissenefrega dai, non mi accetteranno così come sono…per la mia unicità, così dicono a Parigi i maschi francesi”

Silenzio. Mi giro e tutte guardano in alto.

“ok, non posso permettermelo adesso”

Buone azioni

“questa libreria è una delle più fornite che abbia mai visto di narrativa italiana, è eccezionale”

“grazie, è bellissimo quello che sta dicendo”

“avete tutto Landolfi – non che a me piaccia, è troppo misogino. ”

“ma pensi che siamo sforniti in questo periodo…”

“nooooooooooooo, è eccezionale, vorrei abbracciarla”

“anche io”


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