E’ iniziata la “battaglia pidiellina sul tema giustizia. Sei mesi di sospensione per i procedimenti in corso se, a causa delle dichiarazioni rese, i magistrati che lo “dirigono” sono passibili di azione disciplinare da parte del Guardasigilli e del Procuratore generale della Cassazione. Lo prevede un ddl presentato da Francesco Nitto Palma e all’ordine del giorno della commissione Giustizia del Senato.
Il testo, destinato a far discutere, prevede che diventi illecito disciplinare per le toghe “rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”. Il ddl, che è costituito da tre articoli, prevede anche come illecito “ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto sociale o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni”.
Tutti i procedimenti pendenti, si stabilisce poi, “alla data di entrata in vigore della presente legge” sono “rimessi al Ministro della Giustizia e al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione per le proprie determinazioni in ordine all’eventuale esercizio dell’azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi”.