La stomia (in greco significa bocca) intestinale è il risultato di un intervento chirurgico con il quale si crea un’apertura per poter mettere in comunicazione l’intestino con l’esterno che, anziché per via fisiologica, svuota il suo contenuto attraverso un’apertura creata artificialmente sulla parete addominale. Le stomie possono essere sia dell’apparato digerente sia dell’apparato urinario; in questa guida ci si occuperà della gestione delle stomie intestinali, che si differenziano a seconda della porzione di intestino che viene interrotto e abboccato alla cute: colon (colostomia), ileo (ileostomia), cieco (ciecostomia). In genere si deve ricorrere alla stomia intestinale: – in caso di tumore inoperabile che impedisce il transito delle feci (scopo palliativo); – in caso di colite ulcerosa o di interventi per i quali è necessario asportare la parte finale dell’intestino; – a scopo di protezione per escludere la parte di intestino a valle della stomia così da permetterne la guarigione e la cicatrizzazione dopo un intervento. Le stomie possono essere temporanee o definitive. Le stomie temporanee hanno una funzione di protezione: la canalizzazione dell’intestino viene ripristinata dopo un periodo di tempo che varia in base alle terapie o alla risoluzione dei problemi che hanno richiesto l’esclusione della normale funzionalità dell’intestino.
Subire un intervento chirurgico di confezionamento di una stomia può determinare difficoltà di adattamento alla nuova situazione. Oltre alla malattia che ha reso necessaria la stomizzazione, assume importanza anche l’aspetto psicologico. Spesso la persona stomizzata prova sentimenti di rabbia, di perdita, di avvilimento, di ansia. Tali sentimenti non devono essere repressi e nascosti, ma presi in considerazione e affrontati. Soprattutto nel primo periodo è importante il sostegno dei familiari: va ricordato che con un po’ di pratica e di tenacia è possibile riprendere una vita normale. Nei primi giorni si evacuano grandi quantità di feci liquide che sono raccolte in sacche trasparenti molto capienti. Le sacche sono munite di una placca di protezione per non irritare la pelle. La scelta del dispositivo o ausilio più conveniente dipende dal tipo e dalla localizzazione dello stoma, ma anche dalle esigenze della persona, dalle situazioni personali e dalle attività quotidiane. E’ importante sapere che per qualsiasi dubbio sulla gestione dello stoma ci si può rivolgere allo stomaterapista, infermiere specializzato che svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare l’uso e la corretta applicazione dei dispositivi di raccolta. In particolare dopo l’intervento chirurgico lo stomaterapista insegna al paziente a: – detergere la stomia; – sostituire correttamente il presidio.
La procedura per il cambio varia leggermente se si usa un presidio monopezzo o a due pezzi. Se monopezzo il presidio va rimosso dall’alto verso il basso, delicatamente, tendendo e umidificando la pelle per evitare traumatismi alla cute, se invece si utilizza un presidio a due pezzi va staccata solo la sacca. La sacca va cambiata una o due volte al giorno, la placca una volta ogni due tre giorni. Se per staccare più facilmente la placca si usano solventi, è preferibile evitare quelli contenenti alcol perché irritanti e astringenti, mentre vanno usati quelli a base oleosa (che però possono ostacolare la tenuta della sacca) o di silicone. Dopo aver rimosso le feci con carta igienica o con un panno carta, la stomia e la cute peristomale vanno deterse con acqua tiepida e sapone. Il lavaggio deve essere delicato con movimenti a spirale dall’esterno verso la stomia. La stomia e la cute vanno asciugate tamponando. Durante la pulizia dello stoma si può verificare un lieve sanguinamento per microlesioni della mucosa, provocate dalla manovra. Eventuali arrossamenti o ulcerazioni, a meno che siano dovute ad allergia al materiale della placca, non sono una controindicazione all’applicazione del presidio. Dopo aver deterso la stomia occorre applicare un nuova sacca. Nel caso in cui si utilizzi un presidio monopezzo o se si deve sostituire anche la placca occorre: – verificare che il foro della placca sia delle stesse dimensioni della stomia perché se è più grande favorisce il contatto delle feci con la cute, se più piccolo può provocare edema della stomia; – proteggere la cute attorno allo stoma, su indicazione del terapista, mediante l’applicazione di una pasta barriera che va modellata con le dita bagnate e lasciata asciugare per circa 30 secondi; – fare aderire bene la placca alla cute, senza formare grinze. Se si ha un addome villoso è meglio rasarlo per facilitare l’aderenza della placca e ridurre l’insorgenza di microlesioni cutanee quando la si rimuove.
Nelle 6-8 settimane dopo l’intervento si sconsiglia l’assunzione di alimenti ricchi di fibre per evitare evacuazioni frequenti. In generale l’alimentazione del soggetto stomizzato deve limitare il consumo di alimenti ricchi di scorie (evitare i cereali integrali). La frutta va consumata senza buccia e preferibilmente centrifugata. Preferire grassi vegetali e non fritti, evitare o limitare il consumo di: – formaggi; – uova; – frattaglie; – salumi; – carni e pesci grassi (per esempio oca, anitra, agnello, capitone, anguilla, aringa, salmone, sgombro, sardina).
Articolo tratto dal sito:
http://www.infermieriperlasalute.it/guide/la-gestione-delle-stomie-intestinali-id23.htm